Lottiamo contro i padroni, non per i padroni!

Volantino distribuito nella manifestazione dei metalmeccanici

Fabbriche che chiudono, ondate di cassa integrazione, insicurezza generalizzata: la situazione è pessima, e non solo per i metalmeccanici. È il mondo del lavoro dipendente nel suo complesso a vivere in queste condizioni, sotto l'attacco di un padronato che si fa più aggressivo e prepotente man mano che la crisi mondiale affonda i suoi morsi nel cuore del capitalismo.

Tutto questo è la risposta - l'unica che conoscono - che i padroni danno alle crescenti difficoltà della loro economia, vale a dire l'intensificazione dello sfruttamento in ogni modo possibile: aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro (quindi degli infortuni), allungamento dell'orario, abbassamento del salario diretto (e rapina di quello indiretto/differito: la pensione), precarietà senza limiti, tanto che spesso diventa una specie di moderna schiavitù, soprattutto per i nostri compagni immigrati.

Dunque, mai come adesso dovrebbe essere evidente la totale contrapposizione tra i nostri interessi e quelli dei padroni, eppure CGIL-CISL-UIL ci chiamano a scioperare per rilanciare la "nostra economia", per premere sul governo affinché metta in pratica "una politica di sostegno all'industria". Ma il sindacato non dovrebbe stare dalla parte dei lavoratori? In realtà, da tanto tempo, il sindacato, accettando la falsissima logica del "siamo tutti sulla stessa barca", ci costringe a ingoiare sacrifici su sacrifici ad esclusivo vantaggio del padronato, contribuendo così al continuo peggioramento delle nostre condizioni di esistenza.

L'intervento diretto dello stato - in particolare per i grandi gruppi come la FIAT - darebbe, sì, una boccata d'ossigeno agli industriali, ma non cambierebbe di una virgola la nostra situazione, anzi; vedi, per tutti, l'esempio della Volkswagen, di proprietà pubblica, dove il sindacato ha firmato un accordo che prevede pesanti tagli al salario, l'allungamento dell'orario e altri significativi peggioramenti in cambio di una temporanea sospensione dei licenziamenti previsti. Senza contare che in questi anni i governi - di qualsiasi colore - hanno regalato montagne di soldi ai padroni (si parla di centinaia di miliardi di euro!), soldi presi dalle nostre tasche con le tasse, evase invece sistematicamente dai borghesi.

Ma dalla crisi non se ne esce, perché i padroni trovano più conveniente investire le nostre fatiche nella speculazione finanziaria e là dove la forza-lavoro costa infinitamente meno che in "Occidente".

Questo significa che non c'è niente da fare e che tanto vale non scioperare? No, al contrario! Oggi più che mai è necessario rispondere all'aggressione padronale, ma dobbiamo farlo sul nostro terreno di classe, cominciando col rifiutare le manfrine ingannatrici dell'"interesse nazionale" e della "nostra economia"!

Non c'è nessuno che possa veramente difenderci se non noi stessi! Per noi lavoratori - metalmeccanici e non - l'unica alternativa è quella dell'autorganizzazione vera della lotta, dal basso, oltre e, se necessario, contro ogni logica sindacale, nell'unità con le altre categorie di lavoratori, "fissi" o precari. Solamente le assemblee operaie possono decidere perché, come e quando scioperare: proclamare uno sciopero mesi prima - secondo la prassi sindacale - vuol dire far perdere soldi ai lavoratori, non ai padroni! Solo una lotta fondata su questi presupposti è in grado di spezzare le leggi e gli accordi dei nemici di classe e porci concretamente sul terreno della difesa dei nostri interessi generali e immediati.

Per la rottura della pace sociale, cioè della falsa armonia di interessi tra lavoratori e padroni di ogni dimensione! Per l'unione di tutti i lavoratori! Per l'autorganizzazione dei lavoratori, dai luoghi di lavoro al territorio! Per la prospettiva anticapitalista del comunismo internazionale! Per il partito rivoluzionario del proletariato!

Partito Comunista Internazionalista - Battaglia Comunista