No alla Bolkestein e alle sirene borghesi - Rompere la pace sociale!

Manifestazione contro la direttiva Bolkestein

Il mito di un'Europa sociale potrebbe ricevere un altro duro colpo. Se passasse la direttiva Bolkestein - cosa per niente esclusa - sarebbero smantellati gli ultimi diroccati bastioni del fu "stato sociale" e verrebbe accelerata la messa in concorrenza al ribasso della forza-lavoro quanto meno europea.

Com'è noto, secondo la direttiva Bolkestein le imprese fornitrici di servizi non sono tenute a rispettare la legislazione del paese in cui operano, ma quella del paese (tra i 25 dell'UE) in cui sono registrate. Oppure, un'impresa, mettiamo italiana, potrebbe benissimo aprire o trasferire la propria sede legale là dove la legislazione è più vantaggiosa per il padronato, pur continuando ad agire in Italia.

Con la Bolkestein l'Europa conquisterebbe una posizione d'avanguardia nei negoziati GATS sulla totale deregolamentazione e privatizzazione dei servizi, anche di quelli un tempo detti sociali. Sarebbe un modo per imporre lo "spirito" dell'AMI (Accordo Multilaterale sugli Investimenti), naufragato qualche anno fa non per l'opposizione dei popoli, come pretende il movimento altermondialista, ma per quella degli stati, incapaci di trovare un compromesso soddisfacente. Con l'AMI, infatti, le imprese, in particolare le multinazionali, avrebbero potuto scavalcare le legislazioni nazionali che avessero in qualche modo ostacolato il "libero mercato" (per esempio, le leggi di tutela ambientale o quelle sulla sicurezza sul lavoro). La Bolkestein ottiene più o meno lo stesso risultato, ma tutto avviene per così dire in famiglia, sotto il controllo della composita borghesia europea e non di qualche multinazionale appartenente magari al campo imperialista avversario.

Il fatto è che il capitalismo, a causa dei saggi del profitto sempre più insoddisfacenti, è letteralmente assetato di plusvalore e non può permettersi il lusso di sprecarne nemmeno una goccia. Per questo i padroni intensificano lo sfruttamento in tutte le sue forme (a cominciare dalla precarietà, dal sottosalario, dall'allungamento della giornata lavorativa, ecc.). Per questo il capitale ha accentuato il suo carattere predatorio attraverso la totale mercificazione dei servizi (se già prima erano merce, ora lo saranno di più) e l'appropriazione del salario differito (il TFR) nonché di quello indiretto.

L'amministrazione della crisi capitalistica attraverso la somministrazione di dosi via via crescenti di sfruttamento è il compito a cui sono chiamate le forze politiche borghesi, non escluse, naturalmente, quelle "di sinistra": come tutti sanno, la Bolkestein è frutto della Commissione Europea guidata da Prodi, ridiventato per la "sinistra" (dai DS ai Disobbedienti, passando per Rifondazione) il campione dell'anti-liberismo. Centro-destra e centro-sinistra si differenziano, forse, solo per il modo diverso con cui intendono estorcere al proletariato ogni atomo di plusvalore, dal salario alla pensione.

Solo la lotta autorganizzata di noi proletari - "fissi", precari, disoccupati - che rompa le catene del collaborazionismo sindacale e le illusioni di quello sedicente di base, può cominciare ad essere la prima concreta risposta di classe alla sostanziale passività nei confronti questa "guerra" sociale che la borghesia ci sta facendo.

Ma non è ancora abbastanza, se non ci mettiamo nella prospettiva del radicale superamento di un sistema che può offrire solo sfruttamento, imbarbarimento sociale e violenza. A questo scopo, il partito rivoluzionario di classe è uno strumento indispensabile.

Partito Comunista Internazionalista - Battaglia Comunista