Il voto operaio a Mirafiori

Tendenze in atto nella classe operaia

Lo scorso mese di giugno gli operai del reparto carrozzeria di Mirafiori hanno votato per il rinnovo dei delegati sindacali. Il reparto carrozzeria è significativo perché coinvolge 5400 lavoratori su 7000, seppur dal 2003 ne abbia persi 2600. Tutta la stampa borghese, e non solo, ha parlato di sconfitta della triplice sindacale a vantaggio del sindacato filo aziendale Fismic e del sindacato di destra Ugl. Infatti rispetto al 2003 la Fim è passata dal 30% al 26,8%, la Fiom dal 28,1% al 23,6%, la Uilm dal 17,2% al 14,3%, la Fismic dal 13,9% al 19,9%, l’Ugl dal 6,9% al 9,9% e i Cobas dal 3,7% al 5,5%. Questi i dati. Ora si può dire che quando la Fiat era in crisi, come tre anni fa, erano cresciuti i consensi alla Fiom, mentre ora, cambiata la situazione, vengono privilegiati i sindacati che per la loro vicinanza all’azienda riescono ad ottenere “favori” individuali, però il dato generale di fondo è che gli operai Fiat, nella continuità del loro sfruttamento, sono sempre più schiacciati sulle questioni contingenti delle vicende aziendali. Anzi è la stessa politica industriale, con l’opera attiva e fattiva dei sindacati, a strutturare e delimitare il possibile campo di azione dell’avversario di classe. E l’agire operaio vede il suo livello superiore nella difesa del posto di lavoro e quello inferiore nei favori personali. Così le condizioni generali della classe operaia in Fiat sono peggiorate tanto è vero che gli stessi delegati Fiom affermano che ormai da 10 anni non riescono a contrattare nulla a livello aziendale.

Oggi la Fiat è talmente forte, e la classe operaia tanto debole che si è giunti, dopo le elezioni dei delegati, ad una ipotesi di accordo aziendale che prevede un aumento di 1100 euro lordi in tre anni. 500 euro a luglio 2006, 200 euro nel 2007 e 400 euro nel 2008 (di cui 200 legati alla redditività e 200 alla produttività/qualità). Il messaggio è abbastanza chiaro: il prevalere di atteggiamenti individualistici e collaborativi/partecipativi pagano e così, secondo il segretario della Cisl, si sta facendo strada l’idea di un sindacato moderno e partecipativo. Appunto sono questi i comportamenti che si instillano negli operai il tutto supportato dall’imperante ideologia borghese, dal fatto che a mettersi insieme non si vince e che la lotta economico/sindacale non va comunque oltre il contingente e il quotidiano. Ancor peggio la vita operaia è percepita come legata alle vicende dell’impresa con poche alternative; perché non è una alternativa quella che coraggiosamente stanno praticando gli operai Alfa di Arese che, abbandonati da Fiat e Regione Lombardia, continuano sulla strada dell’auto elettrica mettendosi a fare impresa nonostante e contro l’impresa.

Anche i pur minimi frammenti di lotta di classe rimangono senza prospettiva politica, perché non è una prospettiva il governo di centro-sinistra, non portando ad altro che alla disarticolazione e frantumazione della classe operaia per adattarla alle situazioni aziendali e, all’interno di questa, la divide tra le diverse categorie di lavoratori. Siamo così giunti ad un movimento operaio istituzionalizzato che oramai non ha più nemmeno un vago contenuto socialista appiattito su una astratta democrazia, che noi qualifichiamo ancora in termini di classe come democrazia borghese.

Però la classe operaia continua a vivere in seno alle contraddizioni della società borghese, è anch’essa partecipe di questa contraddizione essendone membro, parte, interessata sì al miglioramento delle proprie condizioni di vita, ma senza potersi emancipare dallo sfruttamento capitalistico se non saprà rovesciare questa società. Si può dire che siamo da parecchio tempo nella degenerazione della degenerata revisione del marxismo che la borghesia alimenta perché ad essa congeniale. Revisione che possiamo ancora definire come quella di Bernstein da un lato e di Sorel dall’altro. Per Bernstein infatti il fine è nulla, il movimento è tutto: cioè lotta operaia avulsa, estranea al fine politico del socialismo. Oggi però il fine, non solo è nulla, ma non c’è più e la classe operaia è coscienziosamente e coscientemente subordinata alle esigenze del capitale. Per Sorel la violenza è tutto, la rivoluzione nulla: cioè una setta di cretini che si sostituiscono alla classe ed alla sua lotta riducendo la rivoluzione socialista ad una privata questione di regolamento di conti. Al contrario noi, oramai soli, continuiamo a dire che:

non vi sono due diverse lotte di classe della classe operaia, una economica ed una politica, ma vi è una sola lotta di classe, che in pari tempo è diretta a limitare lo sfruttamento all’interno della società borghese e a sopprimere questo sfruttamento insieme con la società borghese. (1)

La lotta quotidiana è indispensabile per raggiungere il fine del socialismo, come il fine alimenta e sostanzia la lotta quotidiana. Le elezioni per il rinnovo dei delegati sindacali di Mirafiori non sono state una sconfitta della triplice sindacale, bensì una sconfitta operaia e oltre a ciò la manifestazione evidente della crisi della classe operaia del nostro tempo.

rm

(1) R. Luxemburg, “Sciopero generale, partito e sindacati” cap.VIII

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.