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Argentina
Con una disoccupazione vicina al 25% e le attività economiche dimezzate, l'Argentina ha praticamente cessato di funzionare: agli ospedali pubblici e alle mense scolastiche mancano i fondi e gli scioperi nella sanità e negli altri servizi essenziali sono quasi giornalieri.
Il 17 aprile oltre 100 impiegati pubblici hanno occupato la legislatura della provincia di San Juan; lavoratori statali e insegnanti hanno anche occupato i ministeri dell'istruzione, della sanità e delle finanze, oltre a numerosi ospedali pubblici. Il governo federale pretende dalla provincia di San Juan tagli pari a 240 milioni di pesos, mentre questa deve a 30.000 impiegati pubblici più di 25 milioni di pesos (8 milioni di dollari) in salari arretrati fin da gennaio.
Altri 2.000 insegnanti e impiegati pubblici hanno protestato fuori dalla legislatura della provincia di Rio Negro contro i ritardi dei pagamenti. La polizia ha usato ripetutamente gas lacrimogeni e pallottole di gomma contro i manifestanti, che hanno assaltato l'edificio e tentato di marciare verso il provveditorato. Molti insegnanti sono in sciopero fin dall'inizio delle lezioni a marzo.
A La Plata i lavoratori di un cantiere navale sono stati attaccati dalla polizia e dall'esercito con gas lacrimogeni e pallottole di gomma mentre tentavano di radunarsi di fronte alla locale legislatura per chiedere i salari di marzo.
A Rawson, capoluogo della provincia di Chubut, gli insegnanti in sciopero hanno cinto d'assedio la legislatura provinciale. Per due giorni hanno bloccato le forniture di gas e cibo e impedito ai 27 legislatori di lasciare l'edificio, ottenendo il ripristino dei premi di anzianità e la garanzia di non subire penalizzazioni per i giorni di sciopero.
A Cordoba, seconda città più grande dell'Argentina, più di 15.000 insegnanti in sciopero hanno marciato contro una proposta di legge che attacca le loro pensioni.
Il 25 aprile 3.000 disoccupati hanno manifestato in Plaza de Mayo, davanti alla sede del governo argentino, per chiedere il pagamento dei sussidi e le dimissioni del presidente Duhalde. Altre manifestazioni di lavoratori e disoccupati hanno interessato le province di Neuquen, Santa Cruz e Catamarca.
Ai lavoratori argentini non mancano certo il coraggio e la determinazione. Tuttavia, mentre le condizioni materiali di vita e di lavoro spingono verso forme di organizzazione di classe, nessuna forza politica radicata sembra possedere un programma in grado di rafforzare coerentemente l'autonomia del proletariato. Di fronte alla necessità di prendere il potere generalizzando e perfezionando il sistema delle assemblee di fabbrica e di territorio, avrebbe invece un evidentissimo carattere regressivo il passaggio alla lotta elettorale propagandato dalla maggior parte dei trotskisti argentini.
Australia
Il 30 aprile 400 operai di una fabbrica di marmitte per auto hanno accettato la raccomandazione del loro sindacato di categoria, lo AMWU, di ritornare al lavoro. Gli operai avevano scioperato per 12 giorni consecutivi chiedendo all'azienda di creare un fondo a garanzia dei loro diritti, come ferie, anzianità e liquidazione. Proprio quando la protesta aveva cominciato a danneggiare seriamente la produzione negli stabilimenti di Ford e General Motors, e quando anche le scorte di marmitte di Toyota e Mitsubishi erano ormai quasi esaurite, il sindacato ha raccomandato di porre termine allo sciopero. Il governo federale aveva paventato azioni legali nei confronti del sindacato per i danni economici arrecati all'azienda.
I 1300 lavoratori del mattatoio di Rockhampton sono tornati al lavoro alle condizioni dettate dalla compagnia, seguendo una raccomandazione del loro sindacato, lo AMIEU. I lavoratori erano stati lasciati per strada quando la CMG, proprietaria del mattatoio e che annovera tra i suoi maggiori azionisti il miliardario magnate dei media Kerry Packer, aveva rifiutato di riprendere la produzione dopo le consuete feste di natale. Citando problemi finanziari causati dalla caduta dei prezzi della carne dovuti al morbo della mucca pazza, la CMG ha imposto sostanziosi tagli ai salari e un peggioramento complessivo delle condizioni di lavoro. Nonostante i tentativi dei lavoratori e dei residenti della zona di dare un sostegno territoriale ai lavoratori lasciati per strada, il sindacato ha lavorato per contenere la lotta, rifiutando di allargarla ad altri settori. Alla fine l'isolamento e le difficoltà economiche dei lavoratori hanno creato le condizioni per un ritorno al lavoro alle condizioni padronali.
Stati Uniti
Sempre più profonda, la crisi economica mondiale (che è strutturale ed antecedente ai fatti dell'11 settembre!) non risparmia certo le aziende che operano negli Stati Uniti. E queste non tardano a scaricare sul proletariato la propria difficoltà a realizzare profitti adeguati: oltre al milione di disoccupati in più rispetto all'anno scorso, bisogna registrare la precarietà e la ricattabilità di chi un lavoro ancora ce l'ha. Segnaliamo alcuni numeri, limitati ai tagli annunciati nella seconda metà di aprile.
Ericsson, produttore svedese di telefoni cellulari e apparecchiature per telecomunicazioni, ha annunciato il taglio di 20.000 posti, passando da 85.000 a 65.000 dipendenti. Un taglio che alcuni analisti hanno già giudicato inadeguato.
Lucent Technologies taglierà altri 6.000 posti di lavoro. Al suo apice, la compagnia produttrice di apparecchiature per telecomunicazioni impiegava 136.000 dipendenti. Negli ultimi 18 mesi sono stati licenziati oltre 50.000 dipendenti, mentre altri 30.000 posti sono andati persi a seguito della cessione di varie unità produttive.
SBC, compagnia telefonica che copre l'area del Pacifico, ha annunciato di voler licenziare altri 4.000 lavoratori, dopo averne già lasciati a casa 10.000 negli ultimi 6 mesi.
NTT, la più grande compagnia telefonica del mondo, sta pianificando il taglio di 17.000 posti, pari all'8% della sua forza lavoro. Negli ultimi 12 mesi l'azienda ha registrato perdite pari a 6.7 miliardi di dollari.
Corning Inc., il maggiore produttore mondiale di fibre ottiche, si appresta a tagliare 4.000 posti, pari al 12,5% della sua forza lavoro, dopo aver già chiuso diverse fabbriche l'anno scoro. General Electric taglierà 7.000 posti di lavoro, pari a circa l'8% dei suoi 90.000 dipendenti nel ramo finanziario.
micBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
Giugno 2002
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