Protagonisti e prospettive della rivolta argentina

Dai nostri compagni sudamericani

L'Argentina è in rivolta. La crisi economica l'ha letteralmente divorata, trasformando uno dei paesi potenzialmente più ricchi del mondo in un paese di disperati.

Qualunque sia il risultato della lotta, il proletariato argentino ha fatto passi significativi: finora si sono raggiunti due grossi obiettivi che testimoniano il potenziale rivoluzionario delle azioni scatenate dalle masse. In primo luogo, in Argentina non si è avuta una semplice rivolta isolata, ma si è costituito un vero movimento di opposizione allo stato di cose esistente; nel corso di una lotta ogni volta più ampia e fiera, il movimento è venuto dotandosi di proprie istanze di lotta e ha radicalizzato le sue direttrici di azione, nel mentre che la borghesia argentina si è dimostrata incapace di rispondere alle più elementari richieste di sopravvivenza delle masse. Il secondo obiettivo si concretizza nel vigore reale espresso dal movimento nel trascinare le masse sfruttate, la cui forza si è potuta soppesare chiaramente nella caduta del governo di centro-sinistra di De la Rùa e nel fallimento dei tentativi successivi di configurare un nuovo status quo sotto l'ombra del peronismo. Sebbene possa apparire strano, la borghesia argentina ha fatto ricorso alle stesse manovre effettuate due anni fa dalla borghesia ecuadoriana. La questione qui è sapere se le masse argentine rimarranno intrappolate nella stessa credulità e incapacità politiche di quelle ecuadoriane e peruviane. Non lo riteniamo possibile, però, come sempre succede in questi casi, non si potrà esprimere un giudizio certo fino a che il corso degli avvenimenti non indichi una decisa sterzata del proletariato argentino verso l'autonomia politica e organizzativa. La possibilità che il movimento di massa sopravviva a queste manovre dipende da una netta delimitazione del partito della rivoluzione - che è appena abbozzato, in maniera vaga e timida, in alcune espressioni organizzative e politiche del proletariato - di fronte al partito della contro-rivoluzione, il cui profilo, invece, è sufficientemente definito.

Siamo di fronte a una situazione pre-rivoluzionaria che potrebbe sfociare in una vera rivoluzione proletaria se sul terreno operasse un autentico partito comunista rivoluzionario. Questa circostanza, sebbene centrale, non offusca, tuttavia, i segnali incoraggianti degli avvenimenti argentini. A differenza dei paesi della regione dove si mescolano altri elementi sociali e storici diversi dalla insorgenza operaia, il movimento di massa argentino è puramente proletario. Occorre sottolineare che oltre a rappresentare la più impressionante dinamica di autorganizzazione del proletariato negli ultimi quarant'anni di storia della classe operaia latinoamericana, il movimento delle masse argentine si è presentato in gran parte come una sollevazione contro i sindacati e sta offrendo forme di organizzazione fondate sull'azione diretta e sulle esigenze della lotta contro la borghesia e lo stato capitalista. L'organizzazione delle associazioni di "piqueteros" (1), per mezzo delle quali le masse rispondono all'emarginazione a alla disoccupazione e organizzano azioni dirette contro la proprietà, la borghesia e lo stato; lo sviluppo delle "comisiones internas" nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro fuori e contro i sindacati; la preponderanza del metodo assembleare per la convocazione e la discussione della politica da seguire da parte del movimento di massa, puntano a un processo di rottura sociale e pre-costituzione del proletariato in classe. Perché questo processo avanzi occorre che il movimento faccia due passi fondamentali: primo, che proceda all'armamento generale del proletariato e, secondo, che vada all'organizzazione di forme consiliari del potere alternative al potere borghese. Il fatto stesso che le masse - attraverso gli organismi basati sull'autorganizzazione e l'azione diretta - si siano espresse, indica quanto meno uno stato d'animo rivoluzionario. La ribellione è cominciata ed è proseguita contro la volontà della burocrazia sindacale e fuori dal quadro organizzativo dei sindacati; la sollevazione contro le politiche del capitale ha coinciso, dunque, con la sollevazione contro i sindacati e le strutture formali del movimento operaio ufficiale e si è concretamente svolta per mezzo dei picchetti, delle barricate e delle "commissioni interne". Non è un capriccio né un complotto: è la condensazione di uno spirito di ribellione che viene coagulandosi forse fin dalla seconda amministrazione Menem.

Infatti le masse non riescono a capire come, nonostante quest'anno in Argentina si registri il raccolto più abbondante della sua storia, possano radunarsi nelle strade delle città folle di affamati, con un apparato produttivo fermo e un numero senza precedenti di disoccupati: agli occhi di molti, questo appare come la tappa terminale di un sistema economico, sociale e politico sfruttatore.

Or bene, il grado di coordinamento raggiunto nell'azione si spiega in massima parte con l'apparizione di istanze e organismi propri dei lavoratori e degli impiegati lungo gli ultimi due anni, più che con una cospirazione politica del giustizialismo interessato a formare un nuovo governo.

Tuttavia, riteniamo pertinente puntua-lizzare che la decantazione della borghesia e della cosiddetta "classe politica argentina" verso l'opzione peronista (da Rodrìguez Sàa fino a Eduardo Duhalde) è spiegata dal fatto che il peronismo continua a essere l'unico partito borghese che oltre a disporre dell'organizzazione maggio-ritaria e più solida nella trama istituzionale argentina, affonda radici profonde nell'immaginario popolare e può ancora contare, pertanto, sulla capacità di comunicare con le masse e sul potere di canalizzazione ideologica e politica. Tuttavia, le due ultime amministrazioni Menem e l'indirizzo seguito dalle amministrazioni provinciali - la maggior parte delle quali stanno sul terreno del giustizialismo - hanno finito per erodere la sua autorità e la sua capacità di far presa sulle masse. Oggi, tutto il sistema politico argentino difetta di credibilità e d'altra parte, l'estensione e la profondità della crisi hanno privato la borghesia argentina degli spazi di manovra per illudere e smobilitare le masse.

C'è un altro aspetto sul quale è urgente richiamare l'attenzione. Dinanzi alla costituzione di un nuovo governo provvisorio, l'esercito guadagna spazio politico come principali sostegno del regime. L'intervento imperia-lista si accentua: la scusa del "terrorismo" serve per permettere, poco a poco, l'entrata di truppe e installazioni di basi yankees nel territorio argen-tino. Le recenti manovre congiunte tra militari yankees e argentini dimostrano non solo le ambizioni imperialiste degli USA, ma anche la loro intenzione di mettere l'Argentina "in quarantena" e la loro determinazione a soffocare nel sangue e nel fuoco ogni accenno di ribellione.

Oltre ai pericoli accennati, c'è tutta una legione di confusionari, che, avanzando proposte di "Assemblee Costituenti" e di ogni sorta di "Programmi di ricostruzione economica e sociale", pretende di sviare il proletariato dalla strada che porta al suo proprio potere e preservare la pace sociale, ancora una volta sopra l'oppressione e la miseria imperanti. Se esiste una corrente rivoluzionaria in Argentina, il suo primo compito deve consistere nell'evitare che tali manovre deviino il torrente sociale degli sfruttati verso soluzioni borghesi; chi ispira tali manovre deve costituire il principale obiettivo di denuncia e lotta politica del partito rivoluzionario in bozzolo.

Infatti, dall'ottica dello sviluppo rivoluzionario, il principale problema che si trova di fronte il proletariato argentino sta nel fatto di rimanere politicamente e ideologicamente prigioniero nella ragnatela della politica borghese e delle sue false divisioni. I discorsi inaugurali di Rodrìguez prima e Duhalde, poi, nei quali si incolpa direttamente il capitalismo della catastrofe argentina, sono solo una manovra in più di questo stesso capitalismo che oggi si sente accerchiato dalla bancarotta economica, sociale e politica. Storicamente il peronismo è stato il veicolo ideologico e politico della controrivoluzione argentina; ogni volta che irrompeva sulla scena una forza proletaria di vasto respiro, si è fatto ricorso al peronismo, vale a dire, all'oppio del popolo argentino, a fini di contenimento sociale. Il ruolo giocato dal giustizialismo di Peron tra la classe operaia è stato nefasto nella misura in cui ha impedito la decantazione del proletariato argentino, nonostante la sua vocazione rivoluzionaria, verso il comunismo. Niente come il giustizialismo, con la sua fraseologia nazionalista e statalista - dietro la quale suole stare l'imperialismo - ha prodotto tanto "quietismo" e conservatorismo nella classe operaia argentina. L'altro grande nemico del proletariato è il sindacalismo e il riformismo stalinista e trotskysta, oggi unito, che persegue solamente una riforma del regime attuale dentro la prospettiva del capitalismo di stato. Bisogna cominciare col dire senza esitazioni che in ogni parte del mondo e, particolarmente là dove i sindacati sono forti, la politica del capitale è stata religiosamente rispettata. La spiegazione degli arretramenti sociali registrati negli ultimi 20 anni in Argentina e nel resto del mondo non si basa sulla debolezza o sull'imperfezione dell'organizzazione sindacale o del parlamentarismo di sinistra, ma nella natura stessa del sindacalismo e del parlamentarismo (di qualunque colore). Nell'attuale fase di decadenza della società capitalista, il sindacato e il riformismo sono chiamati ad essere uno strumento essenziale della politica di conservazione e, pertanto, ad assumere precise funzioni istituzionali per conto dello stato.

Il quadro ora descritto sottolinea le difficoltà e le minacce contro cui urta la ribellione argentina. Tra esse dobbiamo segnalare, prima di tutto, la grande debolezza politica del movimento proletario, la cui coscienza di classe non si è ancora pienamente sviluppata e nella cui azione è assente una corrente politica che polarizzi la classe attorno una strategia volta alla conquista del suo proprio potere. La situazione è, dunque, estremamente complessa: sebbene la composizione sociale di chi lotta e della massa sia fondamentalmente proletaria, ci sono diversi elementi che la influenzano e ognuno tende a indirizzare le tensioni sociali in un senso diverso per imprimervi una direzione che, in non pochi casi, è assai distante dal rispondere adeguatamente alle esigenze più elementari del movimento. L'avanzamento del proletariato reclama la configurazione di una corrente rivoluzionaria e il suo trionfo politico sulle forze della conservazione o della riforma del capitalismo; in caso contrario, sarà impossibile raggiungere il necessario accordo tra la forma rivoluzionaria dell'agire delle masse e la coscienza dei suoi obiettivi storici. Per contribuire al processo di acqui-sizione di questa coscienza da parte delle masse sarà necessario sviluppare per primo una vera opposizione di classe, per la qual cosa occorre che la ribellione generi nuclei del potere politico degli sfruttati: le Assemblee dei lavoratori organizzate territo-rialmente e per unità lavorative.

Gli scioperi nelle fabbriche, l'occupazione di stabilimenti industriali da parte degli operai licenziati, gli assalti e i cortei di strada da parte dei disoccupati, la nascita, da più di due anni, di vigorosi organismi spontanei di gestione delle lotte, mostrano, senza possibilità di dubbio, che il movimento argentino va oltre una passeggera rivolta di affamati, limitata al saccheggio di supermercati. Gli insegnamenti per il proletariato sono di capitale importanza. Proprio quando tutto sembrava destinato all'immobilità e che la borghesia potesse agire a suo piacimento, l'aria fresca portata dalla sollevazione del proletariato argentino - che con la sua formidabile battaglia sembra dirci "io esisto!" - ci fa guardare il mondo e il futuro con occhi nuovi. Certo, siamo distanti dal teatro della battaglia, però almeno ci consola sapere che il cammino è quello giusto. Infatti, come direbbe Galileo: "eppur si muove!".

K

(1) I piqueteros sono coloro che partecipano alla costruzione delle barricate e a forme di lotte simili; organizzano anche gli assalti ai supermercati con lo scopo di fornire viveri agli affamati. Non per niente hanno subito una delle più virulente repressioni. Probabilmente centinaia dei suoi leaders sono stati incarcerati e decine processati; l'accusa solita che viene loro diretta è "promuovere la democrazia diretta", il cui esercizio è considerato dal codice penale argentino come un delitto.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.