Contro il carovita in difesa di salari stipendi e pensioni

Il carovita per le tasche proletarie è diventato insopportabile. Il salario non basta più nemmeno al sostentamento. Pagare l'affitto o il mutuo, fare la spesa, pregare di non ammalarsi e di non invecchiare, ecco cosa resta a chi vive del proprio salario. Questo è un dato di fatto che tutti i proletari hanno oggi davanti agli occhi.

La crisi economica mondiale che macina guerra e aggressioni imperialiste in nome di una strumentale e ormai sempre più tragicomica "guerra al terrorismo internazionale", ha prodotto un effetto domino anche per l'industria italiana.

La crisi Fiat, il fallimento di Cirio, la truffa Parmalat, la crisi del settore siderurgico da Terni a Genova: i colossi dell'economia italiana crollano sotto i colpi di una crisi economica sempre meno gestibile da parte padronale. I politici, a seconda dello schieramento, sono pronti a dare la colpa di tutto ciò al malaffare, all'euro o alla scarsa capacità imprenditoriale degli industriali italiani... Nessuno che dica che la colpa è del sistema capitalista, che quando è in crisi per sopravvivere affama i lavoratori e stermina intere popolazioni pur di mantenere i profitti.

A questo attacco alle tasche proletarie i sindacati non hanno saputo opporre altro che scioperi preannunciati, quindi inutili, e lasciare mano libera a governi e padronato sulla precarizzazione, eliminazione di servizi, garanzie e perdita del potere di acquisto del salario.

I sindacati, - come hanno dimostrato le lotte dei tramvieri, ben che vada non servono ai lavoratori, a cui basta organizzarsi in assemblea per mettere in atto delle lotte vere, come i cosiddetti scioperi selvaggi portati avanti dai coraggiosi lavoratori dei trasporti pubblici a dicembre-gennaio.

Ora anche la classe operaia di fabbrica, specie i suoi elementi più giovani, ha dimostrato quanto siano strette le catene sindacali, e da Terni a Torino fino a Genova ha dato vita a forme di lotta sempre più radicali (picchetti improvvisi, blocchi stradali e dei binari, occupazione di magazzini-vedi Crespellano-Bologna), fino ad arrivare a vere e proprie esplosioni di rabbia, come quella davanti alla prefettura di Genova.

Per non disperdere questa giusta rabbia verso i padroni, questa istintiva insofferenza verso gli apparati sindacali sempre più d'intralcio alle lotte operaie e proletarie, occorre che tutti i lavoratori, precari, fissi e disoccupati (ovvero lavoratori in nero) si organizzino in assemblee nei luoghi di lavori e sul territorio per dare vita a iniziative comuni. Contro il carovita per il salario, senza sindacalisti e politicanti di mezzo, fino a coordinarsi tra diversi settori e diverse città, occorre dare vita al fronte di classe per respingere gli attacchi alle loro già precarie condizioni di vita.

L'esempio dei tranvieri e la rabbia operaia di Terni e Genova sono solo l'inizio di un percorso autonomo di lotta dei lavoratori che, se vogliono liberarsi di chi li sfrutta, devono organizzare per proprio conto le loro lotte e collegarsi al processo di ricostruzione di un proprio autentico partito di classe, per la generalizzazione delle lotte stesse nella prospettiva del superamento dell'attuale sistema capitalistico, ormai è in grado di assicurare solo miseria generalizzata e guerra permanente.

Partito Comunista Internazionalista - Battaglia Comunista