Proposta M5S 780 Euro Reddito di Cittadinanza, cosa ne pensate?

Cari amici di B.C., volevo domandarvi cosa ne pensate del Reddito di cittadinanza vista la sua evocazione oggi fatta dal M5S, Può essere un temporaneo male minore mentre si continua a svolgere il lavoro per la costruzione di una società senza classi e senza frontiere? Avete in merito una posizione ben precisa o pensate che vada collocato a seconda della situzione sociale e temporale?

Forum: 

Caro Compagno Aldous,

la tua domanda è rivolta ai compagni di BC che ci ospitano nel forum ed interessa anche me sapere il loro giudizio. Se può esserti utile io sono portato a pensare che il cosiddetto "reddito di cittadinanza" possa dare un qualche sollievo (ma non mi illudo sul fatto che sarà realizzato). Nel dire questo seguo la speranza (o l'illusione) che un simile provvedimento possa aiutare i giovani ed altri precari che lavorano, ad esempio, nei call center a 300 euro al mese, a sottrarsi, magari parzialmente, a queste forme disumane ed abberranti di ipersfruttamento.

Altra cosa, però, è la squallidissima demagogia grillina, il contenuto strumentale della operazione posta in essere da M5S. Il fatto stesso di presentare la proposta con l'accento di una sorta di "pronto soccorso sociale" e non con i caratteri di una rivendicazione di classe a contenuti chiaramente anticapitalistici, la dice tutta.

Con questa secondo me impostazione di M5S, se la cosa va in porto = viva il riformismo; e se la cosa, come penso,fallisce aumenterà il senso di sconfitta e di frustrazione dei proletari.

Il compito che la borghesia(i cosiddetti poteri forti) hanno assegnato a Casaleggio e Grillo è stato chiaro fin dall'inizio: disattivare la protesta trasformandola in una critica di costume che stia dentro il quadro del potere borghese. Grillo stesso disse "senza di elementla gente sarebbe a protestare in strada". ed è indicativa la condiscendenza che stampa borghese e circoli finanziari hanno per l'utilissimo, per loro, grillismo.

Tuttavia vi è una pressione obiettiva del proletariato, una corrente sdariotterranea di indignazione, di rabbia, di disperazione che sta cercando di emergere in qualche maniera e Grillo ed i suoi mandanti non possono trascurarla. Allora la demagogia diviene il mezzo più adatto per indirizzare il moderno proletariato verso una sconfitta referendaria che deprimerebbe ancorpiù. La loro forza, il loro vantaggio consiste nella mancanza di due cose: la assenza di una coscienza identitaria di classe e la mancanza di un partito di classe a dimensioni sufficienti per giocare un ruolo in questa vicenda. Ciò non di meno la paura che questi due elementi determinanti possano cominciare a presentarsi sulla scena politica, spinge la borghesia a contine manovre diversive. Per dirla con un paradosso, sembra quasi che la borghesia valuti il potenziale politico del moderno proletariato molto più di quanto non lo stimino i pensatori di sinistra.

Io credo che in questa vicenda ci sia lavoro utile da svolgere per i rivoluzionari, lavoro di chiarificazione, elementi di coscienza di classe da diffondere, ecc. Questo lavoro è il meglio che si può fare, è quello che realmente serve e può servire per cominciare a costruire entrambi gli elementi a cui mi riferivo. E, d'altronde, non di può lasciare campo libero alla disonesta demagogia grillista. Ciao. B.

Già Democrazia Proletaria trentanni fa proponeva la parola d'ordine del "Reddito minimo garantito" e lo faceva con considerazioni politiche che facevano riferimento ad una lettura marxista del sistema economico, lo facevano da comunisti: considerato che nell'economia capitalistica è fisiologico un certo livello di disoccupazione e che questo corrisponde a quello che nient'altro è che un esercito di riserva di lavoratori (cioè è bene che ci siano sempre più lavoratori di quelli che servono) indispensabile al sistema, è giusto riconoscere questo ruolo ai disoccupati con un salario minimo garantito.

E' bello, è di sinistra, ed è palesemente socialdemocratico. Infatti in Germania c'è.

Molti lavoratori sono anche incazzati per come è gestito quel sistema perchè bisogna anche vedere a quali condizioni si concede, però c'è.

Adesso il 5stelle lo chiama reddito di cittadinanza dandogli una valenza puramente borghese, direi illuminista, un po' giacobina, ma è sempre stata nella sua essenza ovviamente una soluzione riformista.

Si possono ingaggiare lotte contro i mulini a vento come fece Democrazia Proletaria trentanni fa o realizzare cose che sarebbero state di sinistra trentanni prima e sarebbero di destra ora se gestite in maniera più autoritaria e condizionante alla tedesca, magari anche limitata nella quantità di fasce sociali coinvolte a causa delle scarse disponibilità finanziarie dello stato.

In questo secondo caso ci vedo bene Renzi a farlo (tipo gli 80 euro), ma no, solo a parole, perchè non ce la farebbe nemmeno lui, gli piacerebbe...

D'altronde bisogna tener conto che il Welfare può essere di sinistra o di destra e che NazionalSocialismo è l'altra faccia del Socialismo Nazionale declinato diversamente.

Il ruolo del comunista è di lavorare per la rivoluzione allargando il dissenso rispetto al sistema e orientandolo verso il proprio obbiettivo, ..

ciao

P.S. Anch'io sono solo un ospite che partecipa ritenendosi della Sinistra Comunista.

Buongiorno compagni. Dal mio punto di vista l'integrazione di un salario fisso garantito deve risultare, come tutte le riforme interne al capitale, vantaggiosa per il sistema stesso. Ammesso possa essere realizzata, azzardo un ipotesi, i suoi presupposti principali poggiano sulla piu o meno progressiva eliminazione dello stato sociale. Si tratterebbe di garantire il minimo per la sopravvivenza della pace sociale, con cui però pagarsi tutto, scuola, cure mediche e poco altro ancora per la verita, questo inserito in un processo di compressione dei salari che la crisi impone al mercato del lavoro. Chi propone soluzioni di questa natura e sono in molti oltre a Grillo, va nella direzione della tutela degli interessi del capitale con lo smantellamento effettivo delle forme di previdenza sociale a fronte di proposte solo formalmente di tutela degli interessi dei lavoratori, del proletariato e sottoproletariato, della piccola borghesia in via di proletarizzazione. A questo si aggiunga la precarizzazione dell'intera classe lavoratrice dei vari job act e si arriva ad un quadro di complessivo abbattimento dei costi di mantenimento della forza lavoro: "un pezzo di pane e poi arrangiati".Non è ipotizzabile una riforma che favorisca una migliore redistribuzione delle ricchezze e contemporaneamente il mantenimento del medesimo potere d'acquisto.Saluti G.

Aggiungerei inoltre che un'altro possibile risvolto alla "redistribuzione delle ricchezze" del reddito garantito, sarebbe l'accellerazione impressa alla proletarizzazione delle classi medie. Perchè se finora hanno vivacchiato sui servizi garantiti dalla fiscalità generale, di cui gli operai sono gli unici veri sostenitori, dal momento in cui questo sostegno venisse meno, una parte consistente di bottegai piccolo borghesi vedrebbe sparire la propria quota di mercato assorbita dal nuovo grado di concentrazione del capitale non potendo reggere l'ulteriore inasprimento della concorrenza. Secondo me si tratta di sviluppi abbastanza plausibili...

Il reddito di cittadinanza è uno specchietto per allodole, alla pari della richiesta delle unioni civili per le coppie omosessuali è in primo luogo una squallida iniziativa piccolo borghese nella quale la sinistra borghese e i “sinistri” partiti riformisti trovano una nuova occasione per riunirsi nella solita orgia a caccia di consensi elettorali.

E’ normale che nell’anarchia dell’attuale regime produttivo, la merce forza lavoro, al pari di tutte le altre merci, risente di periodi di bonaccia, dove comunque non può essere abbandonata a se stessa, almeno quella conservabile, in attesa di una ripresa economica.

Come le merci di consumo vengono conservate nei magazzini, anche la merce forza lavoro deve, in una qualche misura, essere conservata, se non altro per evitare non tanto la sua marcescenza come nel caso della frutta, ma per evitare il nascere di una situazione di reazione non troppo controllabile.

Già nell’ambito dello sport i calciatori vengono comunque pagati, anche se stanno seduti in panchina; al di là di queste considerazioni vi sono anche motivi pratici che portano non solo a essere indifferenti a tali proposte, ma a criticarle apertamente.

La prima ragione pratica è come fare un censimento di nuclei famigliari, piuttosto che individuali, ai quali elargire con la giusta proporzione in base ai loro effettivi bisogni, le relative somme di denaro, praticamente impossibile con gli strumenti di questo sistema.

In secondo luogo: a tutti coloro che non hanno la cittadinanza non viene elargito nulla?

Un intervento simile, quindi, sarebbe altamente discriminatorio e dividerebbe ulteriormente il fronte di classe dei lavoratori, generando conflittualità anche tra occupati e disoccupati oltre che tra proletari “cittadini” e “stranieri”.

Il fattore politico più incisivo è comunque che con l’attuale coscienza di massa, la maggior parte dei fortunati beneficiati si spenderebbe il tutto al lotto.

Il denaro è capitalizzabile e quindi va corrisposto solo nel caso di in un rapporto di lavoro salariato, tutt’al più si potrebbe prendere in considerazione la distribuzione di tessere prepagate, valide solo per l’acquisto di beni di consumo di prima necessità, ma anche questa soluzione nell’attaule sistema potrebbe generare speculazione, in quanto acquistata la merce col denaro questa può anche non essere consumata e rivenduta, cosa facile oggi, quando si vedono mercatini per le strade che vendono abiti più usati e trovano comunque acquirenti.

Ancora una volta bisogna mettere all’erta i lavoratori che non si facciano ingannare da queste subdole manovre della piccola borghesia e rivendicare ancora una volta che solo in un regime di dittatura proletaria si può intervenire su vasta scala, non solo per il problema alimentare, ma anche su quello delle abitazioni, iniziando a demolire sistematicamente l’apparato capitalistico.

Ma a questo regime ci si può arrivare solo con una classe che sappia far valutare maggiormente il valore del proprio lavoro e della propria vita, organizzata in un forte patito rivoluzionario, quindi, distrazioni a parte, continuiamo a lavorare in questa direzione.

Ciao, innanzitutto scinderei nettamente il problema della distribuzione della ricchezza nella fase di transizione al socialismo (tessere, non cumulabilità etc..) ed oggi che il capitalismo è.

Ragionando sull'oggi nessuna manovra, espediente, politica dello stato borghese migliorerà sensibilmente la condizioni di individui e famiglie proletarie... specie in una fase di crisi come l'attuale, effettivamente, come detto, il punto per il capitale è solo... conservare la frutta perchè non marcisca, per poterla poi usare senza innescare troppi problemi di gestioni (si sa che la mela marcia è contagiosa).

Ma ovviamente il punto è, come sempre, non il concetto in se, ma il movimento reale, il rapporto di forze... possiamo stare anni a discutere di ste cose, a stendere liste della spesa di rivendicazioni, senza che nulla cambi, il punto infatti è: che fa la classe? qualora e quando iniziasse a muoversi, allora ogni rivendicazione tesa a migliorare le condizioni di vita e di lavoro andrebbe appoggiata, ma indicandone con chiarezza il limite nel rapporto capitale lavoro ossia 1) mombattendo ogni tendenza corporativa, nazionalista, cittadinifera etc... 2) indicando nel capitale stesso il limite maggiore, da superare... no?

P. esemio dalle tesi su sindacato oggi e azione comunista del VI congresso:

Tesi 7

Non si dà quindi una reale difesa degli interessi, per quanto immediati, dei lavoratori se non fuori e contro la linea sindacale e ogni tipo di mediazione contrattualistica, sempre perdente, da chiunque diretta e gestita. Di fronte agli attacchi del capitalismo in crisi, la difesa concreta degli interessi operai si scontra immediatamente con le esigenze di sopravvivenza del capitale.

In questo senso la distinzione fra lotte di difesa e lotte di attacco si verifica appieno solo per quanto riguarda il contenuto politico delle lotte.

È di difesa, ove sorgesse dalle lotte reali della classe - e non dalla fantasia radical riformista di ceti politici ex-stalinisti e ora in fase di riciclo - la rivendicazione della diminuzione di orario a parità di salario. Così come è di difesa delle masse disoccupate e marginalizzate la rivendicazione di un salario minimo garantito. Entrambe queste rivendicazioni (che sembrano costituire oggi il programma politico del radical-riformismo) rappresentano infatti una necessità vitale delle masse proletarie, brutalmente negata dalle "necessità" di sopravvivenza del capitale. Ove venissero praticate come rivendicazioni reali esprimerebbero la volontà di autodifesa del proletariato e al contempo la necessità dell'abbattimento del modo di produzione capitalista. L'assunzione o meno di questa necessità come programma delle lotte le caratterizzerebbe nella loro potenzialità di vittoria, indipendentemente dalla loro caratterizzazione come difensive o di attacco.

Tesi 8

Premesso che non sta al partito politico rivoluzionario avanzare rivendicazioni diverse da quella del potere di classe del proletariato, e poiché la lotta economica dei lavoratori, sia pure di difesa, rimane una necessità oltre che un presupposto per lo sviluppo della lotta di emancipazione dal dominio del capitale, il problema delle avanguardie comuniste, i loro compiti e la loro azione, si pongono in questi termini:

  • alle lotte economiche della classe i comunisti partecipano in qualità di avanguardia della classe stessa;
  • si distinguono agitando e propagandando il programma rivoluzionario, per la rottura e il superamento del lavoro salariato;
  • nella misura in cui si attengono a questi compiti, denunciando i limiti del puro rivendicazionismo, entrano in aperto contrasto con l'istituzione sindacale.

E 'in questo rapporto fra compiti del partito e azione dei militanti all'interno delle lotte operaie che si realizzano le possibilità della trascrescenza politica delle lotte economiche stesse verso lo scontro di potere.