Fahrenheit 9/11 - Un film da vedere

Bush, come Berlusconi, indispone tutti coloro che non sono loro seguaci. Tale è la grevità di questi personaggi, che anche i migliori cadono nella trappola della medesima, si fanno prendere cioè dagli aspetti tragicomici del comportamento rischiando di perdere di vista il coacervo di interessi che si nasconde dietro quei comportamenti e i personaggi stessi.

È il caso purtroppo e talvolta anche del film-documentario Fahrenheit 9/11, che però in chiusura presenta il meglio di sé e merita comunque di essere visto.

Riportiamo se non con le stesse parole, il senso di un commento finale del regista, Michael Moore: le guerre anche quando appaiono di una classe dirigente contro un'altra, sono in sostanza la guerra di tutta la classe dirigente contro le classi subalterne al fine di difendere la continuità del proprio dominio. È un punto di vista certamente partigiano, è un punto di vista di classe.

Il film indugia sulla pochezza del politico Bush, ma non nasconde che dietro di lui stanno interessi grandi, ben rappresentati da uomini d'altro calibro nel loro reazionarismo.

Il film inizia con la elezione del presidente, documentando i forti dubbi che permangono sulla sua legittimità, prosegue con i drammatici eventi dell'11 settembre per documentare il poco serio e risibile comportamento del presidente nelle ore e nei giorni immediatamente seguenti; riferisce delle già conosciute (ma a pochi) relazioni strette di interessi fra Bush, la casa reagnante dell'Arabia saudita, i talebani e lo stesso Bin Laden, per precipitare nella guerra con immagini inedite dai media, sia dai terreni di guerra (Afghanistan e Iraq) sia dai campi della povertà americana. È un mondo che è fatto di 47 milioni di americani, e però mai viene documentato da mezzi-busti e pennivendoli. È da questo "mondo" che vengono arruolati i soldati che il Presidente, i deputati e i senatori mandano ad ammazzare e talvolta a farsi ammazzare, guardandosi però bene dal propinare anche ai loro figli la retorica patriottarda di cui si riempiono la bocca in pubblico per "sostenere i nostri ragazzi" e decorare i morti.

È da questa parte del documentario che sgorga la considerazione "finale" di Moore. E non è un caso che la nostra intellettualità di sinistra si divida nei giudizi sul film a proposito di tutti gli aspetti che un lavoro cinematografico presenta - documentario o meno - senza mai, ma proprio mai, far riferimento a questa considerazione, a questa idea forse conduttrice del lavoro. Troppo imbarazzante.

m. jr

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.