Per la ripresa della lotta di classe, per l'unico mondo possibile: il comunismo

A un anno dal G8

Per certi aspetti sembra che dalle tragiche giornate di Genova siano passati anni, tanta è stata l'accelerazione dei processi che la crisi capitalistica mondiale ha da tempo messo in moto.

Da una parte si fanno sempre più acuti i contrasti interimperialistici, di cui gli attentati dell'11 settembre, la successiva guerra in Afghanistan e la nascita dell'euro sono passaggi centrali. Con la guerra gli USA vogliono mantenere il controllo dei flussi di petrolio, cioè della rendita finanziaria ad essi legata e quindi la supremazia del dollaro; con l'euro, l'ancor balbettante imperialismo europeo cerca di darsi gli strumenti per strappare al rivale yankee il titolo di primo brigante imperialista planetario.

Dall'altra prosegue e s'intensifica l'attacco alle condizioni generali di esistenza del proletariato, in Italia portato avanti in modo "graduale" dal centro-sinistra, più brutale dal centro-destra. Ma la ricomparsa sulle piazze dei lavoratori, della loro giusta rabbia, ancora non significa una reale ripresa della lotta di classe, in quanto rimangono sostanzialmente prigionieri della logica sindacale e concertativa che la CGIL, anche da sola, vuole rilanciare. E il torbido riemergere del terrorismo, più che contro la CGIL, si inscrive nel vecchio e sporco gioco di intimidire eventuali autonome espressioni di lotta di classe proletaria.

Questo quadro ha reso ancora più evidente la totale inadeguatezza teorico-pratica dei Social Forum, in tutte le sue componenti.

La crisi dei Social Forum, manifestatasi anche con gli insuccessi degli ultimi cortei, del loro insensato rincorrere le riunioni del Grandi (briganti) della Terra, le contorsioni teoriche dei "Disobbedienti" (ex Tute Bianche) dirette a giustificare e coprire sia la propria incapacità di comprendere i reali meccanismi sociali di sfruttamento e di potere/dominio - quindi di dare concrete e adeguate indicazioni di lotta - sia l'ulteriore e aperta integrazione nelle istituzioni borghesi, il recente appoggio pressoché acritico alla CGIL (corresponsabile tanto quanto CISL e UIL delle mazzate al proletariato) sono la logica conseguenza del loro riformismo che, in quanto tale, mai alternativo al capitalismo, oggi, per la crisi, non ha nessun margine di manovra.

È un neoriformismo che nega l'evidenza ossia la centralità del conflitto capitale/forza-lavoro o lo prostituisce negli indistinti e borghesi concetti di cittadinanza, democrazia, moltitudine (e che sarà mai?). Un neoriformismo che, mentre rifiuta e deride ogni coerente e organico progetto di lotta anticapitalista perché non vi sarebbero più Palazzi d'Inverno da conquistare - cioè un capitalismo da rovesciare, ma solo da "umanizzare" (?!) o aggirare furbescamente con un non meglio precisato Esodo (?!) - mandò allo sbaraglio, privi di adeguati livelli di organizzazione e autodifesa, migliaia di giovani contro un niente come la famigerata Zona Rossa. La fiducia superstiziosa nella supposta neutralità della democrazia borghese fu, come sappiamo, pagata a carissimo prezzo, anche estremo, da migliaia di persone, in particolare giovani, che in modo acuto - seppure politicamente confuso - sentivano e sentono rabbia e profondo disagio per un avvenire fatto di precarietà e povertà crescenti.

La violentissima e preordinata repressione fu un feroce avvertimento dettato dalla paura che il proletariato possa entrare finalmente in scena, ma non come atomizzato cittadino di una presunta moltitudine che sfila in corteo, bensì come lavoratore ("garantito", precario o disoccupato, giovane e meno giovane, immigrato e non) che dentro e fuori il posto di lavoro lotta, su un terreno di classe, contro il capitale, il suo stato, i suoi governi di qualunque colore.

La grandiosa lotta del proletariato argentino dimostra e riconferma che questo è possibile, anzi, indispensabile; allo stesso tempo riconferma come altrettanto indispensabile l'altra urgenza di fondo: la ricostruzione del soggetto politico che, avendo fatto criticamente i conti con lo stalinismo e le sue eredità, possa dirigere la ripresa di classe e la prospettiva rivoluzionaria. E questo soggetto politico non può essere che partito e partito internazionale.

Partito Comunista Internazionalista - Battaglia Comunista