Alitalia - Basta con i sacrifici

Bisogna che i lavoratori facciano sacrifici, se non accettano le condizioni del piano industriale l'azienda fallirà e saranno persi 20.000 posti di lavoro”. Questo è il ritornello che da giorni sentiamo per bocca di politici e dirigenza aziendale.

Questi famosi sacrifici significano: accettare che 7.000 lavoratori perdano da un giorno all'altro il posto di lavoro (ai 5.000 dichiarati vanno aggiunti infatti tutti i lavoratori che avevano un contratto precario), che per i “fortunati” non licenziati siano riscritti i contratti con un infernale aumento dei ritmi di lavoro da un lato e una drastica diminuzione degli stipendi dall'altro. Il tutto è condito dalla massima precarietà e flessibilità sfruttando le leggi che i governi, di destra e di sinistra, hanno messo a disposizione di tutti i padroni.

Chiedono insomma ai lavoratori di fare sacrifici come se fino ad oggi avessero fatto una vita di sfarzo e divertimento. Certo perché loro, padroni e politicanti di ogni partito (da A.N. a Rifondazione), non sanno cosa significa lottare per arrivare a fine mese, vedere i propri stipendi corrodersi sotto il continuo aumento dei prezzi, avere un lavoro precario e sottopagato, un futuro fatto solo di incertezza... Insomma non sanno cosa significa essere un lavoratore e cosa significa fare i sacrifici.

La realtà è che il capitalismo mondiale (l'economia) è da anni stretto in una crisi strutturale e che la borghesia per non rimetterci profitti, e per salvaguardare il modo di produzione che le garantisce i propri privilegi, presenta il conto di questa crisi al proletariato peggiorandone continuamente le condizioni di vita; una crisi che negli ultimi anni si sta allargando con un ritmo esponenziale e di conseguenza con lo stesso ritmo si conduce senza tregua l'attacco al proletariato che significa innanzitutto adoperare sempre meno lavoratori e aumentarne lo sfruttamento. Sono le attuali politiche borghesi, neoliberiste, ad imporre che anche l'Alitalia (fallita o meno) venga privatizzata con i relativi sacrifici per i lavoratori. Vorrebbero farci credere che tutto questo viene fatto per il bene dei lavoratori stessi.

Nelle proprie politiche il padronato di fatto non ha avuto una reale opposizione, i sindacati, che secondo l'ordinamento democratico borghese avrebbero dovuto garantire la difesa dei lavoratori, non hanno fatto che avallare totalmente tutte le manovre borghesi. Basti ricordare gli accordi sulle leggi antisciopero fatte con il governo Prodi, o quegli sulle normative del mercato del lavoro, pensioni, tagli allo stato sociale... Hanno insomma dimostrato che il loro reale compito è quello di controllare la rabbia dei lavoratori, ingannarli con finte lotte come gli scioperi proclamati mesi prima e di poche ore che di fatto danneggiano solo chi vi partecipa.

Un esempio del lavoro sporco fatto dai sindacati è stato proprio il loro intervento nelle lotte attuate con forza dai lavoratori Alitalia con il blocco degli aeroporti di Fiumicino e Capodichino il 27 Aprile. I sindacati si sono subito precipitati per fermare quelle lotte vere ingannando i lavoratori, promettendo l'impegno di politicanti del centrosinistra (Veltroni e Bassolino) e promuovendo uno sciopero che aveva come finalità solo di far rimuovere i blocchi, uno sciopero che era stato presentato come una lotta ad oltranza ed invece è terminato immediatamente con quel accordo che non serviva ad altro che a garantire la pace sociale per il periodo estivo.

Basta con l'inganno dei sindacati!!!

Come hanno dimostrato le “lotte selvagge” dei tranvieri di Milano, i picchetti condotti nei primi giorni della vertenza dei lavoratori Fiat di Melfi e gli stessi blocchi del 27 aprile dei lavoratori Alitalia, sono i lavoratori stessi che devono guardare e difendere i propri interessi, non i sindacati o i politicanti dei vari partiti parlamentari, (ne le terroristiche “azioni esemplari” di bande armate).

  • Sono le assemblee aperte sui posti di lavoro che devono decidere le modalità e le finalità della lotta da intraprendere, respingendo con forza le intrusioni dei sindacati (come purtroppo non sono riusciti a fare completamente né i tranvieri né a Melfi).
  • C'è bisogno inoltre che le iniziative siano estese a tutto il territorio con la formazione di coordinamenti costituiti da delegati scelti dalle assemblee dei lavoratori, con mandato revocabili in ogni momento dalle assemblee stesse.
  • Bisogna cercare l'unità della classe proletaria, tra tutti quei soggetti uniti dal comune interesse di reagire e porre fine allo sfruttamento condotto dalla classe borghese.
Partito Comunista Internazionalista (Battaglia Comunista)
Sezione italiana del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario