Elezioni Politiche 2006

Da una parte il fronte borghese, dall'altra... anche

Ormai ci siamo: il 9 e il 10 aprile si consumerà lo spettacolo elettorale cominciato ormai da alcuni mesi e sapremo finalmente se a bastonare la classe lavoratrice nei prossimi cinque anni sarà ancora un governo di centro-destra o se l’onore passerà invece ai paladini del centro-sinistra.

Questa volta alla giostra vogliono partecipare proprio tutti, i neofascisti della Mussolini come i no global alla Caruso. E a sinistra c’è un’attesa dell’evento quasi messianica: molti, infatti, pensano che la preoccupante situazione sociale in cui ci troviamo non sia altro che il prodotto di questi cinque anni di governo Berlusconi e che una volta disarcionato l’istrionico cavaliere di Arcore le cose possano cambiare veramente. Senza dubbio - si dice a sinistra, anche negli ambienti più radicali - l’Unione di Prodi ha tutti i limiti che si vuole e non è certo una coalizione politicamente omogenea, ma Berlusconi e i suoi vanno oltre, badano solo ai propri interessi e lasciano che l’Italia vada a rotoli. Quindi, mandiamo a casa questo buffone in doppiopetto che ci fa tanto sfigurare all’estero, e poi confrontiamoci con un “normale” governo democratico.

Beata ingenuità. Come se i tagli alla spesa sociale, alla sanità, alla scuola e alle pensioni operate dal centro-destra non fossero in perfetta continuità con quelli messi a segno dai precedenti governi di centro-sinistra; come se la precarietà selvaggia sancita dalla Legge 30 non fosse la naturale prosecuzione del Pacchetto Treu varato dal centro-sinistra e firmato da tutti e tre i sindacati confederali; come se la partecipazione alla guerra in Kosovo nel 1999 da parte del governo D’Alema non abbia ampiamente dimostrato la disponibilità della sinistra parlamentare all’aggressione imperialista, magari sotto l’egida ipocrita e ormai cento volte sputtanata delle Nazioni Unite; come se tutto questo non fosse in ultima istanza il frutto di una crisi strutturale del modo di produzione capitalistico, che spinge - ovunque nel mondo - i governi della borghesia ad attaccare le condizioni di vita della classe lavoratrice e a marciare, dove più dove meno, verso l’avventura bellica.

Ciò non significa che fra i due schieramenti in campo non vi sia alcuna differenza. Il centro-destra ha senz’altro quella marcia in più di rozzezza e furfanteria che lo rende particolarmente odioso agli occhi di chi, avendo subito in questi ultimi anni una fortissima precarizzazione del lavoro e una continua riduzione del potere d’acquisto del proprio salario, fa sempre più fatica ad arrivare a fine mese. Anche sul piano dei rapporti internazionali esistono delle differenze: se il centro-sinistra è dichiaratamente filo-europeo, il centro-destra, invece, preferisce allinearsi con gli Stati Uniti di Bush anche quando si manifestano dei contrasti con l’Unione Europea. Iraq docet. Un punto a favore del centro-sinistra? E perché mai? L’opposizione di Germania e Francia all’ultima guerra del Golfo non c’entra proprio nulla con un’astratta e disinteressata “voglia di pace”, ma risponde alla necessità di difendere interessi imperialistici che sono sempre più in contrasto con quelli perseguiti dagli Usa.

Insomma, il fatto è che, lo si voglia o no, lo stato di cose presenti non si cambia facendo una croce sulla scheda elettorale, e l’alternanza fra i due poli di questi ultimi anni ne è l’inconfutabile dimostrazione. Se i lavoratori vogliono davvero difendere i propri interessi quotidianamente sacrificati sull’altare del profitto, devono ricominciare a lottare sul terreno di classe, fuori e contro tutti i partiti dell’arco istituzionale, e gettare le fondamenta dell’organizzazione comunista che, essa sola, potrà guidare i proletari verso l’abbattimento del capitalismo e la costruzione di una nuova società senza classi e senza frontiere.

Il P.C. Internazionalista, dunque, invita ancora una volta all’astensione e alla militanza rivoluzionaria.

Gek