Ulivo e polo insieme per lo smantellamento dello stato sociale

Prodi e la sua consorteria pseudo progressista dimostrano di essere più addestrati e capaci nel maneggiare le redini dello stato borghese rispetto all’ex esecutivo berlusconiano, teorizzando e praticando la politica costante dei piccoli passi, contro la boria e l’arroganza degli atti proclamati. Con apparente fiacchezza e tanta furbizia, di riforma in riforma, sono passate continuamente misure che colpiscono il proletariato senza che qust’ultimo abbia opposto la benché minima resistenza.

Ora il governo dell’Ulivo si appresta a mettere mano alla ristrutturazione fondamentale per le sorti del capitale nazionale: lo smantellamento del welfare state. Così come invocato con costante martellamento dalla variegata costellazione borghese, che va dalla Confindustria ai partiti alla stampa. Per costoro sembra che la catastrofe è dietro l’angolo a causa dei salari da fame degli operai e dei troppi vecchietti che percepiscono una magra pensione dopo una vita di lavoro; mentre industriali, speculatori, affaristi di ogni risma e ricchi borghesi con pensioni d’oro passano per vittime di quegli sprechi.

Messe da parte le ordinarie lotte politiche di potere tra le forze politiche, le finzioni parlamentari tra maggioranza e opposizione, Prodi chiede al Polo che su una questione tanto importante, dove sono in gioco gli interessi di tutti, si trovi un accordo e comunità di intenti. Naturalmente si spacciano per interessi generali gli interessi particolari dei capitalisti, finché la menzogna dura è meglio non strillare per non svegliare il cane che dorme. Come dire non facciamo troppo rumore e approfittiamo di questo momento di disgregazione e di abulia del proletariato.

Siamo certi che l’appoggio non mancherà, ovviamente con gli inevitabili distinguo di facciata, ma una cosa sono le solite diatribe formali che fanno parte del bagaglio classico del cretinismo parlamentare, un’altra cosa sono i problemi sostanziali dove sono in gioco gli interessi unitari della classe borghese. Su questa base il gioco delle parti tra destra e sinistra svanisce e si concretizza un’unica entità politico-statale in opposizione al mondo del lavoro e alle stratificazioni emarginate della società.

Anni di sacrifici non sono serviti a fare uscire dalla crisi il sistema, a saggi di profitto sempre più bassi è corrisposta la crescente difficoltà a soddisfare il processo di valorizzazione del capitale. Per dare respiro alle loro economie nazionali alle varie borghesia non restava che operare attraverso un grande rastrellamento di risorse dal basso verso l’alto liquidando l’apparato della protezione sociale. I capostipiti del nuovo corso furono Stati Uniti e Gran Bretagna, modelli a cui tutti oggi si ispirano.

Mentre in passato le contraddizioni del sistema erano state esportate nella periferia capitalistica con il conseguente affamamento del proletariato di quei paesi, oggi lo stesso attacco viene portato al proletariato del centro industrializzato. E anche qui cominciamo a vederne gli effetti con il costante aumento delle sacche di povertà.

Anche l’Italia non poteva sfuggire a questa logica e non a caso il compito di demolire lo stato sociale spetta ad un governo che ha il suo pilastro nel Pds, il quale nelle vesti di partito comunista un tempo si vantava insieme ai sindacati di essere i difensori della classe operaia e delle sue conquiste.

All’ordine del giorno vi è la riforma della previdenza, della cassa integrazione, dell’assistenza e della sanità, punti sui quali Ulivo e Polo dovranno accordarsi. Non ci interessa come arriveranno a tagliare la spesa, quali compromessi di sottobanco passeranno, come il sindacato ancora una volta dovrà farli ingoiare ai lavoratori e pensionati, per quali vie tortuose Rifondazione si opporrà a tutto per non opporsi a niente. Sono balletti già visti, sporchi imbrogli borghesi che si giocano sulle spalle dei proletari per portare acqua al mulino del capitale.

Ciò che invece ci sta a cuore è vedere una inversione di tendenza rispetto alla passività sin qui dimostrata dal proletariato, che mandi in fumo i progetti borghesi. Lo stesso Prodi questa volta ha messo le mani avanti avvertendo le forze politiche che potrebbe prospettarsi un autunno molto caldo. La borghesia più intelligente e cosciente sa bene che le teorie sulla fine della lotta di classe sono pie illusioni, dato il continuo tartassamento prima o poi i lavoratori saranno costretti a rispondere duramente. Allora le forze del capitale tenteranno ancora una volta di arginare la ripresa delle lotte con l’illusione riformista, e se questo non bastasse con la repressione. In qualsiasi caso il proletariato o si renderà conto che è necessario superare questo sistema di sfruttamento, oppure ne subirà barbare conseguenze sino in fondo.

cg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.