Ferrovie - Contro stragi e sfruttamento riprendiamoci la lotta

Sugli incidenti ferroviari

Decine di morti tra i ferrovieri e i pendolari, essi stessi in maggioranza lavoratori e proletari: questo è il bilancio delle privatizzazioni abbattutesi sulle ferrovie.

Avevano detto che il famigerato mercato avrebbe aumentato l'efficienza, la qualità e la sicurezza del servizio: ovviamente, è successo esattamente il contrario. L'incidente di Crevalcore è solo un'altra conferma di come la logica del profitto sia nemica mortale dei lavoratori e della gente in generale. È con questa logica che sono stati tagliati i fondi destinati alla sicurezza, che il personale è stato drasticamente ridotto, che molte attività sono passate a imprese esterne, i cui dipendenti lavorano in condizioni pessime. A loro volta, i ferrovieri rimasti alle dipendenze delle ex FS hanno subito un deciso peggioramento, dovendo ingoiare rinnovi contrattuali uno più indecente dell'altro, tutti incentrati sull'aumento dei carichi di lavoro - turni massacranti di 10/11 ore - e sulla precarietà.

La privatizzazione/scadimento della rete ferroviaria e l'attacco feroce ai lavoratori delle ferrovie, portato avanti congiuntamente da vertici aziendali, governi di qualsiasi colore e sindacati, è parte di quell'aggressione complessiva a tutta la forza-lavoro che il capitalismo sta conducendo da anni in tutto il mondo.

Tutto ciò non è frutto di un improvviso incattivimento dei padroni, ma della crisi che da oltre trent'anni corrode il capitalismo a livello mondiale. E per uscire dalla crisi la borghesia non può far altro che inasprire la spremitura della forza-lavoro, generalizzando forme di sfruttamento selvaggio tipiche di cinquanta e passa anni fa: allungamento della giornata lavorativa, abbassamento del salario diretto, rapina di quello indiretto e differito (lo "stato sociale"). Sono dunque finite le "briciole" del riformismo, con le quali il sindacato, per decenni, ha potuto agevolmente controllare la forza-lavoro.

Per questo, nella sostanza, ogni categoria deve affrontare gli stessi problemi dei ferrovieri, non ultimo certamente il ruolo anti-operaio del sindacato, che frena costantemente le lotte e, per maggior sicurezza dei padroni, sottoscrive le micidiali leggi anti-sciopero nei servizi pubblici, trasformando in tal modo ogni lotta vera in un potenziale atto criminale.

I dieci minuti di sciopero indetto dai sindacati dopo la strage di Crevalcore sono stati il solito miserabile tentativo di salvare la faccia. Al contrario, lo sciopero autorganizzato del 17 gennaio è stata la prima concreta risposta all'attacco padronale e alle sue stragi.

Ma è stato anche l'ennesima dimostrazione che se e quando i lavoratori vogliono fare sul serio, cioè difendersi (e attaccare) veramente, per forza di cose devono scavalcare i sindacati e il sindacalismo, autorganizzandosi sul proprio autonomo terreno di classe, sulla base delle proprie assemblee liberamente autoconvocate.

Questo è stato il primo passo. L'altro, altrettanto indispensabile, è quello di estendere la lotta agli altri lavoratori, ai proletari, per rompere l'isolamento e il cappio delle norme anti-sciopero che il padronato - con l'attiva complicità sindacale - ha stretto al collo dei lavoratori.

Solo su questo terreno possiamo cominciare a contrastare efficacemente il devastante attacco del capitale: scorciatoie non ce ne sono; tutto il resto porta direttamente al riflusso della lotta e ridà fiato al collaborazionismo sindacale.

Non lasciamo la lotta di classe nelle mani dei sindacati: riprendiamocela!

Partito Comunista Internazionalista - Battaglia Comunista