La nuova "piattaforma politica" del 1951

Alla riunione di Firenze dell'8-9 dicembre 1951 viene presentato uno schema di documento,redatto da Bordiga, sui compiti e l'azione del Partito, e che si pretendeva vincolante per tutti gli aderenti all'organizzazione.

Solo sotto forma di riassunto il "rapporto" fu poi pubblicato nel maggio del 1953 nel fascicolo "Sul filo dei tempo" edito da "Programma Comunista". La IV parte di questo schematico documento ("Azione di Partito in Italia ed altri paesi al 1952") fu pubblicata nel 1952 col titolo "Base per l'organizzazione" e con criterio di selezione delle nuove file dell'organizzazione bordighista.

Il testo completo ed integrale apparve soltanto nel settembre 1962 su "Programma Comunista". Nella premessa aggiunta nell'opuscolo, sempre edito da "Programma" e titolato "In difesa della continuità del programma comunista", questo documento viene definito "Tesi caratteristiche del Partito" ed è presentato con la data di nascita "dicembre 1952" (colpa del proto?)

...a definitiva chiusura della divisione avvenuta in quell'anno tra le forze del nostro movimento, e del cambio di nome dei nostro organo quindicinale. Questo corpo di tesi ebbe il carattere di necessaria base di appartenenza al partito, nel senso che i suoi mèmbri le accettano "tutte" e chi non ne accetta "alcune" ne resta fuori; e raggiunse lo scopo con buon esito non solo in quel momento, ma anche in rarissimi episodi successivi di "selezione" da scorie inutili e dannose.

La data di nascita ufficiale dell’autocratismo bordighista veniva cosi "storicamente" confermata.

Dopo dieci anni di ripensamenti al vertice, la III parte del documento ("Tattica e azione del Partito") si trasformò in "Le ondate storione di degenerazione opportunista", ed il famoso punto 9 ("Lotta per debellare le controrivoluzioni e spingere l'economia russa oltre il feudalesimo e il capitalismo...") si presentò, nella "versione integrale 1952", inserito nel quadro storico di una valutazione della strategia rivoluzionaria bolscevica e non più considerato tra i compiti attuali del partito, come sembrò allora ai compagni allarmati da tutta una serie di affermazioni equivoche e mai smentite, quale quella - ancora del 1951 - di Bordiga secondo cui "i nove decimi della preborghese società russa tendono al capitalismo" mentre "l'altro decimo di economia che aveva tentato di divenire socialista ha poi dovuto tendere al capitalismo andando all’indietro".

E le contorsioni teoriche di Bordiga sulla natura dell'economia e della società russa continuarono, senza più alcun freno, dopo “l’episodio a margine” della scissione, sfiorando vere e proprie fasi di filo-stalinismo ...storicistico:

L'omaggio che a dispetto di una schiera di scemetti rendiamo al "grande Stalin" è questo; appunto in quanto si svolge il processo di accumulazione capitalistica iniziale, e se veramente questo arriverà nelle province dell'immensa Cina, nel misterioso Tibet, nella favolosa Asia Centrale, ciò sarà rivoluzionario, farà girare avanti la ruota della storia...

Dal "Dialogato con Stalin" - 1952

E nelle "Otto tesine sulla Russia", sempre del 1952:

Ciò non autorizza a dire che il capitalismo russo è la stessa cosa di quello di ogni altro paese, poiché vi è differenza tra la fase in cui il capitalismo sviluppa le forze produttive e ne spinge l'applicazione oltre antichi limiti geografici completando la trama della rivoluzione mondiate socialista; e quella in cui si sfrutta le forze stesse in modo soltanto parassitario...

Ancora di Bordiga questa ulteriore "precisazione":

Camminare verso il capitalismo, dove le basi sono ormai edificate (come in America) significa camminare in senso inverso al socialismo. Ma camminare verso il capitalismo, ove queste basi storicamente mancano o sono incomplete, significa l'opposto, ossia camminare nel senso che conduce al socialismo. È chiaro che il secondo caso allude alla Russia, e ancora più agli arretrati Stati satelliti e alleati. E quindi costoro non vanno vituperati per la politica economica dei potere, ma per la politica anti-classista del partito, che spaccia l'andare al socialismo per lo stare nel socialismo, con incalcolabili effetti anti-rivoluzionari in tutto il sistema internazionale.

Da "Programma Comunista" - 1955

La traduzione politica dell'assioma "tendere al Capitalismo" doveva poi riapparire, abbandonati i drastici termini della distinzione tra "capitalismo n.1 e n.2", in una forma quanto mai vaga ed ipocrita:

Sconfessione di ogni appoggio al militarismo imperiale russo. Aperto disfattismo contro quello americano.

Da "Programma Comunista" - 1957

Rimane sempre attuale la domanda che "Battaglia Comunista" si poneva nel settembre 1962:

Perché un documento che avrebbe dovuto avere tanto peso, viene reso noto sulla stampa nella sua interezza ad undici anni di distanza dal suo concepimento e come pezza di appoggio per dimostrare agli ignari ed agli increduli della loro parte, una loro aderenza e consequenzialità di cui nessuno si era accorto prima? Conosciamo per diretta esperienza la tecnica di far sparire ai danni dell'organizzazione documenti e di farli riapparire a seconda degli umori e delle necessità del momento.
Cosi è avvenuto che il corpo delle tesi del 1951, mai digerito allora da chi era costretto a rimangiarsi buona parte dei motivi messi avanti per imporre la scissione, diviene la magna carta dell'organizzazione bordighista e viene accettato a giustificazione della svolta sindacale imposta da elementi delle nuove leve che evidentemente schifano il puzzo di chiuso e di gesuiteria della chiesuola.
Oh, la "invarianza" della paura di affrontare situazioni difficili e forse compromettenti!
Non si vuol capire che i problemi del partito e della milizia rivoluzionaria non si risolvono con l'ironia e con una terminologia da gazzettieri di parrocchia che mostrano in ogni caso una burbanza tutta borghese ed una sprezzante sufficienza estranea ai militanti rivoluzionari.
Ma si crede davvero che sia legittimo scherzare con le cose tremendamente serie, come quelle della lotta rivoluzionaria, sulle proprie responsabilità ed errori e sottoporre tutto a "sfottò" miserevoli quando attorno a noi ingigantisce l'opportunismo e si guarda alta "sinistra rivoluzionaria" come alla sola possibilità rimasta per la rinascita d'un partito non toccato dall'opportunismo? Quello di aver sempre ragione; di non riconoscere i propri errori; di non sottoporre ad esame critico il proprio operato è nella pratica delle dittature personali in contrasto violento con la pratica indicatata Lenin.
Se nel 1951 il dissenso che ha lacerato l'organizzazione internazionalista non è da ricercarsi come mostrano di pensare i "programmisti", nei problemi relativi ai rapporti tra partito e masse, quali sono state allora le vere ragioni della rottura le cui conseguenze legano le mani egli uni e agli altri e pongono gli uni e gli altri in un evidente stato di inferiorità di fronte all'avversario che giustamente ridicoleggia l'esistenza di due partiti che dicono di avere le stesse idee, gli stessi obiettivi e in parte la stessa tattica e sono in posizione concorrenziale sul piano della propaganda e dell'organizzazione?
I giovani e i proletari che hanno il diritto di avere una risposta obiettiva e documentata sulle cause e sulle ragioni che mantengono l'uno contro l'altro, non certo per colpa nostra, e lo documenteremo se vi saremo costretti, due gruppi rivoluzionari, attendono di sapere come stanno realmente le cose e quale delle due tendenze hanno confermato gli avvenimenti posteriori.

La "Piattaforma" in questione fu da noi pubblicata, per dar modo a tutti i compagni di prenderne conoscenza, su "Battaglia Comunista" n.3 e n.4, febbraio 1952, con questa breve premessa:

Ci preme dir subito che accettiamo il documento come base di discussione e come serio contributo alla chiarificazione e alla precisazione dei problemi più controversi che troveranno la loro logica conclusione al congresso del partito. E in nessun caso lo consideriamo come programma di partito da accettare in blocco perché non esprime in nessun modo la risultante di una esperienza collettiva e tanto meno il contributo critico di tutto il partito. Vi sono lacune troppo evidenti, per non dire interessate, che vanno colmate, come enunciazioni che danno troppo facilmente adito ad equivoci.
Per tutto il resto è un documento che volentieri facciamo nostro e la cui accettazione di massima da parte degli organi centrali avrebbe potuto evitare al partito una esperienza tutt'altro che brillante e formativa.

In seguito, sul n. 5 (marzo 1952) di "Battaglia Comunista" fu pubblicato un commento ed un contributo critico alla "piattaforma" nei suoi punti più equivoci.