Contro le guerre imperialiste, contro gli embarghi, per la lotta di classe

Crisi Iraq

A differenza del 1991, quando fu scatenato l'inferno su Baghdad, sembra che ora una nuova guerra del Golfo non ci sarà. Allora erano tutti d'accordo nell'attaccare l'Iraq, in quanto gli interessi dei capitalisti occidentali erano coincidenti nel mantenere alto il costo del petrolio tenendo fuori dal mercato l'offerta di quello iracheno. Ed infatti era questo il motivo dell'embargo che permane tuttora affamando il proletariato e rendendo sempre più ricchi i capitalisti non solo occidentali ma anche iracheni, che con il contrabbando si sono riempiti le tasche di denaro sonante.

Oggi le cose non stanno più così il capitale europeo, quello giapponese, quello russo hanno interesse ad un abbassamento del prezzo del petrolio e per questo hanno rifiutato l'invito degli USA ad attaccare l'Iraq di Saddam con il quale al contrario stanno stringendo accordi; è evidente che questi paesi non aspettano altro che l'embargo sia tolto per portare a compimento i loro lauti affari. E questo scontro è in atto non solo sul medio oriente ma anche per l'abbattimento dell'embargo su Cuba e sulla Libia sui quali possono riversarsi grossi investimenti.

È una lotta tra briganti e in mezzo stanno le masse proletarie e semiproletarie irachene, che pagano oggi quell'embargo (non certo sofferto dalla borghesia irachena, raccolta intorno al suo leader Saddam), e pagheranno morendo sotto le bombe in caso di attacco.

Questa è la realtà della nuova "crisi del Golfo", alla quale si può rispondere solo rilanciando la lotta al brigante: il capitale.

Contro il capitale e i suoi attacchi al salario e al lavoro; contro la borghesia e tutte le sue guerre; contro il capitale per l'internazionalismo proletario.

GLP