La manifestazione del 22/3 a Roma

Sabato 22 marzo si è svolta a Roma la manifestazione “per il lavoro” indetta da Cgil-Cisl-Uil. La solita passeggiata organizzata ufficialmente per dare una tiratina d’orecchie al governo ma contrassegnata da una beffa in più.

Chiedere al governo di spingere sul pedale d’accelerazione nella applicazione dell’accordo sul lavoro è chiedere al governo di accelerare l’allargamento dell’area di lavoro sottopagato, precario, interinale. Questo e’ in realtà il modo in cui il sindacato finge di ricordarsi ogni tanto di lavoratori e pensionati, non solo per firmare contratti bidone, come l’ultimo dei metalmeccanici.

I “rimproveri” del sindacato al governo Prodi - lo dice Cofferati dal palco - sono più che altro ammonimenti: “Non toccate ancora lo stato sociale, almeno per questa manovrina-bis”, e a confermare la truffa - Sbrigatevi a far funzionare i meccanismi della flessibilità e le nuove forme contrattuali”.

Per quanto riguarda le pensioni, la posizione sindacale appare più rigida. Dopo aver fatto ingoiare il rospo della riforma Dini a giovani e anziani, non si possono toccare ancora previdenza e assistenza ai pochi fortunati che nei prossimi anni riusciranno ad andare in pensione e a quelli che già ci sono.

Le circa 200 mila persone che hanno sfilato perle vie dell’Urbe erano infatti per più di metà pensionati, spesati di tutto e costretti a marciare, a volte anche malamente, dai delegati sindacali che spietatamente li incitavano a muoversi e a camminare intruppati sotto il sole.

Nel diffondere Lotta di classe e nel vendere Battaglia comunista ci siamo comunque resi conto che nonostante i numeri, il consenso che il sindacato riesce ancora a ottenere dai lavoratori e dagli stessi pensionati (usati in questa occasione come “truppe cammellate”) è dettato più dalla disperazione che dalla convinzione. Molti complimenti ci sono stati fatti per l’articolo sul “patto per il lavoro” che apre Lotta di classe, da operai pugliesi e da disoccupati napoletani, ma anche alcuni pensionati si sono trovati d’accordo con noi, quando discutendo con un gruppo di loro, abbiamo attaccato l’atteggiamento della triplice nei confronti di questo governo e soprattutto di aver accettato la riforma Dini.

Non c’è che dire, la crisi avanza dimostrando sempre più l’inefficacia di ogni tipo d azione sindacale. Ma il proletariato italiano non ha ancora abbandonato le organizzazioni sindacali, che pur senza applausi e cammellando le sue truppe, con la significativa assenza dei giovani e dei metalmeccanici, riescono comunque a mobilitare e convincere a nuovi sacrifici lavoratori e pensionati. Ma fino a quando? L’impressione è che la rabbia stia covando sotterranea rischiando di esplodere (vedi i “corsisti” a Napoli) da un giorno all’altro, senza organizzazione e continuità.

Occorre intensificare il lavoro verso la radicazione dell’avanguardia rivoluzionaria nella classe e la maggior circolazione del nostro materiale, perché non si può sperare che una coscienza autonoma di classe sorga spontanea in un proletariato così disorientato e disgregato.

Alcune note di cronaca: erano completamente assenti le organizzazioni sindacali di base e le forze della cosiddetta “autorganizzazione”, inoltre pare che molti corsisti e disoccupati napoletani siano stati bloccati alla stazione di partenza (Napoli) per paura di possibili (e doverose) contestazioni durante la manifestazione. Comunque in piazza di contestazioni non ce ne sono state spontanee né organizzate e i dirigenti della trimurti possono così tirare un sospiro di sollievo. Per ora.

I compagni intervenuti a Roma

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.