Violenza di classe e violenza individuale

Così ieri i comunisti internazionalisti condannavano gli atti di terrorismo individuale, con una denuncia che costava loro le persecuzioni di tutta la borghesia, tanto della "destra" (nazi-fascisti) che della "sinistra democratica" (nazional-comunisti) - Da Prometeo n. 4, 1 febbraio 1944

La durezza del tallone della guerra e della dittatura borghese, e l’incapacità delle masse, nel caos ideologico presente, di trovar la giusta via per spezzare le catene del servaggio, spiegano in parte uno dei fenomeni tipici dell’ora che volge: lo stillicidio degli atti di violenza individuale.

Ma la "spontaneità" dei sussulti disordinati del terrorismo è sfruttata a sua volta dai fascisti per giustificare una feroce repressione, e dal blocco democratico, centrismo in testa, al quale non par vero di mantenere viva una atmosfera generica di tensione e di allontanare nello stesso tempo la minaccia di una organica e cosciente azione di classe. Si crea così una catena di assassinii politici e di rappresaglie, che ha l’unico risultato di disperdere in azioni senza avvenire la volontà rivoluzionaria delle masse.

I comunisti degni di questo nome non hanno mai fatto del problema rivoluzionario un problema di violenza individuale: l’emancipazione è per noi una lotta storica non fra individui o gruppi politici, ma di classe contro classe. Comprendiamo storicamente lo scoppio della violenza individuale, ma comprendere non significa affatto accettare e tanto meno farsi iniziatori di una politica della violenza per la violenza, la cui form ulazione teorica ha sempre avuto origine dal "ribellismo" piccolo borghese, e mai da una sana tradizione classista della lotta.

Sta di fatto che, se da un lato la violenza individuale opera col fervore della iniziativa e della quasi impunità, dall’altro lato sono gli operai e i combattenti rivoluzionari, i quali col terrorismo nulla hanno a che vedere, che pagano con la loro vita gli errori di un sistema di lotta che non è il loro, e per una causa che è loro del tutto estranea.

Il vicolo cieco della violenza individuale ha già dato i suoi primi tragici frutti con la fucilazione a titolo di ostaggi di numerosi militanti rivoluzionari e, come di solito accade, forse dei migliori. Il nostro partito, inchinando il rosso vessillo sui loro corpi straziati, addita ai giovani proletari la vera via per raggiungere il fronte di classe, che non si confonde col gesto isolato del terrorista, ma che si concreta nell’assalto della classe operaia alla cittadella borghese e nel prodigare in questa lotta tutto lo spirito di sacrificio e le riserve di eroismo di cui si dimostrano così ricchi.

La classe operaia vendicherà i suoi martiri solo col raggiungimento dei suoi obiettivi storici, a cui un’unica strada la conduce: quella della sollevazione armata per la distruzione totale dello stato capitalista.

Il suo grido sarà allora quello stesso grido di W IL COMUNISMO, che un giovane militante rivoluzionario lanciava un mese fa a Milano davanti al plotone d’esecuzione.