Ceffoni e facce di bronzo da restituire al mittente

Una necessaria terapia d’urto

Nonostante i tanti problemi da affrontare verso una ripresa della lotta di classe, c’è ancora chi ha tempo e denaro da dedicare al recupero e alla ripubblicazione di artificiose quanto ignobili polemichette di vecchia data. E poiché oggi va di moda, fra i vari gruppi bordighisti, sparlare della fino a ieri innominabile “Battaglia comunista” e del P.C. Internazionalista formatosi nel 1943 - otto anni prima della fondazione del “vero e unico Partito” di Bordiga e C. - anche quelli di “Il partito” di Firenze si adeguano.

Per far apparire come un “transfuga” della loro scuola (e già colpito dalla “scomunica” del Maestro) chi continuò la sua militanza nell’originario Partito, i bordighisti deformano e calunniano i nostri comportamenti. In questo caso ricorrono a un articolo di Programma comunista del 1965, nel quale venivamo accusati dell’adesione a un “comitato democratico che pretese di fare del vittimismo interessato e ipocrita speculando sul cadavere di Mario Acquaviva”. (“Comunismo” n.42, 1997)

In esso non solo si inventava una diretta partecipazione politica del P.C.Internazionalista (il “lurido affasciamento”!) ma si denigravano i

sedicenti comunisti internazionalisti che non hanno alcun diritto né di rivendicare il martirio dei militanti comunisti caduti sotto i colpi dello stalinismo né di vendere questo martirio ai boia della socialdemocrazia.

Così eccoci diventare

poveri rottami di un periodo degenerativo, alla caccia del sogno di un minestrone osceno di gruppetti estremisti...

La immediata risposta di “Battaglia” (n. 1-1965) vale tuttora nei suoi punti principali. Ed ecco i fatti.

Ci si accusa, e si tenta di coinvolgere nell’accusa tutta l’organizzazione del Partito, di far parte di un Comitato per la divulgazione del volume: “200 comunisti italiani tra le vittime dello stalinismo” che aveva il compito di documentare e denunciare i crimini dello stalinismo.

Rispondiamo in termini che non ammettono equivoci anche se siamo certi di trovarci di fronte ad elementi che hanno l’abitudine di tirare il sasso nascondendo la mano:

  1. Il P.C.Internazionalista non è stato mai invitato da chicchessia (singoli o gruppi) a far parte del Comitato in parola, e mai dai suoi organi responsabili è stata discussa l’eventualità di aderire o meno a tale iniziativa;
  2. l’adesione del tutto personale all’iniziativa editoriale della pubblicazione del volume doveva significare sostegno morale all’iniziativa e solidarietà con le vittime; non aveva e non comportava alcun impegno di carattere politico.

Una precisazione del compagno Damen:

Richiesta la mia adesione a una iniziativa editoriale che pone per obiettivo una denuncia documentata delle vittime italiane dello stalinismo, rompendo così l’organizzato muro del silenzio che fin qui ha impedito, e impedisce tuttora, che molte cose siano rese note intorno a queste vittime della reazione stalinista, non ho rifiutato in quanto tale iniziativa non dà motivo a una speculazione socialdemocratica contro la violenza in genere confondendo la violenza stalinista - obiettivamente controrivoluzionaria - con la violenza rivoluzionaria, e non ha per scopo di piatire riabilitazioni a chicchessia, dato che solo competente a giudicare e riabilitare in questo genere di delitti, sarà il tribunale rivoluzionario.

È per lo meno ovvio, fino alla stupidità, che un comitato concepito sul piano di una iniziativa editoriale non potesse essere che apolitico (...) A noi interessa la denuncia di un fenomeno politico che ha insanguinato il mondo più atrocemente di una guerra, e non il nome del raccoglitore e la sua fedina politica (...)

Un’ultima considerazione: i compagni assassinati o finiti nelle galere tanto sotto il fascismo che sotto lo stalinismo non furono dei poveri fessi come ha sempre pensato certo bordighismo, ma la parte migliore di noi, il seme fecondo della prossima riscossa proletaria.

E non riduciamo a bisticcio la proprietà morale e politica del loro sacrificio!

Il compagno Acquaviva che in carcere visse al nostro fianco la fase dolorosa del suo travaglio politico, e poi, sempre al nostro fianco, iniziò la battaglia aperta contro la degenerazione stalino-togliattiana, mai desistette dal bollare di tradimento sia i capi del suo vecchio partito come la “fellonia teorizzata” di altri capi, che non avrebbe mai voluto trovare al suo fianco nei quadri del nostro partito.

Consigliamo a “Il partito” di Firenze e a tutte le rissose compagini bordighiste che pretenderebbero di dare “eccellenti lezioni di comportamento comunista”, di dedicarsi più utilmente al vaglio critico delle loro vicende politico-organizzative (?) dopo il 1952 e soprattutto all’esame di quanto, durando le loro liti interne e separazioni, è successo nel mondo che li circonda.

cd

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.