Contro la repressione, riprendiamo la lotta anticapitalista, combattendo ogni illusione riformista

Volantino contro la repressione

La ripresa della repressione delle lotte dei disoccupati, dei precari e degli stessi operai occupati e le nuove proposte di legge che rafforzano il potere della polizia e prevedono anche l'intervento dell'esercito per il controllo militare del territorio, sono il necessario complemento dell'attacco antiproletario in atto da parte del governo di centrosinistra. *

La Socialdemocrazia vecchia e nuova fa il suo lavoro di sempre di gestore degli interessi più globali del capitalismo e del disarmo del proletariato*. Ma oggi si trova a gestire il governo nella fase di crisi del capitale, quando i margini di concessione sono ridotti quasi a zero e il suo compito è di fare digerire al proletariato un attacco senza precedenti al salario diretto (attraverso contratti d'area, salari di ingresso e lavoro "nero"legalizzato) e a quello indiretto (tramite l'aumento generalizzato dei costi dei servizi sociali).

In una fase di crisi del capitale su scala mondiale, quando cala il saggio medio di profitto e tutti i singoli capitali si riversano preferibilmente nella speculazione finanziaria, i riformisti che per decenni ci hanno chiesto sacrifici in cambio di sviluppo e occupazione, mostrano la loro vera faccia antioperaia.

In parte a scopo preventivo, in parte per sedare le prime avvisaglie di insubordinazione sociale (come a Napoli), socialdemocratici e riformisti di vario colore abbandonano le loro ciance garantiste e cominciano a mostrare i denti anche sul piano militare, dopo averli mostrati abbondantemente sul piano della politica economica.

Solo pochi giorni fa Luca Di Montezemolo, a nome degli industriali modenesi, è venuto a Napoli a parlare chiaro: il patto territoriale di Napoli est è per ora bocciato, in quanto non ci sono ancora garanzie soddisfacenti per gli industriali e c'è ancora troppo assistenzialismo, vale a dire: liberateci dai disoccupati in piazza e da quegli operai irresponsabili che all'Ansaldo, alla Montefibre, all'Italtel, ecc., osano ancora difendere il loro posto di lavoro. *

Per i capitalisti investire al sud deve significare pace sociale, bassi salari, formazione gestita dalle aziende come supersfruttamento giovanile, mano libera ai licenziamenti, sgravi fiscali per gli investitori, controllo poliziesco del territorio.* Il messaggio a Bassolino e compari è chiaro: visto che il vostro programma è questo, cioè il nostro, sbrigatevi ad applicarlo e niente demagogia elettorale. *

Non esistono quindi nella crisi spazi per qualunque specie di riformismo, esiste solo uno stato repressivo che applica le ferree leggi del mercato.*

Una lotta alla repressione che ancora illuda i proletari sulla conquista di garanzie democratiche e non si basi esclusivamente sulla ripresa e l'estensione della lotta proletaria anticapitalista è sconfitta in partenza. *

Riprendiamo invece la nostra lotta contro la globalità dell'attacco, contro ogni trattativa al ribasso e contro qualsiasi illusione riformista.*

PCInt