Cinquant’anni fa Prometeo clandestino

Il 1 novembre 1943 iniziava clandestinamente la pubblicazione di “Prometeo” quale organo politico del partito Comunista Internazionalista. Fino al 15 ottobre 1944 furono stampati e diffusi 11 numeri; dopo cinque mesi di sospensione per le gravi difficoltà esistenti, l’uscita del giornale fu ripresa nell’aprile 1945. Durante i mesi dell’inverno 1944-’45 continuò comunque la diffusione di volantini, opuscoli e documenti dattiloscritti sulla situazione generale, la guerra e la Russia.

L’anno 21° del primo numero di “Prometeo” esprimeva la continuità con Livorno-1921 e con la testata della rivista del P.C. d’Italia pubblicata nel 1924 dalla Sinistra Italiana sotto la direzione di A. Bordiga, ed in seguito ripubblicata, dal 1928 al 1938, come organo della Frazione di Sinistra in Belgio.

La polizia fascista, nei suoi rapporti a Mussolini sulla stampa clandestina, fu costretta ad ammettere la “autenticità” di “Prometeo”, “nonostante le accuse degli altri giornali comunisti ispirate dal compagno Ercoli (Togliatti)”. (Rapporto del 14 aprile 1944).

Il giudizio degli informatori fascisti su “Prometeo” era il seguente:

Unico giornale indipendente. Ideologicamente il più interessante e preparato. Contro ogni compromesso, difende un comunismo puro, senza dubbio trotzkista, e quindi antistalinista. Si dichiara senza esitazione avversario della Russia di Stalin, mentre si proclama fedele combattente della Russia di Lenin. Combatte la guerra sotto ogni aspetto: democratico, fascista o stalinista. Lotta dunque apertamente anche contro i “partigiani”, il Comitato di liberazione nazionale e il partito comunista italiano.

Il ricorso da parte dei dirigenti del PCI ad una massiccia campagna di diffamazione politica, di menzogne e di calunnie contro gli internazionalisti di Prometeo, ubbidiva alla logica di quel potere capitalista, di cui il nazionalcomunismo rappresentava i più avanzati interessi. In qualunque modo e con ogni mezzo, di fronte al pericolo di un orientamento autonomo del proletariato verso il contatto con una forza politica e un programma di classe, la reazione e la repressione dei partiti della borghesia colpiscono immediatamente quel punto di riferimento ideologico e politico per la classe operaia.

Fino alla persecuzione e, se necessario, all’assassinio dei militanti rivoluzionari. Un compito, questo, che la borghesia - come la storia insegna - ha affidato preferibilmente ai suoi fedeli servitori socialdemocratici e nazionalcomunisti, gli ultimi soprattutto dimostratisi esperti ed efficaci nella epurazione del “settarismo” dal movimento operaio.

Così Togliatti, Secchia, F. Platone e tutto il PCI, man mano che si avvicinava il momento del passaggio ufficiale dei poteri dalle mani dei fascisti a quelle dei democratici, si scatenarono contro l’estremismo che “mira ad una accentuazione progressiva delle lotte politiche di classe (...) in modo che serva a suscitare complicazioni e disordini”. (Consiglio Nazionale del PCI -7 aprile 1945).

Alle ferme posizioni sostenute e propagandate dal Partito comunista internazionalista, il nazional-comunismo rispose, come già da tempo lo stalinismo aveva indicato in campo internazionale, con l’accusa di manovre del trozkismo- bordighismo in funzione di sostegno al fascismo e al nazismo contro l’URSS e il popolo italiano. Gli internazionalisti erano additati come “luridi ed infami sinistri, agenti della Gestapo e servitori di Hitler, provocatori e spie al servizio dell’Ovra”, eccetera. Nel gennaio 1945, l’organo della Federazione milanese del PCI, “La Fabbrica”, denunciava l’attività provocatoria (Il “sinistrismo”, maschera della Gestapo) di:

un gruppo di rinnegati, di disgregatori, di traditori, nemici dell’Unione Sovietica, che sotto il nome di un pseudo ‘Partito Comunista Internazionalista’ lanciano un appello alle masse proletarie incitandole a lottare contro il Comitato di liberazione Nazionale, contro il Partito Comunista e contro la guerra popolare che il popolo italiano sta conducendo contro il nazi-fascismo. [...] Questi agenti del nemico, invece di incitare gli operai a sviluppare la guerriglia contro i tedeschi, li invitano a lottare contro di essa. I nazisti e la Gestapo non potevano trovare degli alleati e dei servi più fidati. Sui loro giornali Prometeo, Stella Rossa ed anche Bandiera Rossa, non dicono una sola parola contro i tedeschi, contro i nazisti, non incitano alla lotta immediata contro i nazisti tedeschi, ma al contrario questi luridi fogli attaccano il Partito Comunista, perché con tutte le sue forze è sceso in lotta per la cacciata dei tedeschi dall’Italia [...]. I loschi redattori di Prometeo rigurgitano le loro sconcezze sotto il titolo ‘L’insidia del partigianesimo’. Secondo costoro il partigianesimo anti- tedesco è un’arma di cui si serve la borghesia per accecare l’operaio; secondo costoro gli operai devono rifiutarsi di raggiungere le formazioni partigiane e devono disertare la guerra. E mentre i tedeschi hanno aggredito e messo a ferro e fuoco il paese del socialismo, i sinistri uomini di Prometeo, di Stella Rossa e del pseudo ‘Partito Internazionalista’ hanno la spudoratezza di proclamare che non bisogna lottare contro i tedeschi, di predicare l’astensionismo e di invitare gli operai a non andare nelle formazioni partigiane. [...] Tutto questo lo fanno invocando i principi di Marx e di Lenin. No, questa non è la via della... sinistra. In realtà essi sono sulla via della Gestapo. L’azione criminosa ed infame di questi luridi individui deve essere smascherata e denunciata. Essa costituisce un insulto ed un tradimento per gli eroici combattenti. Essi devono essere messi alla gogna, devono essere trattati come spie e traditori, come agenti della Gestapo. E la loro stampa va bruciata.

I dirigenti del PCI si preoccupavano per i pericoli rappresentati da un crescente “dissidentismo” che si andava diffondendo in particolare nelle zone di Napoli, Roma e Milano. Scriveva Scoccimarro in una lettera del 14 dicembre 1943:

Dobbiamo, ad ogni costo, evitare che, mentre tendiamo all’unità col PS, ci sorga a fianco uno pseudo partito comunista capace di rappresentare un nuovo elemento di scissione della classe operaia.

In un suo “Rapporto di informazione” del gennaio ’45, P. Secchia accennava alla avvenuta “liquidazione dei gruppi di opposizione che vivacchiano fuori dal PCI”:

Dei vecchio rottami del bordighismo finiti nella cloaca della Gestapo e della controrivoluzione si hanno sempre più rare manifestazioni che consistono nella apparizione di qualche numero di Prometeo (...) diffuso in modo evidente per opera della polizia.

Uno dei tentativi messi in opera dal PCI e dal suo Centro nazionale fu quello di addossare ai dirigenti di prometeo, e quindi del Partito Comunista Internazionalista, la responsabilità della esistenza e del tipo di comportamento condotto, ad esempio, dal gruppo torinese “Stella Rossa”, nel quale era nota la presenza di elementi provocatori. La diffamazione usata nei nostri confronti - indicati quali “agenti volgari e prezzolanti della Gestapo” e dichiarati corresponsabili nei fatti e misfatti della stessa “Stella Rossa” - fu utilizzata alla fine della guerra per un’altra manovra politica di marca strettamente stalino-togliattiana. Esiste infatti un documento rimesso da parte del Centro del PCI alla Commissione per la Consulta. (Vedi gli atti della Commissione portati al giudizio del Governo dell’Esarchia influenzato dai ministri Togliatti e Scoccimarro.)

La eliminazione fisica del “traditore” Onorato Damen fu direttamente indicata alle squadre punitive del “nuovo” partito di Togliatti sul Bollettino della Federazione comunista milanese. Già in sede di C.L.N. gli esponenti del PCI avevano avanzato richiesta per la “liquidazione” di O. Damen e dei suoi “seguaci” senza però ottenere l’avallo ufficiale.

La campagna di denigrazioni, minacce ed istigazioni contro gli internazionalisti, voluta e condotta in prima fila dal nazionalcomunismo, otteneva purtroppo uno dei suoi obiettivi: al già lungo e tragico elenco delle vittime disseminate in tutto il mondo dai sicari di Stalin, e direttamente in Italia da quelli di Togliatti, si aggiungevano altri due nomi: quelli dei compagni Fausto Atti e Mario Acquaviva, assassinati nel marzo e nel luglio del 1945. Entrambi vittime della tecnica della eliminazione fisica dell’avversario, una caratteristica particolare del fascismo e dello stalinismo, e di tutta la controrivoluzione borghese in generale.

Diffamazioni, persecuzioni e delitti non furono sufficienti a fermare il cammino dei comunisti internazionalisti e di “Prometeo”. Per mezzo secolo, da quel lontano novembre 1943, entrambi sono rimasti fedeli alle tradizioni della Sinistra Italiana e ne hanno portato avanti i principi fondamentali, lungo il filo rosso che caratterizza l’interpretazione marxista, materialistica e dialettica, della storia.

Prometeo, che nella sua prima serie è stato il portavoce della sinistra italiana in seno al giovane Partito Comunista d’Italia quale rivista teorica di educazione marxista sotto la guida della pattuglia di avanguardia che quel Partito creò, ne tenne per qualche anno la direzione, ne difese la purezza ideologica contro l’opportunismo delle frazioni di destra; che nella sua seconda serie è stato l’organo della frazione di sinistra del P.C.d’Italia costituitasi a Pantin (Francia) nel 1928 per continuare dal di fuori l’opera di elaborazione ideologica sulla scorta degli errori commessi e delle sconfitte patite dal proletariato di tutto il mondo, - Prometeo esce ora quale organo del Partito Comunista Internazionalista, erede diretto di quella tradizione e rivendicatore di Imola e Livorno.
Il suo compito è d’inserirsi nella spaventosa crisi da cui il mondo capitalista è sconvolto, col preciso intento di portare a termine il compito affidatogli dal proletariato italiano, di essergli guida sicura nelle battaglie sociali che si avvicinano, per la rivoluzione proletaria e comunista in Italia e nel mondo.
Prometeo, nel cui nome rivive l’eroe mitologico incatenato sulle rocce del Caucaso per aver rubato agli dei e donato agli uomini il fuoco della conoscenza - rappresenta una tradizione e un programma: è l’organo della rivoluzione che si approssima, il giornale che i proletari italiani considereranno il loro.

Da Prometeo clandestino del 1-12-1943

Prometeo

Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.