La candidatura di Rutelli a sfidante del Polo

Nello zoo politico della borghesia ci sono solo esemplari antiproletari

Agli oppressi si permette una volta ogni tanti anni di scegliere quale dei rappresentanti della classe dominante li rappresenterà e li opprimerà nel parlamento!

@Lenin, Stato e rivoluzione

Di solito noi non amiamo citare dai testi classici del marxismo, perché la citazione può puzzare di chiesa, cioè di ripetizione vuota e ritualistica, del tutto staccata sia dal contesto da cui è estratta sia dalla situazione che vorrebbe illustrare; come si sa, negli anni settanta era diventata una specie di mania in cui si distinguevano i maoisti nostrani, ora in gran parte affaccendati a occupare sedie e a gonfiarsi il portafoglio nelle stanze dei bottoni della borghesia.

Detto questo, però, non siamo maniaci nemmeno del contrario e, quando occorre, riteniamo giusto riprendere frasi che, come quella sopra riportata, sintetizzano come meglio non si potrebbe l'essenza della democrazia borghese in generale e, quindi, anche la pagliacciata, ora conclusasi, che va sotto il nome di premiership. Per giorni, se non per settimane, i mass media ci hanno rintronato con la telenovela avente per oggetto la questione di chi, all'interno dell'Ulivo, dovesse guidare la coalizione nelle prossime elezioni politiche contro Berlusconi, cavaliere della destra più bieca. I sordidi giochi di potere all'interno della borghesia "progressista" schieravano da una parte l'"Asino" Rutelli, dall'altra il "topo" Amato, per decenni integerrimo - così dicono - servitore e amministratore, oltre che di se stesso, dello stato e dei suoi governi, sempre nel solco di un coerente indirizzo politico antioperaio. Alla fine - è noto a tutti - quest'ultimo si è "signorilmente" tolto di mezzo per incoronare campione dell'Ulivo l'attuale sindaco di Roma, che, tra le varie referenze, può vantare anche quella di non aver mai perso un'occasione per trasformarsi in solerte maggiordomo del Vaticano, per es. mettendo a disposizione le strutture del comune capitolino per il mega businness dell'anno, altrimenti detto "Giubileo".

Ma al di là di questi aspetti, quello che preme sottolineare è l'assoluta intercambiabilità degli schieramenti e dei politici borghesi per quanto concerne le questioni fondamentali riguardanti la vita del proletariato. Certo, nel Polo potranno esserci più bottegai e piccoli borghesi ottusi e carogneschi, che metterebbero direttamente ai ceppi gli immigrati, applicando per intero la "filosofia" del Ku Klux Klan; o legioni di bavosi bigotti, accaniti frequentatori di giovanissime e sfruttatissime prostitute, che si mobilitano per il finanziamento statale diretto alle scuole cattoliche, baluardo di libertà e di moralità; ma in fondo - e senza nemmeno andare troppo giù, anzi! - i programmi antioperai dei due schieramenti si equivalgono, appunto. Lo dicevamo prima dell'avvicendamento Polo-Ulivo e lo ripetiamo ora, tanto più che questi sei anni di governi centrodestra-tecnici-centrosinistra hanno abbondantemente confermato le nostre analisi. I tagli radicali al salario differito (pensioni, sanità, servizi sociali in genere) progettati e incominciati dal Polo sono stati scrupolosamente messi in pratica o proseguiti dai "premier" successivi; la flessibilità e la precarietà della forza-lavoro hanno avuto un'accelerazione potente da Prodi in poi; il finanziamento statale alle scuole private cattoliche e/o confindustriali - in forma diretta o indiretta - è andato avanti come non mai, per non parlare della privatizzazione dei servizi sociali e della scuola che è ormai un dato di fatto. E potremmo proseguire ancora nell'elenco delle prodezze antiproletarie compiute da Polo e Ulivo (a dir la verità, finora più da quest'ultimo), ma, per farla breve, ci basta ricordare che durante gli ultra padronali referendum radicali della primavera scorsa, il partito dell'"Asino", a cui appartiene Rutelli, aveva lasciato libertà di voto ai propri elettori, proprio come Forza Italia. La verità è che mai come oggi i parlamenti e i governi sono nient'altro che comitati d'affari della borghesia e, per di più, di settori sempre più ristretti della borghesia medesima. Basta guardarsi intorno per constatare senza fatica che, al di là delle specificità nazionali - decisamente secondarie - le politiche economico-sociali messe in atto dai governi dei diversi paesi sono pressoché identiche, perché identica è la base che le esprime: un capitalismo che si trascina in una crisi strutturale quasi trentennale.

Che cosa promette Rutelli? Più posti di lavoro (fatti di precarietà e di sottosalario, aggiungiamo noi): come Berlusconi; più sicurezza dei cittadini (cioè più stato poliziesco): come sopra; interventi diretti a favorire la competitività del "sistema Italia" (più soldi ai padroni): uguale; meno tasse (per gli evasori e i ricchi): idem; ecc. ecc.

Se ci è permessa un'altra citazione (l'ultima), Marx diceva che il paese più sviluppato indica la strada a quello più arretrato. Ebbene, anche la politica italiana si è ormai appiattita sul modello yankee: invece di agitare i programmi (perché tanto sono uguali), gli sfidanti lottano fino all'ultimo lifting, all'ultimo sorriso plasticato, supportati da sponsor miliardari, indispensabili per coprire una campagna elettorale dai costi sempre più astronomici; ma almeno, negli USA, le congreghe di loschi faccendieri che si chiamano parlamentari ufficialmente non pescano - a nostra conoscenza - nel bilancio statale.

In Italia, come negli States, sta diventando sempre più evidente che la politica borghese è una cosa da ricchi per ricchi e aspiranti tali; ma anche qui, come di là dall'oceano, l'astensionismo genericamente popolare è solo frutto di disincanto e disillusione, sempre soggetto, dunque, a essere catturato da chi sa toccare meglio le corde di un'emotività irrazionale e incosciente: il "pericolo fascista", il "pericolo comunista" (Rutelli!!), quattro lire "restituite" dopo anni di sistematiche rapine alle tasche proletarie ecc. ecc. Sta a noi, allora, rivoluzionari comunisti riconvertire rabbia e delusione in una corretta prospettiva anticapitalista: è un compito colossale, certo, ma siamo qui per questo.

CB

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.