Qui lo dico e qui lo nego

Il Principe Mercante (così Newsweek nel '97 definì Berlusconi) si fa gli affari suoi, in nome della volontà popolare, fra le pareti della Casa delle Libertà (Casa nostra, diceva Biagi).

Il condono tributario preparato dal fiscalista e ministro Tremonti, per Mediaset ha significato un ridotto esborso di 35 milioni di euro al posto dei 197 milioni che secondo il Fisco avrebbe dovuto pagare per evasioni dal 1994/95 in poi (quando Tremonti era il consulente fiscale di Mediaset). Naturalmente Berlusconi aveva a suo tempo e ufficialmente dichiarato che "le aziende sue e della sua famiglia non ricorreranno ad alcun condono" (Corsera,31-12-2002).

L'operazione è stata studiata a tavolino, persino con la rinuncia al condono tombale che avrebbe, sì, cancellato i reati connessi all'evasione, ma sarebbe costato in più il 4% degli utili dichiarati annualmente. Cioè circa13,4 milioni di euro per ottenere anche la sanatoria.

D'altra parte, visto che tutti i grandi gruppi industriali (Benetton, Pirelli, Eni, Philip Morris, ecc.) ne hanno approfittato, anche Mediaset non poteva tirarsi indietro. Così facendo sembrerebbe aver dimostrato la propria indipendenza dalle affermazioni personali del Cavaliere, servendo gli interessi dei suoi azionisti. Già, ma Mediaset è andata in Borsa solo dal 1996, quando Fininvest offrì sul mercato poco più del 51% delle azioni Mediaset, e i soci sono stati garantiti dai rischi di inchieste e controversie fiscali allora in corso. Quindi, i frutti del condono,162 milioni di euro, vanno tutti a finire nelle tasche di Silvio e famiglia, che controllano per l'84,7% la Fininvest. Da notare, di passaggio, che le pretese dell'erario erano, fino a ieri e sempre secondo il Cavaliere, "completamente infondate"...

dc

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.