Il destino dei paesi europei e del popolo americano.

Cari compagni,

voglio segnalarvi una intervista di particolare interesse che vi risporto integralmente.

Paul Craig Roberts è uno degli economisti americani più coraggiosi. In un articolo pubblicato pochi giorni fa e tradotto da L’Antidiplomatico, traccia un nuovo scenario per la Grecia. Sostiene che il dibattito sull’eventuale annullamento del debito greco è strumentale e la posizione in apparenza conciliante del FMI non deve ingannare.

Lo scenario che delinea è molto inquietante: i nuovi “aiuti” sono concessi in cambio di altre misure draconiane – pretese come sempre dalla Germania e con l’attivo consenso dell’Unione europea – e obbligheranno la Grecia a tagliare pensioni e servizi pubblici e a mandare a casa gli impiegati statali.

Questi tagli però non basteranno per onorare i debiti e a questo punto la Grecia sarà costretta a cedere i suoi asset nazionali: porti, aziende pubbliche e isole. Tempo: due anni, in cui il Paese, già in ginocchio, affonderà in una crisi sociale spaventosa, che indurrà i giovani e la popolazione attiva ad emigrare.

I greci verranno rimpiazzati con i profughi che fuggono dalle guerre causate da Washington in Medio Oriente, in un processo di feudalizzazione della Grecia, che, avverte Roberts, verrà esteso ad altri Paesi: Portogallo, Spagna e, attenzione, Italia.

La Grecia, insomma non sarebbe altro che uno spaventoso laboratorio di annientamento sociale e di manipolazione etnica. Da estendere ad altri Paesi. Con metodo.

Paul Craig Roberts è un economista americano di 75 anni che nella vita ne ha fatte molte. Assistente Segretario del Tesoro nell’ amministrazione Reagan e co-fondatore della cosiddetta ‘Reaganomics’, la politica economica di quella presidenza. Tra i tanti ‘peccati’ ha scritto anche per Wall treet Journal e BusinessWeek

di Costantino Ceoldo*

Il dottor Roberts, oltre alla biografia nota, fu anche membro di un comitato segreto di controllo sulla CIA, istituito allo scopo di verificare le informazioni fornite dai servizi segreti Usa sul prosieguo della Guerra Fredda con l’Unione Sovietica. È un profondo conoscitore dei meccanismi del potere a Washington e si è distinto per le sue analisi politiche, spesso discordanti rispetto a quelle del mainstream ufficiale.

D. In un suo recente articolo lei afferma che esiste un Establishment interno sia al Partito Repubblicano che a quello Democratico, votato alla conservazione del potere ed ostile a qualsiasi figura presidenziale indipendente ed autorevole. Com’è si è arrivati a questa situazione?

R. La capacità del governo di tassare, prendere in prestito e stampare denaro determina il controllo del governo sulle risorse private. Il beneficiario di queste risorse può essere, in determinate circostanze, il popolo stesso. Più spesso, i beneficiari sono i profitti di gruppi privati che sono alleati con il governo. Col passare del tempo questi gruppi si consolidano e diventano un Apparato. Negli Stati Uniti la struttura è composta da gruppi di interesse privati -come ad esempio il settore finanziario, il complesso militare e della sicurezza, la lobby israeliana, le industrie estrattive e agroalimentare- che scrivono le leggi che il governo poi promulga.

Le correnti nei partiti servono questi interessi in cambio delle grandi donazioni necessarie per le campagne politiche che eleggono il governo. I due partiti politici degli Stati Uniti fanno a gara per essere la puttana dei gruppi di interesse privati, perché il partito con la maggioranza è in grado di fare più favori e ricevere quindi più benefici. Quando outsider politici come Jimmy Carter o Ronald Reagan, che possono essere tollerati fintanto che si limitano ad essere Governatori di uno Stato, conquistano la nomina presidenziale a danno dei candidati dell’Establishment e vengono eletti, mettono a repentaglio il controllo dell’Apparato.

Ad esempio, quando l’Establishment Democratico si rese conto che Franklin D. Roosevelt non sarebbe sopravvissuto al suo quarto mandato, cacciò il suo popolare vice presidente, Henry Wallace ed installò al suo posto il non-entità e facilmente controllabile Harry Truman. L’Establishment è stato così in grado di utilizzare Truman per creare la molto redditizia Guerra Fredda, che ha mantenuto in salute per anni il complesso militar-industriale.

D. Sbaglio o si è affermata a livello politico una sorta di “generazione Power Point”? Cioè un insieme di persone i cui schemi di pensiero sono estremamente semplificati, lineari e in cascata, privi quindi di una marcata capacità di pensiero laterale, oltre che di onestà?

R. Non posso rispondere per tutti i Paesi. Negli Stati Uniti l’attuale potere è costituito dai Neoconservatori. Il loro nome è fuorviante. Non sono conservatori. I loro padri provengono dalla sinistra trotskysta. Con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, i neocon hanno concluso che la Storia avesse scelto i capitalisti, non i lavoratori e che l’America fosse il Paese “eccezionale e indispensabile” il cui diritto era quello di esercitare egemonia sul mondo. Questo è simile alla teoria della rivoluzione mondiale di Trotsky, ma a favore del capitale americano, non dei lavoratori. Il perseguimento di tale politica degli Stati Uniti ha definito la politica estera dal regime Clinton. Le vite di milioni di persone hanno pagato per la supremazia del controllo americano.

D. Possiamo quindi dire che l’attuale politica estera statunitense è il prodotto di questa generazione “a pensiero limitato”? Nel caso, secondo Lei quanto ne sono influenzati i vertici militari?

R. Non credo che gli Stati Uniti siano più in grado di produrre leader. Il governo è semplicemente qualcosa da utilizzare mediante ordini del giorno. I capi militari traggono beneficio dalle mobilitazioni e dalla guerra, le promozioni sono più rapide e gli ufficiali in congedo hanno pensioni più elevate. Una volta raggiunto il grado di maggiore o tenente generale, abbondano le opportunità di consulenza private o del Pentagono come pure le direzioni di aziende militari o di sicurezza nel settore “difesa”. Le ricompense finanziarie rendono i generali complici nella propaganda di “minacce” sempre presenti, siano esse “terroristi”, musulmani, la “minaccia” russa o cinese.

D. Alcune persone, qui in Italia, ritengono che l’attuale politica statunitense sia conseguenza della crisi di quello che loro stessi chiamano “Impero Americano”. Qui il termine “Impero” è usato in una eccezione diversa da quella che generalmente gli si attribuisce ma indica comunque una forma di governo autoritaria e liberticida. Qual è la Sua opinione al riguardo?

R. Gli Europei sono responsabili per l’Impero Americano. Gli Europei sprofondarono nella Guerra Fredda, con la visione dell’Armata Rossa che dilagava in Europa stuprando tutte le donne in Germania, e assegnarono la loro difesa e la loro politica estera a Washington. Gli Europei non hanno avuto una politica estera indipendente dalla Seconda Guerra Mondiale. I Paesi Europei sono gli Stati vassalli dell’Impero americano e prendono i loro ordini da Washington. Nessun leader europeo è indipendente dal controllo di Washington.

D. La situazione sociale attuale che vivono gli Stati Uniti e, in parte, il mondo Occidentale, può essere paragonata a quella vissuta negli ultimi tempi dalla Repubblica Romana con l’omicidio di Cesare come detonatore delle guerre civili e catalizzatore dell’Impero romano? Fino a che punto potremmo spingerci con questo paragone?

R. La Repubblica Americana è stata distrutta nella cosiddetta Guerra Civile. Quella guerra riguardava un Impero, non la schiavitù. Lincoln stesso dichiarava che avrebbe sostenuto la schiavitù se avesse conservato l’Impero. Non appena i criminali di guerra dell’Unione ebbero distrutto il Sud, distrussero anche gli indiani delle pianure, aprendo così il West allo sfruttamento da parte di gruppi di interesse privati.

D. Le recenti elezioni di medio termine hanno trasformato il Presidente Obama nella proverbiale “anatra zoppa”. Come ritiene si svolgeranno gli ultimi due anni della presidenza Obama?

R. L’ “anatra-zoppa pensiero” è obsoleto. Obama rappresenta l’Establishment così come lo rappresenterà il suo sostituto. Gli attacchi dei Repubblicani contro Obama non sono altro che la loro speranza di essere la prossima puttana dei gruppi di interesse privati che governano l’America e che saranno i Repubblicani, invece dei Democratici, a riceverne le ricompense.

D. Per concludere, secondo Lei che cosa ci dovremo aspettare dal prossimo presidente americano? Che si tratti di Jeb Bush o Hillary Clinton o anche di un improvviso outsider, che cosa cambierà e che cosa non cambierà nella politica americana?

R. L’unica cosa che ci si può aspettare dal prossimo presidente degli Stati Uniti è più guerra, più omicidi e più l’oppressione del popolo americano credulone. Persone disinformate e credulone come gli americani non hanno futuro. Gli americani sono un popolo morto che la Storia sta per investire.

Forum: 

interessante, ma ancora più interessante sarebbe riuscire a proseguire di persona questo "annuale" confronto virtuale.

Passare dalla teoria dell'internazionalismo all'impegno, insomma.

Caro Compagno Lotus,

con rispetto vorrei dire che quando mancano le risposte il dialogo necessariamente si esaurisce.

Contavo le sigle “comuniste” che circolano in Italia, circa 14, a cui corrispondono, al più, qualche migliaio di aderenti che non hanno alcun peso politico nelle vicende che tormentano il nostro paese. Questo è il dato da cui si originano le domande alle quali mancano le risposte.

Ora io penso alla necessità del comunismo, no alla sua mera possibilità di esistenza o di sopravvivenza come residuo testimoniale, necessità che nasce proprio da ciò che apprendiamo, per riflesso, anche da ciò che dice quell’articolo di Craig, la storia reazionaria del quale ne fa una fonte non sospetta.

Ma il differenziale politico che esiste tra le dimensioni , davvero drammatiche ed epocali, dei problemi e la consistenza delle forze coscientemente antagoniste, sembrano non scalfire l’impianto teorico di un marxismo che, per legge dialettica, rischia di diventare l’esegesi di uno schema sociologico ottocentesco oramai fuori dalla realtà.

Su questo sito ho posto più volte la questione del moderno proletariato e del contenuto sociale, in termini di classi, delle società contemporanee. L’impianto politico marxista, com’è arcinoto, si fondava sul proletariato industriate in una società articolata nella interposizione di classi intermedie tra proletariato e borghesia; al proletariato industriale, che nell’organizzazione del lavoro capitalistica aveva appreso organizzazione, cooperazione, identità propria e dell’antagonista, veniva delegato il compito di sovvertire una società siffatta in nome dell’intera umanità e del futuro. Dall’essere sociale di questo proletariato discendeva il concetto di partito, in senso strettamente leniniano, ed il suo essere ed agire. Ed è ancora questo schema che si trova al fondamento del pensiero congelato della presenza comunista e della modernità negata del pensiero marxista.

Non comprendere, dopo decenni di progressiva anemia, che per questa via non si va da nessuna parte se non verso un individualistico “salvarsi la coscienza”, significa, di fatto, rinunciare al marxismo, che è metodo d’indagine e non sommatoria di vecchie formule.

E poiché proprio la natura del moderno proletariato pone questioni che non rientrano in quegli schemi, per quanto si cerchi di costiparla nei vecchi formulari, le risposte insufficienti, inadeguate o assenti portano all’inascolto, all’incapacità di produrre nuova militanza, all’immagine nostalgica e desueta dei comunisti, alla loro incapacità di sfidare il presente in nome del futuro.

La mutazione epocale del capitalismo, la sua trasformazione in mero capitale finanziario che ha smontato e liquidato le classi intermedie riducendo il tutto ad una massa proletarizzata senza identità e senza coscienza di sè , portando a quella polarizzazione che, a dirla con Engels, ha semplificato la società in proletari (di fatto) e “tagliatori di cedole” non ha configurato un nuovo soggetto antagonista pur lasciando intatta ed amplificata a dismisura la contraddizione tra umanità e potere capitalistico.

Ora, seguendo il vecchio Marx, “il proletariato SI costituisce in opposizione al capitale” e, allo stato presente, solo un partito che abbia coscienza di quale sia la natura e l’imprinting culturale della massa proletarizzata, può introiettarvi gli elementi identitari in grado di trasformarla in proletariato.

Il fatto stesso che le velocità dei processi politici. sempre in accelerazione, siano divenute una caratteristica del nostro tempo sembra non essere considerato dai comunisti come elemento in grado di nutrire l’ottimismo di una crescita possibile di un antagonismo radicale, il cui pensiero tattico-strategico è anch’esso bloccato nel passato epico. Quanto alla “forma partito” per i comunisti diviene una sequenza di citazioni e di esempi rivolti alla precedente configurazione del proletariato industriale.

L’assurdo di questo stato di cose è dato proprio dall’attualità del comunismo, non di quello immaginato nel sogno mitologico di un passato oramai passato, ma nella temperie dei problemi che l’articolo di un reazionario, quale Craig è, comunque richiama. Ti saluto.B.

Perdonami Bogdanov ma chi sembra non voler proseguire con il dialogo sei tu. Ti abbiamo risposto innumerevoli volte che l'analisi della composizione di classe e qualcosa che portiamo avanti costantemente da sempre. Vatti a rivedere le tesi e gli articoli sulla composizione di classe del 1997. Proprio in questo periodo stiamo lavorando per un aggiornamento di quelle analisi perché la nuova composizione di classe è mutata rispetto ad allora, specie dalla crisi del 2008. Ne abbiamo evidenza per esempio in movimenti come quello francese, espressione in larga parte del nuovo proletariato.

Come vedi non ci mancano spunti analitici, e non siamo religiosamente attaccati a questo o quel versetto del Talmud. Il fatto che tu ci attribuisca mancanze che non abbiamo, e questo dopo anni di mezzi confronti, implica evidentemente una tua non volontà di approfondire il punto. In effetti il mio sospetto è che tu non conosca la nostra stampa, la nostra piattaforma, le nostre pubblicazioni, altrimenti non sarebbe possibile per te attribuirci difetti e posizioni che non abbiamo (ben inteso, di difetti e posizioni ne abbiamo, ma di certo non quelle che ci attribuisci tu). Per te pare che sti 14 gruppi comunistoidi siano tutti uguali e da quello che scrivi sembra che tu sia il solo a renderti conto della necessità di qualcosa di diverso. Ora, non mi interessa salvare gli altri 13, ma il nostro gruppo ha le sue proposte e analisi che da tempo hanno preso in considerazione e in maniera più approfondita di quanto possa aver fatto tu, i problemi che poni, rileggiti gli articoli di prometeo degli ultimi 3 anni almeno e, se vuoi, discutiamo di quelli.

Ma il punto è un altro, sembra che tu non sia interessato a discutere delle nostre posizioni, che dopo anni dimostri di non conoscere (il che visto che continui a scrivere qua si configura quanto meno come una mancanza di rispetto). Quindi, se vuoi discutere discutiamo di punti di forza e limiti DELLE NOSTRE PUBBLICAZIONI. scegli un articolo recente e analizza quello.

In generale la domanda da avanzare in questo momento è: tu soggettivamente in che maniera ti impegni per superare la condizione di soggettiva debolezza della nostra classe?

Se questa domanda non ha risposta pratica, vuol dire che il distacco tra teoria e pratica è in te pienamente compiuto e quindi, dal punto di vista della critica materialistica, non sei in grado di tornare alla realtà e quindi ti perdi nell'iperuranio e nella speculazione su categorie astratte che la restano.

Magari mi sbaglio, ma è comodo fare ragionamenti nichilisti di critica a tutti (dagli anarchici, ai trot, a noi indiscriminatamente), senza voler comprendere le specificità, cercando solo di trovare sempre nuove scuse per non impegnarsi realmente, ma solo per scrivere una volta l'anno su di un forum pulendosi la coscienza con ila pretesa di dimostrare che "tanto siete tutta merda, non vi meritate il mio impegno, anzi ringraziate che a volte ho la pietà di scrivervi per aprirvi gli occhi di fronte ad una realtà che voi poveri coglioni non siete in grado di cogliere".

Questo il senso che si percepisce da quanto hai scritto.

Piu difficile cercare concretamente di costruire qualcosa, non solo a parole. se questo è il tuo intento, inizia con il prendere in considerazione la nostra stampa (sul tema gli articoli di prometeo di beltrami degli ultimi 5 anni)... tutto il resto è ... no, non ho detto gioia.

fai un'esperimento, digita "composizione di classe" sul motore di ricerca del sito, leggi e poi discutiamo, al limite.

Ciao Bogdanov, piacere di risentirti.

Ricordo bene che in un altro post ti avevo fatto un elenco di articoli nei quali veniva analizzata la questione della composizione del proletariato, con i relativi risvolti poitici. é giusto quello che dici ma - come ti ricorda anche lotus - la nostra organizzazione ha cercato di portare avanti questo lavoro di analisi. Giusto? Sbagliato? Vogliamo parlarne? Ok ma non si può dire che non ci siamo posti il problema. Inoltre, sempre in un altro post, ti avevo chiesto esplicitamente se tu, aldilà delle domande, ti eri dato delle risposte, se avessi prodotto qualche documento di analisi e, nel caso, ti avevo chiesto di spedircelo, magari al nostro indirizzo email, fino ad adesso non ci è arrivato nulla.

é vero che ci sono molti gruppi "comunisti", la frammentazione non è una cosa posizitiva ma... alla base di questa frammentazione spesso ci sono grosse divisioni politiche. Ma dannarsi non basta, poi... dobbiamo riposrtare tutto in termini di militanza politica attiva: come si affronta la questione della frammentazione, dal punto di vista pratico-politico? Secondo noi si affornta producendo esperienza politica attiva e approfondimenti di analisi, senza staccare l'uno dall'altro e apertura verso il confronto politico con gli altri.

Dicevo che... è vero che ci sono molti gruppi ma aggiungerei che ci sono altrettanti singoli compagni, senza organizzazione, che si sono ridotti a fare gli intellettuali di professione, con i loro blog, siti, social.... ma che non si pongono manco un minimo la necessità di tradurre il tutto in militanza politica. Questi intellettuali di professione, sono contro tutti e contro tutto, dei nichlisti più che dei comunisti come diceva lotus, secondo me questo manifesta una loro incapacità di fare un lavoro di gruppo, credono solo in loro stessi...

ps mi sono ricordato che... anche egli ultimi due articoli pubblicati adesso sul sito mettiamo in evidenza la faccenda della composizione di classe, guarda un po' la combinazione :-)

A proposito di nuova composizione di classe vedi anche l'ultimo articolo-presa di posizione sul movimento francese...ammesso che ci sia veramente voglia di confronto.

Già finita la voglia di confrontarsi?

A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina diceva Belzebù Andreotti.Sospetto che alcuni interventi vengano sottoposti a Ban preventivo dagli editors che pongono domande cui nessuno darà risposte. Sospetto anche secondo il principio di Belzebù che alcuni post vengano eliminati a discussione intrapresa seguendo il metodo di "1984" di staliniana memoria. Metodo non molto comunista internazionalista.

Neuro?