Il capitale contro la specie umana

Mentre l'uomo va alla «conquista» della Luna (e dietro l'indubbio valore scientifico e tecnologico dell'impresa si prospetta già l'eventuale sfruttamento del satellite quale base militare di lancio di supermissili, nella «idilliaca» gara competitiva tra super potenze imperialistiche), sul pianeta Terra gli stessi uomini, o meglio le stesse fondamentali ragioni e realtà economiche-sociali, continuano a distruggere lentamente ma inesorabilmente le condizioni indispensabili allo sviluppo di ogni forma di vita organica, animale e vegetale.

Nessuna esagerazione in questa drammatica denuncia di una situazione giunta ai limiti della tollerabilità, che vede nel modo di produzione capitalistico, ormai imperante in ogni angolo della Terra, il suo principale responsabile.

Il sistema economico fondato sulla mercantilizzazione di ogni prodotto del lavoro umano e degli stessi uomini ridotti a schiavi salariati, costretto alla continua ricerca di un profitto che giustifichi la sua stessa esistenza e continuità storica, dopo aver trasformato l'uomo in un automa al servizio di una produzione antisociale e autodistruttrice, ha ora intaccato lo stesso delicato rapporto di equilibrio che lega l'uomo al suo diretto ambiente naturale e ne condiziona la. vita e la morte attraverso le tre più importanti fonti di scambio stabilite con la Natura: l'aria, l'acqua e gli alimenti.

Poiché l'uomo può anche vivere alcuni giorni senza acqua o senza cibo ma solo pochi minuti senza aria, ci soffermiamo in queste brevi note innanzitutto sul drammatico problema degli inquinamenti atmosferici nelle grandi città industriali, dove il duplice fenomeno capitalistico dell'urbanesimo e dell'industrializzazione ha trasformato l'aria che respiriamo in un mortale miscuglio gassoso.

Mentre i convegni e le ricerche scientifiche sull'inquinamento atmosferica si succedono da livelli nazionali a livelli internazionali, alcuni grossi nomi della scienza borghese hanno gettato un vero e proprio grido d'allarme.

Così, ad esempio, si esprime il professor E. A. Schuck, dell'Università della California:

«Se la civiltà del benessere continuerà a servirsi del carbone, del petrolio, dei gas e della benzina per far funzionare le sue industrie e i suoi mezzi di locomozione, arriverà come meta ultima al proprio sterminio. A lungo andare, l'atmosfera terrestre sarà talmente inquinata che soltanto le piante riusciranno a sopravvivere, mentre gli animali e le creature umane soccomberanno per mancanza di aria pura».

Ed il professar Morris Neiburger della Università di Los Angeles, sostiene che l'umanità è destinata a scomparire dalla terra nel volgere di un secolo se non si arresta il processo di inquinamento dell'aria e dell'acqua.

Ecco ora alcuni dati e cifre che abbiamo tratto da studi e ricerche condotti negli ultimi anni e che noi pubblichiamo nella loro nuda ma eloquente semplicità, ennesimo atto di accusa e di condanna di una società che, al massimo del proprio sviluppo, mostra l'orribile volto della sua barbarie, di una società , cioè, che «possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio per essere contenuti negli angusti rapporti borghesi di proprietà», e di un modo di produzione che non solo e è incapace di assicurare al suo schiavo salariato l'esistenza persino nei limiti della sua schiavitù» ma che al culmine del suo sviluppo arriva a distruggere le stesse condizioni necessarie alla sopravvivenza fisiologica della specie umana.

I fattori determinanti gli inquinamenti atmosferici nelle grandi città sono quelli dell'urbanesimo e dell'industrializzazione, due fattori legati cioè allo sviluppo dell'economia capitalistica e della società borghese; le fonti dirette dell'inquinamento dell'aria sono gli impianti di riscaldamento, gli «scarichi» industriali e gli automezzi in circolazione.

Le sostanze inquinanti che si possono rilevare nell'analisi chimica dell'aria di una grande metropoli industriale sono: anidride solforosa, ossido di carbonio, ossido di azoto, ceneri, polveri in sospensione, sostanze catramose e carboniose, idrocarburi policiclici, oltre a tracce di ammoniaca, di piombo, di metano.

Di tutte queste sostanze, una delle più pericolose è l'ossido di carbonio, vero e proprio veleno per l'organismo poiché si lega con l'emoglobina del sangue formando un composto stabile, la carbossiemoglobina, che impedisce l'ossigenazione dei tessuti. Quasi tutto l'ossido di carbonio presente nell'aria delle città proviene dai gas di scarico degli automezzi a benzina: nella circolazione sanguigna del 38 per cento dei guidatori di automezzi sottoposti ad un controllo, è stato rilevato un tasso di ossido di carbonio tale da determinare uno stato tossico capace di produrre perturbazioni nel sistema nervoso centrale!

Ed ecco i valori massimi di concentrazione di ossido di carbonio registrati nelle strade di alcune città italiane in ore di intenso traffico, ad un livello medio di metri 1,50 dal suolo: 70-100 ppm (cioè «parti per milione») a Milano; 80 ppm a Torino; 70 a Bologna, 100 a Firenze, 270 a Roma, 150 a Napoli, 100 a Palermo. Va rilevato che concentrazioni di ossido di carbonio di 240 ppm sono dannosissime per l'organismo umano.

Inoltre nei gas di scarico degli autoveicoli è presente una quantità notevole di ossido di azoto e di piombo, e di idrocarburi, principali responsabili quest'ultimi della formazione di nebbie irritanti: il famoso «smog».

Il più dannoso degli idrocarburi policiclici è il 3 4 benzopirene, del quale è accertata la capacità di provocare tumori su animali da laboratorio. Da una ricerca condotta a Milano nel 1956 si stabili che nelle sostanze inquinanti liberate dai camini durante il riscaldamento invernale erano contenuti complessivamente 2 Kg. di benzopirene, cioè una quantità sufficiente a scatenare tumori polmonari in 4 milioni di topi. Altre rilevazioni hanno trovato nell'aria, sempre di Milano, concentrazioni di benzopirene con punte intorno ai 100 microgrammi per metro cubo (in laboratorio mezzo microgrammo provoca un tumore in un topo).

Che il benzopirene possa avere una effettiva importanza nell'origine dei tumori polmonari anche per l'uomo, è quasi certo: in Inghilterra uno studio medico ha stabilito che la :mortalità per cancro polmonare in soggetti non fumatori ed abitanti in città è nove volte superiore alla mortalità per la stessa malattia in soggetti residenti in zone rurali non inquinate. Ed in effetti a Liverpool, per esempio, il contenuto nell'aria di benzopirene è di otto-undici volte superiore a quello delle zone rurali, perfettamente proporzionale perciò all'aumentato indice di mortalità registrato nei centri urbani industriali.

Tracce di benzopirene sono state infine trovate nei reni di bambini che vivono in città.

Altri dati estremamente indicativi e relativi alla mortalità per cammeo alle vie respiratorie sono i seguenti: 29 per cento mila nelle città con più di 100.000 abitanti; 23 per cento mila nelle città con meno di 100.000 abitanti; 15 per cento mila nei paesi. Nel 1952 su un milione di italiani ne morivano 70 per tumori maligni e 100 per bronchiti croniche; nel 1964 le cifre salgono rispettivamente a 200 e 290.

Fra le città italiane particolarmente colpite dagli inquinamenti atmosferici, Milano detiene alcuni poco invidiabili primati: nel periodo 1961-65 il materiale sedimentabile caduto a Milano per ogni chilometro quadrato, è stato di 12,11 tonnellate al mese, mentre l'anidride solforosa può raggiungere nel centro della città concentrazioni veramente spaventose. Nel gennaio 1964, l'anidride solforosa raggiunse infatti un livello di concentrazione di 1,529 ppm, tale cioè da rientrare nell'area di pericolo, anche mortale, per chi la respira; nel gennaio 1965 la punta massima raggiunta fu di 0,759 ppm e nel gennaio 1968 risalì di nuovo fino a 0,951 ppm.

Ogni giorno, su ogni Km. quadrato, si depositano polveri e fuliggini nella misura di 500 Kg: (nel 1953 si raggiunse la cifra di 15,3 tonnellate per ogni mese!); la media annua delle sostanze venefiche che si depositano su Milano è comunque di oltre 10.000 tonnellate, una buona parte delle quali entra nei nostri polmoni e corrode lentamente il nostro organismo.

Ancora maggiore poi è il pericolo che rappresenta per l'uomo l'aria inquinata in quanto essa non viene solo respirata ma si deposita, o meglio deposita i suoi prodotti velenosi e cancerogeni, su terreni di coltura, nelle verdure, nelle acque, ecc.; oltre all'uomo ne fanno perciò le spese animali, piante e cose (corrosione del ferro e di strutture metalliche, erosione della pietra e dei materiali edilizi, ecc.), mentre le frequenti nebbie causate dagli inquinamenti assorbono, particolarmente d'inverno, la maggior parte delle radiazioni solari, così importanti per il nostro organismo.

A conclusione di questo drammatico quadro di fatti e cifre, va sottolineato che tale flagello non risparmia ormai alcuna delle grosse concentrazioni urbane ed industriali, anche là dove si è tentato e si tenta un intervento di controllo e di regolamentazione di un effetto che ha le sue cause radicate nelle profonde fondamenta della società industriale capitalistica. Così, alza ribalta della cronaca ogni anno appaiono città diverso, con migliaia di morti per intossicazioni ed ingenti danni materiali: da Los Angeles (7.300 sono le città americane tormentate dallo smog) a Parigi (dove nel 1967 si sono accumulate nell'atmosfera ben 230.000 tonnellate di andride solforosa); da Milano a Londra (4.075 morti nel 1952); da Bolzano (dove le campagne sono contaminate dal fluoro delle industrie chimiche) a Venezia e Bologna; dalla Vallata della Mosa a Liegi; da Genova (che detiene il primato nella percentuale dei casi mortali di cancro) a Porto Marghera ed a Val Bormida; da Pittsburgh a Poza Rica nel Messico.

Ovunque domina Sua Maestà il Capitale, ed il Profitto regola il progresso industriale, là si distruggono nel tempo le stesse sorgenti di vita della specie umana.

David

Prometeo

Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.