Devolution di prelievi e stangate - Il federalismo fiscale nasconde nuove mazzate per i lavoratori

Dietro le illusorie promesse di una devolution federalista in grado di sviluppare un'azione politico-amministrativa che al centro e in periferia - dovrebbe applicare "un metodo di governo più vicino ai cittadini, più efficiente e trasparente", prendiamo atto di quanto siano già allarmanti i prevedibili seppur confusi costi della miracolosa operazione. Secondo la scuola superiore di Economia e Finanze in collaborazione con la Ragioneria dello Stato, le autonomie locali costerebbero 16,7 miliardi di euro in più degli attuali bilanci, con una spesa totale di 93 mld (di cui: 40 per il trasferimento delle scuole,10 per i trasporti,10 per la polizia locale e un miliardo e mezzo per la Sanità decentra-lizzata). L'Istituto di Analisi Economiche (Isae) controllato dal Ministero del Tesoro, parla di una spesa aggiuntiva di 61 mld di euro. Confusione di competenze e funzioni, e aumento dei costi nella farraginosa macchina amministrativa, si devono già alla prima riforma federalista attuata nel 2001 dal Governo di centro-sinistra, che (anche se all'opposizione) é il primo a chiedere l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, in cui si prevede l'autonomia del prelievo fiscale a Regioni ed Enti locali. In effetti, le Regioni (con un debito di oltre 50 miliardi di euro) hanno già applicato un aumento dei loro balzelli - sappiamo bene chi paga! - di circa il 60%; la spesa media annua regionale per ogni cittadino sarebbe salita da 1800 a quasi 3000 euro.

Queste cifre, circolate tempo fa sulla stampa, non furono mai né confermate né smentite. Di certo quel che si annuncia sarà una valanga di nuove pratiche burocratico-amministrative al seguito di nuove poltrone, stipendi, sperperi e scandali. (Come la Regione Lombardia che spende, per esempio,460mila euro per il Capodanno celtico...). Negli ultimi tre anni le spese dei municipi sono aumentate del 40%; quanto alle entrate fiscali, nell'ultimo decennio, i governi locali registrano un aumento del 178%. Un'ultima nota riguarda le Regioni a statuto speciale (Valle d'Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige più le province autonome di Trento e Bolzano) le quali, con solo il 15,5% della popolazione nazionale, ricevono ogni anno 24 mld di euro sul totale di 71 mld di finanziamento a tutte le Regioni. Tempo fa, istituti di ricerca facenti capo al Tesoro indicavano in quasi 100 miliardi di euro la spesa che verrebbe decentrata dallo Stato agli Enti Locali. Le Regioni, oltretutto, superano già di gran lunga i 150 miliardi di euro all'anno per le loro gestioni amministrative e presentano di anno in anno bilanci sempre più critici. Il trasferimento futuro delle competenze porterà ad una inevitabile "lievitazione" dei costi (uffici, personale, ecc.). Il decentra-mento della spesa sanitaria ne è un primo esempio, e gli attriti fra periferie e centro minacciano le illusioni equili-briste, istituzionali ed economiche, diffuse nelle campagne elettorali. Toccherà agli Enti locali "reperire le necessarie risorse", come? Aumentando le aliquote delle imposte di loro competenza per cui la pressione fiscale anziché scendere salirà ancora: le addizionali Irpef di comuni e Regioni hanno quintuplicato il loro gettito in 4 anni. Complessivamente si calcola un aumento dell'Irpef del 7,5%. E a corto di finanziamenti, trasferiranno ai privati - che pur di ricavar profitti aprirebbero anche un supermarket di compera e vendita di organi da trapiantare - il maggior numero possibile di ciò che ancora passa per "servizio sociale". Tutto questo mentre lo Stato già restringe i budget per la Sanità alle Regioni e queste tagliano i fondi destinati alle Asl, le quali a loro volta riducono i servizi. Le tecnologie - il cui sviluppo sia come prevenzione che come cura procede potenzialmente a valanga - diventano obsolete; il prontuario farmaceutico nazionale viene abolito; i trattamenti si differenziano da Milano a Palermo, a seconda della "ricchezza" di ciascuna Regione. Imperterrito, il governo promette con la devolution 12,5 miliardi di risparmi! A parte le sperequazioni tra aree forti e aree deboli del paese (situazione legata indissolubilmente al cosiddetto sviluppo del capitalismo nazionale e internazionale), saranno in definitiva i proletari a pagare un federalismo che - nella realtà economico-sociale in cui siamo costretti a vivere, grazie al dominio incontrastato del capitale e degli interessi borghesi - non fa che trasferire dal centro dello Stato alla periferia delle varie Regioni una situazione di bancarotta, di tagli ai servizi sociali, di stangate dirette e indirette sui proletari e le loro famiglie. Altro che vendere le spiagge italiche ai privati!

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.