Il nemico non è solo il fascismo ma il capitale!

25 Aprile 2001

Il fascismo - espressione particolarmente brutale del dominio borghese - è sorto per reprimere lo slancio rivoluzionario della classe operaia ed il suo partito rivoluzionario, nei primi anni '20; oggi non ha senso parlare di pericolo fascista per il semplice fatto che la lotta di classe proletaria, che solo sporadicamente si manifesta, non costituisce ancora un pericolo per il potere dei padroni.

La "Liberazione" ha significato la capitolazione del proletariato, allora in armi, agli interessi borghesi, allontanando definitivamente la possibilità di una rivoluzione comunista.

Fu tragico errore dei partigiani, traditi dal loro partito - il PCI che nella resistenza si schierò per la difesa della patria e della borghesia italiana - separare la lotta al fascismo dalla lotta più generale contro il modo di produzione capitalista: chi restò fedele a questa concezione pagò anche con la vita, come Fausto Atti e Mario Acquaviva, internazionalisti trucidati da sicari stalinisti nel'45.

Allora, come oggi, il nemico è il capitalismo nel suo complesso, e non una sua forma particolare, sia essa fascismo, neoliberismo, democrazia borghese o "Impero": ed è il proletariato che può abbatterlo!

È in uno squallido contesto democratico che il prossimo 13 maggio si celebrerà l'ennesima farsa elettorale. Lontani anni luce dai problemi dei pensionati, dei lavoratori e dei milioni di disoccupati, in questa squallida campagna elettorale tutti i raggruppamenti politici danno ancora una volta dimostrazione della loro natura di veri comitati d'affari che litigano esclusivamente per la spartizione del potere. Si accusano reciprocamente di copiarsi i programmi, ma nella realtà l'unico conflitto esistente è tra una classe lavoratrice sempre più bastonata e una borghesia e i suoi rappresentanti politici sempre di più impegnati a bastonare il proletariato.

Se nelle campagne elettorali si scontrano per la conquista del potere, nella realtà di tutti i giorni sono uniti nel tagliare le pensioni, la sanità, i salari, gli stipendi e quel che rimane dello stato cosiddetto sociale. È la crisi economica del capitalismo che impone di attaccare quotidianamente il mondo del lavoro. Una crisi economica che nasce dalle contraddizioni strutturali del capitale e che la borghesia cerca di gestire attaccando su ogni fronte il proletariato.

Disoccupazione di massa, continui tagli ai salari e agli stipendi, pensioni da fame, questi sono i risultati di 30 anni di crisi economica. Ma gli attacchi subiti dalla classe lavoratrice non finiscono mai; la borghesia e i suoi rappresentanti sono impegnati nell'imporre ulteriori provvedimenti che nei fatti peggiorano le nostre condizioni di vita: la disoccupazione aumenta e i lavoratori occupati subiscono una precarizzazione sempre maggiore del loro posto di lavoro.

Appoggiare questi comitati d'affari significa accettare un futuro fatto di disoccupazione, pensioni e salari da fame. Per boicottare questa ennesima farsa elettorale bisogna astenersi dal voto.

PCInt