Alta tensione tra India e Pakistan

Un nuovo tassello si aggiunge al marasma interimperialistico

Lo scontro che oppone da lungo tempo India e Pakistan si configura nelle dinamiche imperialiste della fase attuale come un ulteriore momento di particolare gravità, data l'entità demografica e le dimensioni territoriali dei contendenti, i cui apparati militari dispongono di armi atomiche.

Le ragioni risiedono nel fatto che saltati gli equilibri della guerra fredda, che bene o male contenevano i conflitti locali all'interno di una ben definita cornice, è seguito il disordine mondiale caratterizzante il capitalismo odierno. Mentre il tentativo europeo di consolidarsi come un nuovo polo antagonista degli Usa è ancora in essere, la super potenza americana cerca di approfittare delle difficoltà dei rivali, marcando la propria onnipresenza ovunque la ritenga necessaria ai fini dei propri interessi economici e strategici.

Il tradizionale contenzioso sul Kashmir tra New Delhi e Islamabad si acuisce pericolosamente mentre è in atto la partita per il controllo dell'Asia centrale, ovvero il petrolio del Mar Caspio e le vie di percorso degli oleodotti e dei gasdotti, e non ultima per importanza la competizione strategica per il controllo militare dell'area.

La questione del Kashmir si pose nel 1947, all'indomani della spartizione dell'Impero britannico delle Indie, l'ex colonia venne divisa in due stati, quello a maggioranza musulmana costituirà il Pakistan separato dall'India. Intrighi sorti nelle specifiche circostanze sulla collocazione del Kashmir dettero origine alla guerra tra i due neo-stati che ne determinò la spartizione lungo una linea di cessate il fuoco. Un terzo del territorio a nord-ovest fu annesso al Pakistan, il restante toccò all'India.

Seguiranno altre due guerre che segnarono la vittoria e la supremazia dell'India. La prima nel 1965 sempre per il Kashmir, mentre la seconda nel 1971 vide la separazione del Bangladesh che sino a quel momento costituiva la parte orientale del Pakistan. Questa inferiorità militare spinse Islamabad a stringere rapporti privilegiati con la Cina, la quale prese la palla al balzo per opporre un fronte di alleanze contro il principale nemico regionale. Ricordiamo che nel 1962 la guerra per questioni territoriali di confine tra India e Cina fu persa dall'India.

Dunque a partire dagli anni settanta la Cina dà il suo contributo determinante nel dotare il Pakistan dell'arma atomica, anche se il programma nucleare aveva radici ben più lontane e di provenienza occidentale. Intanto il nuovo scenario internazionale nel clima della guerra fredda portò all'alleanza tra Usa, Cina, Pakistan, con la particolare attenzione statunitense a evitare che l'India cadesse sotto l'influenza dell'Unione Sovietica.

Con la fine dell'Urss le carte si sono completamente rimescolate. Gli Stati Uniti sono rimasti l'unica super potenza che sta approfittando del suo strapotere per distanziare il più possibile i potenziali nemici e tentare di imporre il suo volere e i suoi interessi ovunque. In modo particolare in quell'enorme area che va dal Medioriente all'Asia centrale ricca di petrolio e materie prime.

Pur con un ruolo ridimensionato la Russia vuole ritagliarsi un proprio spazio nello scacchiere internazionale, a partire dalla difesa dalle grinfie americane di quei paesi ricchi di greggio sulle sponde del Mar Caspio che un tempo erano parte integrante del proprio territorio. Il gioco dei contrapposti interessi vede gli Usa favorire l'India in funzione anti Pakistan mettendo fuori legge i gruppi islamici accusati di terrorismo, come Jaish-e-Mohammad e Lashkar-e-Taiba, prima utilizzati contro i sovietici quando faceva comodo e oggi divenuti propagandisticamente i nemici numero uno. Anche la Russia non sta a guardare armando l'Iran e tentando di stabilire delle proprie relazioni nella zona e nello stesso Afghanistan.

Malgrado i continui incidenti tra India e Pakistan, e malgrado il test nucleare dell'India nel Golfo del Bengala, che in realtà è soprattutto un monito verso la Cina più che una minaccia nei confronti di Islamabad, è conveniente per gli Usa che la situazione rientri sotto controllo per una, seppure precaria, pacificazione. Tanto da costringere il presidente pakistano Musharraf a fare il primo passo distensivo nei confronti del premier indiano Vajpayee.

Questi infiniti intrighi di alleanze che continuamente si rompono e si ricompongono certamente non sono una novità: in qualsiasi società in cui vigono rapporti di sfruttamento le classi dominanti operano e stringono intese con l'unico scopo di preservare i loro interessi. Però ci sono contesti in cui questi stessi fatti assumono una dimensione diversa gravida di pericolosissime conseguenze.

La presente fase storica in cui il ciclo economico capitalistico progressivamente e inesorabilmente, sebbene con moto contraddittorio di crisi e ripresine, va a peggiorare, pone l'aprirsi costantemente di focolai di guerra in vari zone del pianeta, in una sorta di guerra permanente che produce l'imbarbarimento della società civile e miseria dilagante. L'imperialismo americano chiama i suoi intrighi conflitti a bassa intensità. Ma sappiamo bene che la sommatoria di tanti incendi alla fine da luogo alla deflagrazione generale. Infatti anche gli altri predoni imperialisti sempre più mal sopportano la dittatura planetaria di Washington e si muovono di conseguenza.

Anche e il paradosso che paesi poveri come India e Pakistan sperperino enormi risorse per farsi la guerra, a fronte di ricchezze concentrate in pochissime mani e di una povertà generalizzata, è una delle tante contraddizioni della società capitalista e della sua borghesia, sempre più corrotta e perversa che pur di salvare questo stato di cose è disposta a perpetrare i più efferati massacri.

cg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.