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I. Replica di Burnham
Sono del parere che il 75 per cento di quanto Engels ha scritto su questi ultimi argomenti (filosofia, logica, delle scienze naturali, del metodo scientifico) è confuso o superato dalle osservazioni scientifiche ulteriori. Ma appare (e da marxista non trovo ciò meraviglioso) che per questi argomenti Engels era un ardente figlio della sua generazione, la generazione di Herbert Spencer e di Thomas Huxley, dei volgarizzatori di Darwin, che pensavano di aver scoperto la causa prima dell'universo, attraverso una estensione metaforica dell'ipotesi evolutiva biologica. Tuttavia Engels, fece uno sforzo reale per familiarizzarsi con la filosofia, logica e scienza. Ma, voi ci servite un Engels nient'altro che rafforzato e deformato. L'ultimo scienziato ammesso nel vostro studio è Darwin; a parte Aristotele la sola logica degna di attenzione è quella di Hegel, il più grande imbroglione del genere umano, morto cent'anni fa.
Compagno Trotsky, noi americani, trattiamo la questione così: dove siete stato durante tutti questi anni? Nel corso dei 125 che hanno seguito l'ultima opera di Hegel, la scienza ha progredito più che durante tutto il rimanente della storia umana. Con un piglio molto sarcastico, non vi stancate di chiedermi di
«dimostrare chi, dopo Aristotele, abbia analizzato e sistemato gli sviluppi ulteriori della logica (...) potrà essere che voi attirerete la mia attenzione su queste opere che dovrebbero soppiantare il materialismo dialettico agli occhi del proletariato...»
Ma sì, si può facilmente rispondere a questa domanda anche senza esplodere come un pallone crepato. Il sarcasmo è fuori luogo, poiché è molto facile rispondere a questa domanda. Volete che vi prepari una lista di libri del genere... compagno Trotsky? Essa sarà molto lunga, poiché andrà dalle opere dei brillanti matematici e logici della metà del secolo scorso all'opera vertice, la monumentale Principia Mathematica di Russel e Whithead (il punto costante di riferimento storico nella logica moderna): poi si estenderà in molteplici direzioni e tra queste una delle più vantaggiose per la scienza è rappresentata dagli scienziati, dai matematici e dai logici che collaborano alla nuova Encyclopedia of Unified Sciences. Per la logica in senso stretto il Survey of Simbolic Logic di C.I. Lewis è un'eccellente introduzione, sebbene non facile. Temo tuttavia che in tutte queste opere a stento troverete un solo riferimento hegeliano (o marxista); la medesima cosa accadrà per le opere di qualsiasi altro celebre scienziato contemporaneo. Fatta eccezione per gli scienziati russi la cui testa dipende da qualche amico del Cremlino. Voi, compagno Trotsky avete un'idea molto falsa della logica. Fate un'analogia fra una macchina, uno strumento e la logica:
«Come un operaio nell'officina appresta gli strumenti ad ogni necessità, così pure la logica è indispensabile a ogni sfera della conoscenza umana.»
Questa analogia è falsa. Per la nostra politica, il riferimento alla macchina o allo strumento o all'utensile non si fa nei confronti della logica o del «metodo», ma del partito; questo, il partito reale, è lo strumento che noi adoperiamo per raggiungere i nostri fini politici. La logica è indispensabile nella conoscenza umana per questo, che stabilisce le norme per discutere vantaggiosamente, così che quando si «viola» la logica si corre semplicemente il pericolo di dire sciocchezze. Ma nessuno ha bisogno di conoscere la logica per essere sensato oppure per essere un grande empirico.
Voi ci raccontate che gli operai, i proletari sono «per natura inclini al pensiero dialettico». Dove sono questi operai, compagno Trotsky? Voi - mi sembra - compromettete gravemente la dialettica. I soli operai riguardo ai quali io (o qualche altro) conosco qualche cosa, sono certi esseri umani che si trovano nelle miniere di Kennecott Cooper, nelle manifatture della U.S. Steel, nelle navi della marina mercantile... Questi operai, nonostante quello che succede nel mondo, continuano a credere in J. Lewis, Citrine, Jouhaux e Stalin, continuano a votare repubblicano o democratico, essi continuano a credere nel capitalismo. Ma un giorno essi modificheranno rapidamente il loro punto di vista. Per me il loro pensiero, in gran parte, o è falso, oppure dove non è tale è confuso. Se è questo che voi intendete per pensiero dialettico, io posso essere d'accordo con voi.
In tutta la confusione creata dalle vostre note sulla dialettica, voi vi affidate a un solo tentativo per portare un argomento in favore della dialettica. Ma questo argomento all'analisi, si mostra come impreciso ed insieme reazionario. «Tutti i grandi e notevoli rivoluzionari Marx, Engels, Lenin, Rosa Luxemburg, Franz Mehring si posero sul terreno del materialismo dialettico», mentre numerosi traditori della rivoluzione incominciarono dedicandosi a un attacco contro la dialettica. Questo argomento non è identico a quello usato in extremis da ogni reazione: allora non volete più credere a quello che i vostri padri e i vostri nonni, e anche i nonni dei nonni credevano?
Ognuno di noi non ha dovuto in partenza scartare quest'argomento prendendo posizione a fianco del socialismo? Anche se l'impiegasse un socialista l'argomento non varrebbe di più. Ma anche dato e non concesso che ciascun rivoluzionario creda nella dialettica, il fatto (se interessa dal punto di vista psicologico e storico) non prova l'esattezza o la falsità o l'insignificanza scientifica della dialettica.
Estratto di «Scienza e stile»
II. Trotsky risponde
Cari compagni,
ho ricevuto «Scienza e stile» di Burnham. L'ascesso è scoppiato e ciò costituisce un notevole vantaggio politico. Il risultato teorico del punto di vista «radicale» americano si traduce nel fatto che Burnham ripete soltanto - con qualche postilla «modernizzata - ciò che Strouve scrisse più di 40 anni fa in Russia e, in grande misura, quello che Durhin si meritava di insegnare alla socialdemocrazia già 75 anni fa. Per quanto concerne lo... «stile», francamente io preferisco Eatsman.
Il documento ha un interesse che è tutto teorico: la milleunesima smorfia professorale dinanzi la dialettica non ha più valore dei precedenti rifiuti. Ma da un punto di vista politico, l'importanza del documento è incontestabile. Esso mostra che l'ispirato teorico dell'opposizione non è assolutamente più vicino al socialismo scientifico che non lo fosse Muste, il vecchio socio di Abern. Shactman ricordò la filosofia di Bogdanov. Ma è assolutamente impossibile figurarsi la firma di Bogdanov in fondo a un tale documento, anche dopo la rottura definitiva con il bolscevismo. Io credo che il partito dovrebbe domandare ad Abern e a Shatchman, come io lo faccio adesso, che ne pensate della «scienza» e dello «stile» di Burnham? Dopo l'apparizione di «Scienza e Stile» i compagni Abern e Shatchman possono portare la minima responsabilità non per il misero documento in sé, ma per tutta la concezione di Burnham su la scienza, il marxismo, la politica e la «morale»?
23-02-1940
III. Lettera di dimissioni di James Burnham dal Workers Party
La lotta di frazione nel Socialist Workers Party, il suo risultato e la recente formazione del Workers Party mi hanno offerto, per quanto mi riguarda, l'occasione di rivedere le mie convinzioni teoriche e politiche. E quest'occasione non la rimanderò. Il mio esame ha dimostrato che d'ora in poi non posso considerarmi e permettere che altri mi considerino un marxista (qualsiasi estensione si voglia attribuire al termine).
Delle tendenze più importanti che sono state unite al movimento marxista, non importa se sotto le sue varianti riformista, leninista, staliniana o trotzkista, non vi è virtualmente alcunché che io accetti nella sua forma tradizionale. Io considero queste tendenze o come false o sorpassate o insignificanti, oppure, in qualche caso e nella migliore delle ipotesi, come vere sotto una forma così ristretta e trasformata, da non poterla onestamente chiamare marxista.
Questa lettera non è scritta con l'intenzione di formare un'analisi elaborata o un lungo credo personale. Tuttavia io desidero chiarire il mio punto di vista con qualche esempio specifico.
Io respingo, come voi sapete, la «filosofia del marxismo», il materialismo dialettico. Ma è vero che io non ho mai accettato questa filosofia. Nel passato ho accettato questa contraddizione, fatto un compromesso con questa credenza e accolta l'idea che la filosofia fosse «senza importanza» e che essa fosse «trascurabile» quando si trattava di praticare la politica. L'esperienza, poi lo studio e l'ulteriore riflessione, mi hanno convinto che io avevo torto e che Trotsky con molti altri aveva ragione su questo punto, che il metodo dialettico, sebbene senza importanza scientifica, era psicologicamente e storicamente una parte integrante del marxismo e aveva numerose e letali conseguenze sulla pratica e la politica.
La teoria marxista generale della «Storia universale», nella misura in cui essa possiede un contenuto empirico qualunque, mi sembra sia stata confutata dalle ricerche storiche e antropologiche moderne.
L'economia marxista mi appare nella sua più gran parte o falsa o sorpassata o insignificante quanto alla sua applicazione ai fenomeni economici contemporanei. Gli aspetti dell'economia marxista che conservano la vitalità non mi sembrano poter giustificare la struttura teorica dell'economia.
Non soltanto io penso che è da insensati ammettere che il socialismo è ineluttabile e falso «che il socialismo è la sola alternativa del capitalismo», ma in base alle testimonianze che oggi abbiamo a disposizione, io penso che una nuova forma di società governata (che io chiamo società dei tecnici) è non solo possibile come alternativa al capitalismo, ma che essa è un prodotto delle condizioni attuali molto più probabili che il socialismo.
Io mi trovo in netto e completo disaccordo - come Cannon ha compreso da lungo tempo - con la concezione leninista del partito, anche se modificata da Stalin o da Cannon, da Trotsky o dallo stesso Lenin. Sono in disaccordo con la teoria del partito, ma più ancora, e questo è l'importante, con il precisato modo di agire che esprime il carattere del partito, in quanto realtà vivente. Il tipo leninista del partito mi sembra incompatibile con un metodo scientifico veritiero e con una veritiera democrazia...
21-05-1940
Prometeo
Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.
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Anno VII - Serie II - Marzo 1954
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