Trotsky e la Sinistra Comunista Internazionalista

Le nostre critiche a Trotsky non sono basate su un astratto moralismo con il beneficio del senno di poi. Negli anni venti e trenta c’era una opposizione rivoluzionaria alla degenerazione dell’Internazionale Comunista che basava la critica di quella degenerazione sulle premesse teoriche di Marx e Lenin e che usava quel metodo per criticare lo stesso Trotsky. Questa era composta dai membri fondatori del Partito Comunista d’Italia a Livorno nel 1921, militanti rivoluzionari che combattevano in seno all’Internazionale Comunista contro la politica dei “fronti unici” con i capi della socialdemocrazia, responsabile del massacro di lavoratori e rivoluzionari; erano quelli che in Italia si opponevano alla cosiddetta bolscevizzazione del Partito Comunista e all’espulsione della sinistra dal centro dirigente, nonostante essi rappresentassero la maggioranza degli iscritti, e quelli che, di conseguenza, vennero in seguito rimossi dal proprio posto nella IC.

Perseguitati dai fascisti così come dagli stalinisti, essi continuarono la loro lotta all’interno delle prigioni di Mussolini e in esilio all’estero. Nel 1928 a Pantin, Parigi, essi formalmente si costituirono come Frazione di Sinistra del Partito Comunista d’Italia (PCd’I). Per una decade, fino al 1938, essi pubblicarono in maniera ininterrotta Prometeo, prima a Bruxelles, poi in Francia. Era col nome di Prometeo, la loro pubblicazione mensile, che erano per lo più riconosciuti. Politicamente essi si basavano sulla Piattaforma della Sinistra - le tesi che Amadeo Bordiga aveva presentato nel 1926 al Terzo Congresso del PCd’I, che era stato tenuto per forza di cose fuori dall’Italia, a Lione. Qui, per la prima volta le manovre burocratiche della dirigenza “bolscevizzata” di Gramsci e Togliatti produssero una maggioranza favorevole alle tesi del “Centro” di Gramsci contro quelle della Sinistra. (1)

A Pantin essi approvarono una risoluzione che, tra le altre cose, dava le indicazioni politiche per la convocazione del Sesto Congresso dell’IC con Trotsky come presidente per reintegrare tutte le opposizioni espulse dalla IC.

La Sinistra Italiana aveva già solidarizzato con l’Opposizione Russa “in difesa dei vittoriosi principi d’Ottobre” ma aveva sottolineato che “esistono differenze”. Trotsky, dal canto suo, accolse caldamente l’esistenza della Sinistra Italiana, tanto che nella sua replica a Prometeo del 25 Settembre 1929 affermava:

La Piattaforma della Sinistra (1926) ha prodotto una grande impressione su di me. Io penso che sia uno dei migliori documenti pubblicati dalla Opposizione internazionale e in molte cose conserva il suo valore fino a questo stesso giorno.

Scritti di Leon Trotsky, 1929 p.318

Ma egli voleva lasciare al tempo ed agli eventi la verifica delle loro mutue comprensioni. Questo “scambio” era un riflesso delle fondamentali differenze iniziali. Per cominciare, la Sinistra Italiana riconosceva che la propria dispersione fisica era un prodotto della contro-rivoluzione e sentiva il bisogno di capire quello che era successo al proletariato durante questo periodo e di tracciare un bilan (bilancio) per la rinascita della classe operaia e del suo partito. Quindi, sebbene essa sostenesse il progetto di Trotsky per un centro di tutte le opposizioni internazionali, non poteva lavorare direttamente sotto il segretariato trotskista, poiché esso non aveva una piattaforma politica fondata sulla lezione della Rivoluzione d’Ottobre. Il criterio negativo dell’anti-stalinismo era giudicato una base d’azione inadeguata. L’atteggiamento della Frazione fu riassunto in una lettera di Vercesi (in quel momento uno dei principali membri della Frazione ed editore di Prometeo):

Ci sono molte opposizioni. È un male, ma non c’è altro rimedio che il confronto tra le loro opposte posizioni ... Se esistono così tante opposizioni, è perché ci sono molte ideologie la cui sostanza reale deve essere resa chiara. E questo non può proprio essere fatto attraverso la semplice discussione in una organizzazione comune. La nostra parola d’ordine è portare i nostri sforzi alla conclusione finale senza essere dirottati verso una “soluzione” che sarebbe in realtà una sconfitta.

Lettera in Contre Le Courant n. 13, Agosto 1928

La principale differenza tra le posizioni di Trotsky e quelle della Sinistra Italiana in questo momento riguarda il fronte unico. Nelle Tesi di Roma, formulate nel 1922 da Bordiga per il PCd’I, prima che la sinistra fosse espulsa dalla direzione, i comunisti italiani per primi sollevarono la propria bandiera contro il declino della Internazionale Comunista, che, nel suo Quarto Congresso, tenuto in quell’anno, fece un deciso passo indietro verso la socialdemocrazia - un passo approvato da Trotsky. I socialdemocratici che avevano condotto ed organizzato il massacro del fiore della classe operaia tedesca ora venivano ribattezzati come “partiti operai” e con loro veniva cercata un’alleanza contro il pericolo fascista. Nelle Tesi di Roma i comunisti italiani contestavano la tattica dei fronti unici. Sebbene non respingesse le necessità tattiche o i metodi “indiretti” di lotta, quando la classe fosse sulla difensiva, la Sinistra Italiana rifiutava gli “espedienti” e le “manovre” che erano intesi a ottenere un consenso di massa ma solo al prezzo di minare la difficile conquista della indipendenza politica del partito rivoluzionario per cui i bolscevichi avevano lottato dal 1903 al 1922. Questo era il motivo per cui il Partito Comunista d’Italia sotto Bordiga applicava la tattica dei “fronti unici dal basso”, cioè lavorare con gli operai dei partiti socialdemocratici dove lotte comuni erano possibili, ma non con le loro organizzazioni. Ciò lasciava il Partito Comunista d’Italia libero di criticare senza pietà la dirigenza della socialdemocrazia per il suo collaborazionismo di classe. Tuttavia non era questo il modo in cui l’IC intendeva i fronti unici, dal momento che essa proponeva alleanze formali con le vecchie dirigenze anti-operaie della socialdemocrazia e questo portò solo ad ulteriore confusione.

Per Trotsky, comunque, il fronte unico rappresentava il maggiore risultato conseguito dal Comintern. Egli basava sempre la sua impostazione politica sui primi quattro congressi, mentre la Sinistra Italiana si basava sui primi due. La spaccatura che stava per aprirsi tra loro derivava dalla visione di Trotsky della socialdemocrazia come corrente essenzialmente proletaria, dato che organizzava una parte della classe operaia. La Sinistra Comunista invece capiva che con questo criterio si poteva qualificare qualsiasi forza contro-rivoluzionaria come proletaria. L’obiettivo dei comunisti è combattere per rendere chiari i principi del comunismo alla classe operaia. La spaccatura tra la Sinistra Italiana e Trotsky ora diveniva un baratro. Nel 1933, con Trotsky che ancora rifiutava di vedere la necessità di altro che non fosse il consolidamento organizzativo di tutte le opposizioni sotto la sua direzione, la Frazione Italiana decise che dovevano fare da sola il lavoro di chiarificazione politica. A novembre fu pubblicato il primo numero di Bilan.

Dopo il 1933 Trotsky consolidò il suo approccio strategico che indirizzava gli sforzi dei suoi sostenitori verso la ricerca di accordi con le forze anti-proletarie, piuttosto che verso un riallineamento con le rimanenti frazioni rivoluzionarie.

Tre specifiche scelte mostrano che le implicazioni di quell’approccio avevano già portato i trotskisti fuori dal campo proletario prima della pubblicazione del loro Programma di transizione (2) nel 1938. I tre punti principali, che devono essere trattati in dettaglio, sono l’ingresso dei trotskisti nelle organizzazioni della Seconda Internazionale, il loro sostegno alle forze anti-fasciste spagnole durante la Guerra Civile e la loro interpretazione dell’anti-imperialismo nelle guerre in Cina e Abissinia/Etiopia.

La “svolta francese” del 1934

Nel 1934 il movimento trotskista, poi conosciuto come Lega Comunista Internazionale, attuò quella che Trotsky descrisse come “la svolta più seria di tutta la storia”. (3) Cominciando dalla sua sezione francese, Trotsky spronò i suoi sostenitori ad unirsi ai partiti della Seconda Internazionale e ad altre organizzazioni equivalenti en bloc. La soluzione indicata da Trotsky al fallimento dello stalinismo era la regressione alla socialdemocrazia. Questa era una rottura con tutto quello per cui la classe operaia aveva lottato nel periodo tra il 1914 e il 1926. Significava ritornare al sostegno dei fronti imperialisti, ai vecchi sindacati che avevano appoggiato la guerra imperialista, a quelli che avevano attivamente portato al massacro di comunisti e lavoratori durante il periodo rivoluzionario susseguente al 1917. Ciò nonostante la tattica si diffuse subito nelle altre sezioni, soprattutto in Gran Bretagna, USA e Spagna. L’idea dell’ “entrismo” trotskista, attraverso cui generazioni di trotskisti hanno rafforzato le organizzazioni politiche socialdemocratiche, nacque quindi con “la svolta francese”.

L’organizzazione trotskista prese la decisione di fare “la grande svolta” nell’estate del 1934 dopo pesanti pressioni politiche di Trotsky, allora residente in Francia. Un anno prima, i compagni della Frazione di Sinistra del Partito Comunista d’Italia, erano stati burocraticamente emarginati dalla discussione dai trotskisti. Essi avevano anticipato, e criticato, la traiettoria di Trotsky e dei suoi seguaci. Nella rivista Bilan i nostri compagni argomentavano che la strategia trotskista era un sostituto essenzialmente reazionario degli sforzi di tracciare insieme un’analisi del riflusso dell’ondata rivoluzionaria proletaria. Scrivendo nell’agosto 1933, essi giudicavano gli approcci di Trotsky ai socialdemocratici di sinistra come un movimento “verso la Internazionale Due e Tre Quarti”. Essi argomentavano che:

Trotsky sta commettendo un errore colossale nel chiamare a un lavoro comune con i socialisti di sinistra allo scopo di costruire un nuovo partito rivoluzionario.

L’approccio della Frazione di Sinistra, in contrasto con i trotskisti, riguardava precisamente la questione della necessità di analizzare e comprendere la natura del periodo, piuttosto che intraprendere manovre organizzative nel tentativo di creare un partito di massa quando non c’era possibilità materiale di farlo.

Il proletariato soffrì nel 1927 una terribile sconfitta nel non riuscire a contrastare l’ondata contro-rivoluzionaria del Centrismo. [Il termine stalinismo sarebbe oggi una definizione più corretta, anche se bisognerebbe aggiungere altre specificazioni per sottolineare che il processo storico non può essere dettato da un individuo all’interno dei partiti comunisti - ndr] Dichiarare oggi che vogliamo creare nuovi partiti sulla base dei primi quattro congressi dell’Internazionale è come comandare alla storia di pedalare all’indietro di dieci anni. Significa rifiutarsi di comprendere gli eventi che hanno avuto luogo dopo questi congressi e significa poi voler costituire nuovi partiti in un ambiente storico non adatto. La situazione storica in cui noi vorremmo che i nuovi partiti fossero costituiti domani è già definita dall’esperienza accumulata dall’esercizio del potere proletario e da tutta l’esperienza del movimento comunista mondiale. I primi quattro congressi rappresentano, in questo lavoro, un oggetto di studio che deve essere sottoposto ai più approfonditi esami e critiche. Se noi dovessimo accettarli come se fossero vangelo, arriveremmo alla seguente conclusione: la morte di Lenin, o la rimozione di Trotsky, furono le cause della vittoria del capitalismo in un numero di nazioni e del successo del Centrismo in URSS e nell’Internazionale.

Gli autori di Bilan, dunque, capirono che i tentativi trotskisti di corteggiare la social-democrazia si sarebbero conclusi con un ignobile fallimento. Essi correttamente previdero il punto nel quale i trotskisti si sarebbero trovati nel 1938:

L’immaturità della situazione [cioè la mancanza di una comprensione della fase storica] ci dà un sentore della forte probabilità che la “Internazionale due e tre quarti” attualmente in gestazione sarà ridotta a nient’altro che un semplice cambiamento di etichetta dell’ILO [l’Opposizione Internazionale Trotskista di Sinistra - ndr].

Per Trotsky e i suoi seguaci la “svolta francese” e il riorientamento verso la seconda internazionale e gli altri partiti del capitale erano una ulteriore applicazione pratica della politica dei “fronti unici”, che era stata adottata dal Comintern durante il riflusso dell’ondata rivoluzionaria (1920-22). Durante gli anni trenta, sia gli stalinisti che i trotskisti stavano per trarre conclusioni contro-rivoluzionarie da quella posizione.

A questo punto, per la Sinistra Italiana (come stava ora per essere conosciuta) Trotsky e il trotskismo cessano di essere una corrente proletaria. Essa annunciò che ora:

... è necessario condurre una battaglia implacabile e spietata contro lui e i suoi partigiani che hanno attraversato il Rubicone e (si sono) ricongiunti alla socialdemocrazia.

Bilan

Un anno prima Stalin aveva formalmente portato l’URSS di nuovo nel teatro dei capitalismi in competizione entrando in quel “covo di briganti” (Lenin), la Lega delle Nazioni. Il suo scopo era semplice. L’obbiettivo di Hitler di una “drang nach osten” (spinta verso oriente) era ovvia a tutti. Stalin capì che un attacco all’URSS era inevitabile, e quindi provò a stabilire un’alleanza con Francia ed Inghilterra. L’impegno del Comintern in ciò doveva arrivare nel Settimo Congresso nel 1935, relegando il suo radicalismo temporaneo (fino al VI Congresso, dove si coniò il termine di "socialfascismo") contro la socialdemocrazia nei libri di storia. Definì non solo i socialisti, ma anche ogni partito liberale, radicale o in qualche maniera anti-fascista, come amici della democrazia. Il fronte unico aveva ora raggiunto il suo apogeo nel Fronte Popolare. La risposta della Frazione Italiana era di recidere ogni legame - anche quelli vagamente di opposizione - con il Comintern e stabilire che il Settimo Congresso era un punto di svolta per tutti i PC. Nel frattempo, Trotsky denunciava il Fronte Popolare come una perversione del fronte unico, ma la sua critica mancava di forza, dal momento che accettava l’idea fondamentale del Fronte Popolare - la difesa dell’URSS dalla minaccia nazista. E ancora, le forze che avevano “preparato le basi del fascismo” nella sollevazione rivoluzionaria dopo la Prima Guerra Mondiale, erano precisamente le organizzazioni in cui Trotsky aveva incoraggiato i suoi sostenitori ad entrare - i partiti socialisti.

Dopo l’ascesa di Hitler, l’anti-fascismo - cioè l’opposizione ad una particolare versione dell’imperialismo capitalista - significò crescente appoggio all’altra sua versione - la democrazia capitalista. Questo si espresse in Spagna, in Cina ed infine nella Seconda Guerra Mondiale. Era l’ideologia che mascherava gli appetiti tradizionali delle potenze capitaliste e che le abilitava ad arruolare milioni di proletari nei propri eserciti. Come abbiamo visto, anche Trotsky chiamò al sostegno di questa crociata in termini di difesa dell’URSS. Un anno dopo il suo omicidio l’URSS finalmente ottenne quello che sospirava - una alleanza con le potenze occidentali, compresi gli USA, “nella difesa della democrazia”.

La Guerra Civile Spagnola

Il primo passo nella legittimazione dell’anti-fascismo come politica di difesa dell’imperialismo occidentale e stalinista venne fatto in Spagna.

Come abbiamo già visto, Trotsky aveva esplicitamente declinato gli inviti della Sinistra Comunista Italiana a riesaminare la degenerazione della rivoluzione russa all’interno del contesto del complessivo riflusso dell’onda rivoluzionaria. Il rifiuto di Trotsky di rendersi conto della dimensione di quel riflusso lo portò a fraintendere la natura degli eventi e conseguentemente quale avrebbe dovuto essere la risposta dei marxisti ad essi. Nell’aprile del 1936 egli scrisse che

la situazione in Spagna è di nuovo diventata rivoluzionaria. (4)

Infatti, nel giro di alcuni mesi i suoi sostenitori, lungi dal cercare posizioni proletarie indipendenti - il prerequisito basilare per riprendersi dopo quindici anni di sconfitta - erano stati spinti a combattere per la borghesia spagnola contro le armate di Franco. I trotskisti dei giorni nostri provano a offuscare le posizioni che furono prese, perciò facciamo in modo che non ci sia confusione. Nel febbraio del 1937 Trotsky scrisse:

Solo codardi, traditori o agenti del fascismo possono rinunciare ad aiutare le forze repubblicane spagnole. Il compito elementare di ogni rivoluzionario è lottare contro le bande di Franco, Mussolini e Hitler. (5)

Di nuovo, nel settembre dello stesso anno:

Dovunque e sempre, in ogni dove ed in ogni quando i lavoratori rivoluzionari non sono abbastanza forti nell’immediato per rovesciare il regime borghese, essi difendono anche la marcia democrazia borghese dal fascismo. (6)

Più avanti nello stesso articolo egli avanzò una possibile obiezione:

... durante una guerra tra due stati borghesi, il proletariato rivoluzionario ... deve prendere la posizione secondo cui “la sconfitta del nostro governo è il male minore”. Questa regola non è applicabile anche alla guerra civile in cui due governi borghesi stanno combattendo l’un contro l’altro? Non è applicabile ... Nella guerra civile spagnola, la domanda è: democrazia o fascismo ... I rivoluzionari possono essere vincenti infliggendo sconfitte militari al nemico numero uno: il fascismo. (7)

Cina ed Etiopia

Dopo aver trattato i primi adattamenti trotskisti alla socialdemocrazia e all’anti-fascismo, i casi di Cina ed Etiopia forniscono ulteriore prova dell’appoggio trotskista al “male minore” in tempi di guerra imperialista.

Una serie di citazioni del 1937 serve a mostrare la dimensione e la sistematicità con cui Trotsky incitò i suoi seguaci a prendere parte alle guerre sino-giapponesi. Molti degli articoli da cui le citazioni sono tratte erano, almeno in parte, polemiche contro gli oppositori della Sinistra Comunista non-trotskista che correttamente argomentavano contro tali concessioni al “difensivismo”.

... il compito di tutte le organizzazioni dei lavoratori della Cina era di partecipare attivamente e in prima linea all’attuale guerra contro il Giappone ... (8)... noi dobbiamo attentamente distinguere tra stati imperialisti e nazioni arretrate, coloniali e semi-coloniali. L’atteggiamento delle organizzazioni della classe operaia non può essere lo stesso. L’attuale guerra tra Cina e Giappone ne è un classico esempio ... Solo agenti consci o inconsci dell’imperialismo giapponese possono mettere le due nazioni sullo stesso piano. (9) Una vittoria giapponese favorirà la reazione. Una vittoria cinese avrebbe un carattere progressista. Per questo la classe operaia del mondo sostiene con tutti i mezzi la Cina contro il Giappone. (10)

Nel caso dell’Etiopia, una fonte diversa mostra una posizione esattamente parallela presa dai trotskisti in Gran Bretagna. C.L.R. James, allora (1936) entrista nell’Independent Labour Party (ILP), argomentava:

... che l’I.L.P., per suo dovere nei confronti dei popoli coloniali, deve assisterli nella loro lotta contro il fascismo italiano. (11)

James rende la posizione anche più chiara. Egli replicò ad una frecciata che

tu [James e i trotskisti, ed.] sostieni la guerra strumentalizzando le vite degli etiopi ma rifiuti di usare il tuo stesso corpo per la guerra che tu spalleggi

arruolandosi per prendere servizio sotto Hailé Selassié. (12)

Questi esempi illustrano il processo attraverso cui i trotskisti abbandonarono il campo proletario negli anni trenta. Essi non vengono forniti per sminuire l’eroismo dei trotskisti che furono trucidati in Siberia (insieme a membri della sinistra comunista russa) durante gli ultimi anni trenta. Non cerchiamo neppure di insinuare che Trotsky stesso sia mai stato un agente consapevole dell’imperialismo. Quello che noi tentiamo di dimostrare è che le posizioni prese dai tardo-trotskisti non sono aberrazioni. Esse sono parte della metodologia di Trotsky e del trotskismo. Lo spostamento su posizioni contro-rivoluzionarie fu preparato e completato durante la vita di Trotsky.

Il Partito Comunista Internazionalista dopo la Seconda Guerra Mondiale

Mentre Trotsky andava sviluppando il suo piccolo contributo in difesa del capitalismo, la Sinistra Comunista Internazionale era all’inizio frammentata in piccoli gruppi e i suoi membri dispersi o imprigionati. Comunque, con le prime reazioni del proletariato contro la guerra in Italia, nel 1942-43, riuscì a ricostituirsi come partito, il Partito Comunista Internazionalista. Questo ha continuato ad esistere fino ai giorni nostri tenendosi saldo ai principi rivoluzionari basilari dei primi due Congressi dell’Internazionale Comunista. Difendere una posizione disfattista rivoluzionaria verso il fascismo come pure verso l’anti-fascismo: era l’unico partito politico uscito dalla Seconda Guerra Mondiale ad adottare questa scelta, sia in teoria che in pratica. (13) Esso strappò molti giovani militanti ai ranghi dei partigiani stalinisti e per un certo periodo guidò migliaia di lavoratori in lotta nell’Italia post-bellica. La restrizione di questa lotta all’Italia e la ricostruzione capitalista dopo la Seconda Guerra Mondiale impedirono al nuovo partito di esistere fuori dall’Italia dopo il 1952. (14) In questo anno il PCInt produsse una piattaforma che era la più chiara espressione al tempo stesso dei metodi e degli obbiettivi della Rivoluzione d’Ottobre.

Nel 1977 diede un significativo contributo alla formazione del futuro partito mondiale del proletariato iniziando una serie di conferenze internazionali di gruppi della Sinistra Comunista e a partire dal 1983 ha ispirato la formazione del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario. Con la costituzione di questo bureau si apre una nuova fase nel processo verso la ricostituzione del Partito, basato sulle lezioni dell’esperienza rivoluzionaria proletaria. In contrasto con questo lavoro di ricostruzione, il trotskismo, con la sua miriade di divisioni (almeno 20 in Gran Bretagna dal 1945), va di crisi in crisi, nelle quali i trotskismi “più puri” si susseguono l’un l’altro ad un ritmo vertiginoso. Il trotskismo è un vicolo cieco per i "simpatizzanti" del capitalismo di stato, i sostenitori critici della prima URSS e della guerra imperialista, che stanno girando in tondo nel tentativo di trovare una via d’uscita.

La profusione di sette trotskiste esistenti oggi è testimonianza della massa di contraddizioni che costituiscono gli elementi del trotskismo e, oggettivamente, questi raggruppamenti rappresentano l’ala sinistra dell’apparato politico della borghesia. Essi si battono non per l’emancipazione del proletariato, ma per una forma di capitalismo di stato nel quale vorrebbero essere i nuovi capi. Oggettivamente essi fungono da ala sinistra dei partiti social-democratici o stalinisti (e loro variegati eredi politici), fornendo a questi partiti una copertura dagli attacchi provenienti da posizioni politiche rivoluzionarie e, in maniera ancora più importante, dando loro credibilità agli occhi della classe operaia. Restando attaccati in maniera acritica alla formula secondo cui il proletariato ha solo una “crisi di direzione”, essi non riescono a riconoscere le condizioni reali per la rinascita del partito rivoluzionario. Queste dipendono dalle oggettive necessità di lotta del proletariato e dalla chiarezza programmatica del partito stesso. Incapaci di cogliere queste condizioni basilari, i trotskisti non possono uscire dal loro storico vicolo cieco senza riprendere il percorso seguito dal proletariato fino alle esperienze rivoluzionarie. Nel fare ciò dovrebbero, ovviamente, smettere di essere trotskisti, dal momento che non solo dovrebbero abbandonare le loro convinzioni fondamentali, ma dovrebbero anche riconoscere la natura borghese, anti-rivoluzionaria del trotskismo stesso.

(1) Ironicamente, parte delle manovre ha riguardato una campagna denigratoria contro Bordiga che, nelle pagine del giornale di partito, l’Unità, fu tacciato di trotskismo nel periodo 1925-26. Nel 1930 Bordiga stesso fu infine espulso dal PCd’I per il suo presunto trotskismo. Per ulteriori approfondimenti vedi Damen, Gramsci fra marxismo e idealismo, ed. Prometeo.

(2) Il documento di fondazione della IV Internazionale trotskista.

(3) Scritti di Leon Trotsky (1934-35), II Edizione (1974), Pathfinder Pess, page 44.

(4) The Spanish Revolution (1931-39), Leon Trotsky, (1973), Pathfinder Press, pag 211.

(5) Ibidem, pag. 242.

(6) Ibidem, pag. 282.

(7) Ibidem, pag. 283

(8) Writings of Leon Trotsky (1937-38), (1970), Pathfinder Press, page 107

(9) Ibidem, pag. 109

(10) Ibidem, pag. 211

(11) Against the Stream, Sam Bornstein e Al Richardson, (1986), Socialist Platform, pagina 183.

(12) Ibidem, pag. 186.

(13) Per ulteriori informazioni sui primi anni del PCInt., si vedano le serie di Workers Voice n. 73-74 e n.78 (numeri arretrati disponibili all’indirizzo della CWO) e i numeri 3-4 di Prometeo IV serie.

(14) In questo momento il PCInt è sopravvissuto alla crisi seguita al ritorno di Bordiga all’attività rivoluzionaria dopo 20 anni di assenza dalla scena politica. Come Trotsky, egli portò enorme prestigio alla politica rivoluzionaria alla luce dei suoi contributi precedenti - ma portò con sé anche il peso del passato. Incapace di comprendere la reale natura dell’URSS, vacillando sulla necessità del partito in questo periodo, incapace di vedere che la fase progressiva delle lotte nazionali era finita e non riuscendo a cogliere la natura dei sindacati come bastioni del capitalismo nella sua fase imperialista, egli mise a rischio il paziente lavoro di sviluppo teorico della Sinistra Italiana per due decadi. Bordiga non entrò mai nel PCInt, ma la sua riapparizione costò ad esso numerosi quadri e fu non prima del 1952 che la sua opposizione poté finalmente essere sconfitta.

Trotsky, trotskismo, trotskisti

Il presente opuscolo è la traduzione dell'omonimo lavoro dei compagni inglesi della Communist Workers Organisation. Può essere considerato il completamento di un precedente lavoro della Cwo degli anni 1970 ora completamente esaurito e lo sviluppo di alcune linee di analisi contenute nell'articolo Kronstadt 1921 di Prometeo IV Serie n. 5 (settembre 1981).

Le posizioni qui espresse rappresentano il patrimonio comune del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario in tema di rapporto con il movimento trotskista, sia per quanto riguarda il metodo di analisi sia le linee generali di giudizio della stessa Urss. È questa la ragione per la quale il documento è tradotto e pubblicato in più lingue.