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Home ›Per un mondo senza denaro
Nella base militare Usa di Juantanamo più di duecento fra militari talebani e militanti di Al Quaeda sono stati imprigionati con mani e piedi legati e tenuti in gabbie aperte come non si usa neppure con le bestie negli zoo. Alcuni di loro da qualche tempo, poi, sono stati trasferiti, in un'altra località tenuta rigorosamente segreta e della loro sorte nessuno sa nulla.
Sempre negli Usa, a seguito di una legge approvata dopo l'11 settembre su proposta di quella specie di Napoleone Terzo in versione comica che è il presidente Bush, un numero imprecisato di cittadini di origine araba e comunque sospettati di terrorismo è detenuto in basi militari segrete e potrebbe rimanervi a lungo senza un regolare processo. Sempre nell'ambito delle misure contro il terrorismo, gli Usa si sono riservati il diritto di poter catturare ovunque e senza il consenso delle autorità locali chiunque sia da loro sospettato di terrorismo, processarlo in base al loro codice militare di guerra e condannarlo a morte senza che l'imputato possa essere assistito da un suo difensore di fiducia.
Non diversamente vanno le cose anche nella civilissima Gran Bretagna dove leggi simili sono state proposte dal primo ministro Blair. Un po' ovunque, anche nei paesi più avanzati dal punto di vista del diritto borghese, in nome della guerra al terrorismo sta avanzando una deriva autoritaria che per molti aspetti supera in barbarie giuridica e di fatto perfino quella fascista. Per non parlare, poi, dell'America Latina, dell'Africa o dell'Asia dove i famosi "diritti civili" sono del tutto inesistenti. Tutto ciò smentisce il punto di vista borghese secondo cui libero mercato e democrazia sono inscindibili e che più mercato significhi automaticamente più libertà per tutti. In realtà questi fatti costituiscono solo un'ulteriore conferma che l'equazione mercato/"libertà "è una grande mistificazione e che è esatta, invece, l'analisi marxista che considera lo Stato come il prodotto della divisione in classi della società la cui funzione fondamentale è la repressione delle classi sfruttate. Ragion per cui, nell'ambito dello stato borghese, per il proletariato e le stratificazioni sociali a esso assimilabili, anche le libertà formali, le cosiddette "libertà civili" non sono "diritti inalienabili" acquisiti una volta per tutte, ma "concessioni" che possono essere revocate in qualsiasi momento a seconda delle esigenze imposte dalla lotta di classe in relazione all'andamento del processo di accumulazione capitalistica. La liberazione del proletariato dalla sua condizione di classe sfruttata e sottomessa potrà realizzarsi soltanto nell'ambito di nuovi rapporti di produzione e di uno nuovo stato, il semi stato proletario.
Un miracolo ancora più grande il mercato avrebbe dovuto compierlo, soprattutto dopo che era stato sconfitto il "comunismo", in economia. Si è sostenuto che soltanto lasciando liberi i capitali di muoversi a loro piacimento nel tempo e nello spazio si sarebbe potuta generare tutta la ricchezza necessaria per trasformare il mondo intero in un nuovo Eldorado. Per esempio, ancora oggi, il Ministro del Tesoro italiano Tremonti sostiene che: "L'essenza dell'economia moderna è infatti l'arbitraggio temporale. Senza l'arbitraggio temporale non c'è tasso di interesse e, in sequenza, non c'è capitale, non c'è investimento per il futuro, non c'è sviluppo. (G. Tremonti L'Economia e l'arte di usare il tempo - La Repubblica del 3/5/2002). In poche parole, secondo Tremonti - ma non è il solo - alla base dell'accumulazione capitalistica vi è l'interesse e non il lavoro estorto alla forza-lavoro. Si tratta di una grossolana mistificazione dalla quale ne è derivata però una politica economica monetaria a livello internazionale che ha favorito la finanziarizzazione delle economie più avanzate quale strumento di appropriazione parassitaria di plusvalore e una ristrutturazione del mercato del lavoro su scala mondiale che ha favorito la generale riduzione del salario e l'intensificazione dello sfruttamento della forza-lavoro mediante l'introduzione di rapporti di lavoro sempre più prossimi a forme di vera e propria schiavitù. Ora e dopo anni di attesa, sotto i nostri occhi anziché un nuovo Eldorado si dipana uno scenario da brivido.
Milioni di uomini, donne e bambini sono ridotti alla fame nel senso letterale del termine e altrettanti e vagano da un continente all'altro per farsi schiavi, per di più odiati, di salari neppure sufficienti a garantire la sola sopravvivenza.
Il promesso Eldorado è, insomma, un inferno che non risparmia neppure il proletariato e strati sempre più consistenti di piccola e media borghesia dei paesi capitalisticamente più sviluppati.
Edito dalla Feltrinelli è da poco uscito il libro Una paga da fame. Come (non) si arriva a fine mese nel paese più ricco del mondo, in cui l'autrice, la giornalista Barbara Ehrenreich, ha raccolto i risultati di una sua inchiesta sul mondo dei cosiddetti nuovi lavori negli Usa. Ne emerge un mondo di povertà e di totale mancanza di qualsiasi tutela, ivi comprese quella sanitaria e pensionistica. Un vero popolo degli abissi che tira la vita, come si diceva un tempo, con la paglia e i denti, fra un posto di lavoro sempre precario e sempre mal pagato e squallide stanze di motel e roulotte il cui fitto assorbe oltre il cinquanta per cento del salario. E, si badi bene, non si tratta di un'area del lavoro marginale o residuale; ma di quella fascia di lavoro salariato che guadagna dai 5 ai 10 dollari l'ora e che costituisce ormai il 30 per cento della forza-lavoro Usa. E questo è il futuro che la borghesia riserva al proletariato internazionale soprattutto alle sue nuove generazioni. In verità, il miracolo c'è stato, ma solo per i più ricchi che sono diventati ancora più ricchi. Anche in questo caso, dunque, è stato, confermato esattamente quanto previsto dal marxismo.
Il fatto che la, nonostante un fallimento così clamoroso, nel tentavo di superare le gigantesche contraddizioni in cui si dimena il sistema capitalistico, insista nel prospettare un futuro in cui anche l'aria che respiriamo dovrebbe essere mercificata, mostra che in realtà la progressiva pauperizzazione della società non ha alternative reali all'interno degli attuali rapporti di produzione ovvero all'interno di un'economia basata sul mercato e sul denaro in funzione del profitto.
D'altra parte, basta fare mente locale sul fatto che ormai la stragrande maggioranza dei bisogni che qualificano la nostra vita quotidiana ha carattere esclusivamente sociale per rendersi conto che la soluzione dei problemi connessi alla loro soddisfazione non può passare attraverso l'utilizzazione delle forze produttive in funzione della realizzazione di un profitto. Lo sviluppo delle forze produttive è giunto ormai a uno stadio da rendere possibile la soluzione della gran parte dei problemi che affliggono la società moderna solo che le si liberi dal vincolo del profitto e dunque anche del denaro e del mercato. Il socialismo costituisce dunque non una utopia da riscoprire ma la più concreta e praticabile alternativa allo stato di cose esistente. A condizione, però, che si abbia ben chiaro che si sta parlando di qualcosa che nulla ha da spartire con il cosiddetto socialismo reale che è stata solo una variante del capitalismo come dimostra il fatto che è crollato sotto i colpi della crisi dopo aver ridotto alla fame milioni di proletari e arricchito a dismisura un'esigua minoranza di sfruttatori.
GPBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
Giugno 2002
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