Il great game travolge anche il Kirghizistan

Il Centro-Asia nella morsa della miseria e dello scontro Usa-Russia

Askar Akayev era un feroce dittatore e dominava incontrastato dal 1990 sulla più periferica delle repubbliche ex sovietiche. Rieletto nel '95 e nel 2000 grazie a brogli elettorali e a repressioni poliziesche, è stato spazzato via dalla furia dell'opposizione. A stimolare la rivolta hanno concorso le tremende condizioni economiche nelle quali versa la stragrande maggioranza della popolazione. Alla miseria, diffusa in quasi tutte le stratificazioni sociali, si somma la disoccupazione che è ben al di sopra del dichiarato 12%. Per chi lavora il salario non supera i 40$ il mese a fronte di un'inflazione alta, molto alta, che le statistiche di regime preferiscono non riportare. Le pensioni raggiungono a mala pena i 25 $ mensili mentre il debito estero è arrivato al 102,3% del Pil.

Il presidente dittatore è fuggito per il momento in Kazakistan, chiedendo asilo alla Russia, sua sollecita alleata sino al momento della rivolta. Questa la scarna cronaca degli avvenimenti, ma dietro si cela uno scenario ben più complesso. I disordini che hanno portato alla fuga di Akayev e alla momentanea gestione del potere da parte di Bakayev, ex primo ministro, uomo di regime che ha scelto di capeggiare l'opposizione quando le cose stavano precipitando, se hanno nella devastata situazione economica, nella vastissima corruzione, nella lotta dei clan per il controllo della commercializzazione della droga prodotta in Afghanistan e nella disperazione delle masse la loro ragion d'essere, trovano uno stimolo, se non addirittura la loro matrice politica, nello scontro centro - asiatico tra gli Usa e la Russia.

Putin ha da sempre appoggiato il governo di Akayev, avendo come obiettivo il ripristino della supremazia russa sulle ex repubbliche sovietiche, per le ragioni economiche legate allo sfruttamento delle risorse energetiche in termini di petrolio e di gas naturale del Kazakistan e del Turkmenistan, e per le questioni strategiche legate al controllo di quella vasta area che va dai suoi confini asiatici sino alla Cina. Nel 2003 ha chiesto e ottenuto una base aerea militare da cui operare in tutto lo scacchiere. Per il governo di Washington valgono le stesse ragioni, ovviamente in termini rovesciati. Dopo il crollo dell'Urss, le varie amministrazioni americane hanno prodotto uno sforzo economico e militare enorme per mettere le mani sulle riserve energetiche del centro Asia e sullo spazio politico tra la Russia e Cina. Per Bush, dopo il fallimento della campagna in Afghanistan e l'insuccesso politico nei confronti del Kazakistan le cose si sono complicate. Nazarbayev, suo signore e padrone, ha ritenuto opportuno, per il momento, dare le concessioni petrolifere alle compagnie russe, francesi e italiane ma non a quelle americane e ha rispolverato la vecchia amicizia con la Russia sia sul piano economico che politico: vende petrolio e importa armi, paga in rubli e asseconda le mire del Kremlino sui paesi adiacenti. Garzai resta al potere ma non esce dal palazzo presidenziale e la società afgana continua ad essere una terra di nessuno perennemente sull'orlo della guerra civile.

Dopo l'11 settembre e la conseguente guerra in Afghanistan, le truppe americane si sono stanziate in po' ovunque nel tentativo di occupare militarmente lo spazio conteso. Nella direttrice sud - nord, usufruendo di vecchie alleanze, il dispiegamento si è esteso dal Pakistan all'Afghanistan sino al Tajikistan. L'ulteriore passo avanti doveva prevedere la conquista del Kirkizistan, ultimo, strategico avamposto, tra la Cina e il Kazakistan.

Non sorprende, quindi, che dietro le confuse vicende kirghise ci sia la mano del governo Bush, una mano velata, che non deve apparire, ma non per questo meno armata. Già nell'ottobre del 2001 gli Usa ottengono la disponibilità di una base aerea nell'aeroporto di Manas presso la capitale Bishkek.

La concessione da annuale è diventata di fatto definitiva con la presenza della 376th Air Exspeditionary Wing dotata di caccia supersonici f15 e f18 che in breve tempo possono raggiungere qualunque punto dell'area centro-asiatica. La concessione è stata ottenuta grazie alla corruzione dell'allora primo ministro Bakiev, oggi capo dell'opposizione e presidente ad interim del governo rivoluzionario. Lo schema non è nuovo, nello stesso scenario contro-asiatico le pressioni americane sono state alla base di rivolgimenti sociali e di cambiamenti di governi in Georgia e in Ucraina. Nel caso specifico del Kirghizistan la tensione è scoppiata quando il vecchio regime, sotto la spinta di Russia e Cina, ha vietato al governo di Washington di installare nella base di Manas aerei awacs in grado di intercettare e controllare i movimenti aerei degli avversari.

Mestare nelle lotte tribali interne, spingere sulle ambizioni personali dell'oppositore di turno, mettere all'indice un sistema sociale corrotto e perverso, è stato un gioco che le intelligenze americane conoscono a memoria. Sia Bakiev, che l'opposizione ufficiale guidata dall'ex ambasciatrice a Washington, hanno ricevuto finanziamenti e appoggi politici. Altri esponenti dell'opposizione hanno dichiarato di aver ricevuto finanziamenti da organizzazioni americane non governative, tra le quali, l'Istituto Nazionale Democratico Americano. La posta in gioco è alta, gli interessi enormi, i mezzi di contesa sempre i soliti. Le crisi economiche e debitorie degli Usa e quella di ricostruzione della Russia sono così pressanti da non lesinare mezzi e appoggi politici alla fazioni in campo. Chi ci rimette, come al solito, è la popolazione tutta, il minuscolo e straordinariamente povero proletariato che, oltre al danno di vivere in un mare di miseria, subiscono la beffa di essere usati come massa di mobilitazione per le faide interne di potere. Entrano, loro malgrado nei grandi giochi, tra una vecchia potenza d'area che vuole ritornare a giocare un ruolo egemone, e una nuova che prepotentemente vuole insediarsi. Nulla di nuovo, siamo in presenza di una piccola guerra fredda all'interno di un great game dai contorni mondiali, di cui il Kirghizistan rappresenta una delle tante tessere asiatiche di un grande mosaico strategico che si chiama imperialismo.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.