La laicità è superata, viva il crocefisso

Una squallida vicenda alimentata dal pensiero unico

La crisi economica si esprime anche nella confusione politica: non nel senso del caos del ceto politico amministratore dello stato borghese, ma proprio del confondersi di un fronte con l'altro, di un partito con l'altro. La difficoltà di gestione delle cose economiche dello stato borghese ha unificato le politiche appunto economiche "di destra" e quelle di" sinistra", ma tanto forte è questo processo di uniformazione che ha investito tutto, anche le ideologie. Tanto difficile è la conservazione dell'economia capitalistica e delle sue istituzioni politiche che i suoi amministratori, attuali o potenziali, sono portati a uniformarsi nei riferimenti ideologici e politici, al di là dello stesso interesse immediatamente politico a sbugiardare l'avversario.

La squallida vicenda del crocefisso di Ofena è un esempio lampante di questo fenomeno.

Oltre il pur importante ruolo di "coniglio meccanico" dietro cui far correre la pubblica opinione e le discussioni fra amici e conoscenti alternative al calcio, per non soffermare l'attenzione su ben più rilevanti fenomeni della formazione sociale borghese - la vicenda del crocefisso ha disvelato questa uniformità di fondo da una parte e la enormità dello spostamento "a destra" degli ex stalinisti, dall'altra.

L'accettazione univoca del concetto belluino secondo cui le radici profonde del popolo italiano affonderebbero nel cattolicesimo e nella sua simbologia, fa semplicemente a cazzotti con i criteri di laicità dello stato a cui si ispirano:

  1. la costituzione (firmata da Umberto Terracini, presidente della Costituente e da Alcide De Gasperi, presidente del consiglio);
  2. il movimento laicista al quale, negli anni della cosiddetta Prima repubblica, si ispiravano tanto i repubblicani quanto gli attuali diessini.

Ma è un fatto reale: dalle becere strida leghiste alle imbarazzate ammissioni diessine, tutti hanno brandito quella supposta verità. Alla faccia della famosa "autonomia del politico".

C'è bisogno di ricordare che lo stesso Risorgimento, ovvero il processo di formazione dello stato unitario italiano, si è dovuto scontrare col potere temporale della Chiesa e si è caratterizzato per il perseguimento di istituzioni rigidamente laiche? Si, ma è inutile. Più urgente è non perdere il contatto con quelle masse plebeizzate di cui si cerca il voto, e che si è voluto nutrire con massicce dosi di nazionalismo e di attaccamento alle tradizioni, nel mentre stesso le si spingeva alla prassi dell'individualismo consumista, all'americanismo, all'accettazione della globalizzazione e dei suoi fenomeni.

Negli anni settanta e ottanta del secolo scorso era comune fra i "laici" opporsi alla presenza universale del crocefisso quale simbolo di una subalternità del "pubblico" ai valori e simboli religiosi e della contraddizione con i principi costituzionali. Ora quella battaglia è scomparsa a favore del... suo opposto, la difesa del crocefisso contro la "arroganza dell'islam".

Il piegarsi alle urgenze di conservazione si è tradotto nella corale alimentazione dei temi più cari allo scontro fra religioni. Questo, in fondo, rientra nel cosiddetto pensiero unico a cui si ispira la borghesia globale, visto che anche in suo nome vengono combattute sanguinose guerre, tutte - evidentemente - interborghesi, anche se pagate dai proletari. La lotta di classe non rientra, invece, nel pensiero unico.

L'arroganza dell'integralismo islamico è pari a quella dell'integralismo cattolico, ma per tutti lor signori è più utile lo scontro fra religioni che lo scontro fra le classi.

m.jr

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.