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Home ›Nassiriya che vergogna, l'umanitarismo del petrolio
Anche la borghesia ora ammette che in Iraq si è andati per l'oro nero
Hanno negato tutto, l'inverosimile e anche l'evidenza. Il governo italiano ha negato l'illegittimità della guerra in Iraq sulla base di quello stesso diritto internazionale borghese a cui dice di fare riferimento. Ha condiviso e sostenuto, con enfasi, le più inverosimili bugie sulle quali è stata costruita la giustificazione della guerra, non ultima, l'esportazione della democrazia manu militari.
Ha spudoratamente negato lo spirito predatorio dell'intervento Usa. Ha avallato l'annuncio della fine della guerra proprio quando incominciava l'episodio della resistenza irachena. Si è allineato alla falsificazione del governo di Washington di bollare come infame terrorismo ogni forma di opposizione alle forze di occupazione. Conseguentemente si è appiattito a considerare legittimi tutti i governi collaborazionisti che si sono succeduti dopo la caduta del regime, compreso l'ultimo, nato da elezioni manipolate con pesanti interventi politici, economici e brogli elettorali, con il 70% dei ministri che già facevano parte dei due governi precedenti di Chalabi - Bremer e di Allawi. Ha giustificato ogni tipo di massacro nei confronti della popolazione civile in nome di un anti terrorismo di comodo.
Perché? La risposta è breve e semplice, sempre risaputa ma ora è ufficiale: Oil = Petrolio. Ben sei mesi prima dello scoppio della guerra, il governo italiano, tramite il ministero per le Attività Produttive, aveva commissionato al professor Giuseppe Cassano uno studio sui giacimenti di Nassiriya. Dallo studio ne discendeva che l'area interessata era ricca di 2,5 - 3 miliardi di barili per un affare di circa trecento miliardi di dollari. Il tutto sulla base di un vecchio contratto tra l'Eni e il regime di Saddam, protocollato nel 1997 con il n° 35AS0713, servito come base per le trattative di alleanza tra il governo italiano e quello americano. Va da sé che una simile concessione, tra le poche elargite, se non l'unica di quella rilevanza, comportava l'assoluto allineamento dell'Italia agli obiettivi strategici americani senza se e senza ma.
L'imperialismo americano, che aveva la grande prospettiva di mettere le mani sul secondo, forse primo per potenzialità, paese produttore di petrolio, in cerca di alleati, dopo essersi fatto una serie lunghissima di nemici, ha ritenuto di concedere un pacchetto di briciole a quei governi che fungessero da copertura internazionale alla grande rapina petrolifera. Per lo straccione imperialismo italiano la sudditanza nei confronti del governo Bush apriva una doppia prospettiva, quella economica basata sullo sfruttamento dell'area petrolifera di Nassiriya e quella politica, tutta berlusconiana, di avere una legittimazione internazionale oltre oceano nel momento in cui, lui e il suo governo, venivano sbeffeggiati nel vecchio continente. Il tutto, ovviamente, in tempi non sospetti, in chiave preventiva, ben prima dell'inizio ufficiale delle ostilità. Prima si individua il bottino, poi si progetta la sua spartizione in virtù delle quote azionarie, ovvero, del peso specifico dei partecipanti alla rapina. All'imperialismo maggiore la quota parte più consistente, a quello subalterno la quota parte minima. Agli Usa la gestione dello sfruttamento complessivo del petrolio iracheno, sempre che le cose fossero andate per il giusto verso, all'Italia Nassiriya.
Nel frattempo abbiamo sentito parlare di pace, di difesa della democrazia, di guerra non guerra, di lotta al terrorismo, di intervento umanitarioe di tutto quanto facesse il fumo più denso possibile.
La strage di Nassiriya, che è costata la vita ad alcuni soldati italiani che lì erano non per fare da testimoni al nascente processo di pace, ma per fare i guardiani ai barili di petrolio, non si configura come un atto di cieco terrorismo che uccide per il gusto di uccidere, ma palesa la pesante responsabilità del governo italiano per le sue scelte economiche e politiche. Non martiri della democrazia ma vittime dei calcoli petroliferi del mini imperialismo italiano. L'allora ministro degli Esteri Frattini rassicurava il Parlamento, e per legge transitiva il popolo italiano, che le nostre truppe erano là solo per una missione di pace, con il supporto umanitario della Croce Rossa di Maurizio Scelli. Un quadro idilliaco, perfetto, dove la parola petrolio non compariva in nessuna parte del discorso, tanto meno nel contesto generale della operazione Antica Babilonia, dove la propensione a fare del bene sembrava essere al di sopra di tutto e di tutti, dove i morti erano dei martiri in una tragica, immorale finzione, da dare in pasto all'opinione pubblica. Con una piccola notizia sottaciuta, a controllare l'ospedale di Baghdad c'erano 30 militari italiani, a fare la guardia ai pozzi petroliferi e alla raffineria di Nassiriya ce n'erano 2500. È la forza della menzogna, pari soltanto agli interessi che deve nascondere.
Intanto i massacri continuano, centinaia di migliaia di morti civili sono il prezzo pagato all'arroganza delle truppe di occupazione, alla barbarie dell'imperialismo e del terrorismo, alle voraci necessità di un capitalismo sempre più aggressivo e cattivo che, per sopravvivere, può solo generare violenza e morte.
fdBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio-agosto 2005
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