Solgenitzin, eroe a buon mercato

Personaggi

Leggi sull'Enciclopedia Nuovissima (Editrice Calendario del Popolo - Milano), alla voce "Mejerchold Vsevolod Emilievic":

Dopo la Rivoluzione d'Ottobre aderì al potere sovietico, e fu nominato direttore della Sezione Teatrale di Pietrogrado. Nel 1920 si arruolò nell'Armata Rossa. Apprezzato da Lunaciarski, proclamò l'Ottobre teatrale, intendendo fare della rappresentazione teatrale un comizio: a questo risultato voleva pervenire con mezzi scenici d'avanguardia. Intanto sempre più frequenti si facevano le accuse di "formalismo", che si concretarono poi in una violenta campagna contro di In breve non gli fu più possibile lavorare. Stanislavski lo aiutò, offrendogli un posto di insegnante al Teatro d'Arte. Fu arrestato nel giugno del 1939, epoca dalla quale non si hanno più notizie di lui.

L'edizione dell'Enciclopedia Nuovissima è del 1961. La voce "Mejerchol" è abbastanza diffusa sulla attività registica del medesimo.

Telegrafici cenni sul suo arresto. L'Unità del 15-2 dedica a Meyerhold "il grande regista e innovatore del teatro" un articolo abbastanza diffuso di Carlo Benedetti, nel quale si precisa che Meyerhold cadde "vittima delle tragiche repressioni degli anni Quaranta e poi riabilitato del 1954". Robert Conquest, nella sua opera "Il grande terrore" (Mondadori 1970), scrive che "Mejerchold fu arrestato il 15 giugno 1939. Il giorno 14 egli era stato" invitato a fare una pubblica autocritica in una riunione di produttori presieduta da Vysinskij che era lui stesso, come osserva l'artista Jurij Annenkov, un noto produttore di drammi di un certo tipo. Mejerchold contrattaccò energicamente, dicendo:

Quella cosa pietosa e miseranda che avanza pretese al titolo di teatro del realismo socialista non ha niente in comune con l'arte... In arte, la gente cercava, sbagliava, e spesso commetteva errori e cambiava strada, ma creava realmente - a volte male e a volte in modo splendido. Dove una volta c'erano i migliori teatri del mondo ora - col vostro permesso - tutto è squallidamente regolato, aritmeticamente medio, sbalorditivamente mortale per la mancanza di talento. È questo il vostro scopo? Se è questo - oli! voi avete fatto qualcosa di mostruoso- Dando la caccia al formalismo; avete eliminato l'arte!

pag. 463

Eppure, negli anni immediatamente precedenti all'arresto e alla fucilazione, Mejerchold ancora credeva in Stalin ed addebitava la condizione che si andava determinando in Russia (l'Ezovscina) alle colpe di Ezov. Egli osservò infatti, mentre si trovava assieme a Ehrenburg (il quale meglio seppe "destreggiarsi") e Pasternak: "Essi lo nascondono a Stalin" (pag. 114 del citato vol. di Conquest). Egli credette, come credettero Majakowski ed Essenin che si suicidarono rispettivamente nel 1930 e nel 1925, come il poeta georgiano Jasvili, suicida nel 1937. Mejerchold, come molti altri poeti (Gumilev, Mandelstam, Blok, Skorbnij, Kliuev, ecc.) cadde sotto il terrore staliniano, "presumibilmente in prigione o nei sotteranei destinati alle esecuzioni anziché in un campo di lavoro" il 2 febbraio 1940.

Oggi dopo il Rapporto Krusciov (comunque mai accettato ufficialmente dalla pubblicistica comunista e dall'URSS), ammissioni vi sono state, riabilitazioni postume si sono avute, e come dicevamo più sopra, l'Unità del 15/2 ha pubblicato un articolo elogiativo dell'opera di Vsevolod Meyerchl del suo inviato da Mosca, Carlo Benedetti. Anche in opere ufficiali, la Storia del PCI di Spriano, per esempio, si citano gli anni bui dello stalinismo, anche se li si presentano come momento degenerativo di un processo strutturalmente positivo della società socialista. Si arrivano a formulare giudizi contrari a misure amministrative (termine veramente divertente, per gente che si picca di marxismo) nei confronti di scrittori come Solgenitzin, messo praticamente alla disperazione dalle persecuzioni subite durante il dominio di Stalin (9 anni di campo di concentramento), impedito a pubblicare sia pure un rigo, in costante pericolo di fare la fine di tanti altri intellettuali non allineati, cioè di essere trasferito d'ufficio in un ospedale psichiatrico o in qualche campo di lavoro, maga ri di sparire come sparì "misteriosamente" Mejerchold nel 1939.

Siamo partiti dalla citazione dell'articolo dell'Unità dedicato a Vsevolod Meyerchold, abbiamo accennato brevemente alla tragedia degli scrittori e del popolo lavoratore russo, per approdare nell'ultimo fatto interessante lo scrittore Alessandro Solgenitzin, espulso dalla Russia, manu militari allo stesso modo che, nel 1929, venne eliminato fisicamente Trotsky per l'importanza che egli ancora aveva in seno al movimento operaio mondiale, e si provvide nel 1940 a Città del Messico a rimediare all'errore. Non è stato arrestato, incarcerato o cacciato in manicomio Solgenitzin per la notorietà di cui esso ormai gode in tutto il mondo. I dirigenti russi, anziché riservargli il trattamento normale dedicato al generale Grigorienko (il manicomio), hanno preferito disfarsi di lui.

Ciò facendo, essi hanno ottenuto un risultato: di non creare martiri, di spedire in occidente (nell'occidente capitalista) un rompiscatole che coi miliardi accumulati in questi anni sarà presentato come lo scrittore più ricco del mondo (e ciò già fa la stampa di fede russa, a parte i discorsi attorno alla misure amministrative che si dice di non accettare), corrotto quindi dalle sirene capitaliste.

Concludiamo facendo rilevare come il fatto che un regime che si definisce socialista, a 57 anni dall'ottobre 1917, non abbia capacità di assorbire, accettare, una opposizione, un confronto, che sia impaurito dalla pubblicazione di opere come "Il Dottor Zivago", "Divisione Cancro", "Il Primo Cerchio", "Agosto 1914", è estremamente indicativo. Questo fatto dovrebbe far riflettere, non su errori, degenerazioni, o superficialità simili (come fa per esempio Lelio Basso sul Giorno), ma sulla natura sociale dell'URSS, se l'URSS sia uno stato socialista o se sia invece qualcosa di diverso, uno stato capitalista, cioè, con tutte le contraddizioni ad esso connesse, compresa una letteratura che non esprime una struttura sociale socialista, che non si muove sull'onda dell'entusiasmo del 1917 e anni successivi, gli anni di John Reed, di Majakovsky, dei giovani intellettuali che abbracciarono la rivoluzione leninista ma che esprime, invece, una struttura sociale che socialista non è. Se la letteratura, l'arte in genere, il costume sono sovrastrutture, ebbene andiamo a scavare in profondità, andiamo a ricercare le ragioni reali (non il culto della personalità, in merito al quale invitiamo a leggere il valido saggio di Plechanov sulla funzione della personalità nella storia) dei massacri di milioni di uomini verificatisi in Russia negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, della fisica eliminazione della intera vecchia guardia leninista, del rovesciamento totale di politica imposto da Stalin con la "bolscevizzazione" e con la teorici del socialismo in un solo paese. Andiamo, in una parola, a ripetere, con forse maggior modestia, le analisi che Marx fece del sistema capitalista, ricercandone non gli aspetti epidermici, ma le intime strutture e contraddizioni. Allora ci convinceremo che l'URSS ha solo "tentato" di realizzare il socialismo e che questo glorioso tentativo, per oggettive ragioni, è fallito, e che Stalin è stato il più valido rappresentante della controrivoluzione montante.

Scriveva Victor Serge, e ci piace riportarlo perché ancor valida oggi, come allora la sua affermazione:

Trenta anni dopo la rivoluzione, il regime più totalitario che il mondo abbia conosciuto non si sente ancora sufficientemente solido per sopportare senza rischi la minima libertà di espressione.

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Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.