Resistenza: il sangue dei vinti è quello dei proletari

Il 16 ottobre scorso, a Reggio Emilia, il giornalista e scrittore Giampaolo Pansa è stato contestato da una ventina di giovani antifascisti mentre era in corso la presentazione del suo ultimo libro La grande bugia. Le sinistre italiane e il sangue dei vinti, dedicato, come altri suoi lavori usciti di recente, alle presunte violenze compiute dai partigiani rossi prima e dopo il 25 aprile. L’irruzione dei contestatori ha avuto come strascico una mezza rissa dai contorni paradossali, coi giovani fascistoidi e i vecchi partigiani presenti in sala, uniti nella lotta per difendere la libertà d’espressione.

I media hanno dato grande risalto a questo episodio tutto sommato marginale per le sorti d’Italia e del mondo (Pansa ringrazia), tanto che il capo dello Stato in persona ha sentito il dovere di esprimere la sua “profonda deplorazione” per i fatti di Reggio Emilia e massima solidarietà nei confronti di uno scrittore così duramente censurato dagli antidemocratici che, mala tempora!, per poter dire la sua deve accontentarsi del megafono televisivo che gli offre Vespa a Porta a Porta.

Il polverone sollevato da Pansa con La grande bugia, comunque, va oltre l’episodio di Reggio: il libro ha infatti già avuto una lunga serie di recensioni, negative a sinistra ed elogiative a destra, da parte di tutto il salottiero fronte borghese. Nostro malgrado, anche noi dobbiamo spendere in proposito alcune parole, e questo perché un paragrafo dell’opera è dedicato all’assassinio di Mario Acquaviva, dirigente del Partito Comunista Internazionalista, avvenuto a Casale Monferrato nel luglio del 1945, a opera degli sgherri di Togliatti. Sorte toccata anche a Fausto Atti nel marzo dello stesso anno.

Con chi stiamo, dunque? Con la feccia staliniana che glorifica il patriottismo e il “senso di responsabilità” del PCI, oppure coi farabutti liberali che ne approfittano per sputare menzogne e infamie sul comunismo?

Ancora una volta, la verità non sta nel mezzo: è proprio da un’altra parte.

Pansa continua la sua campagna contro l’ala radicale del centro-sinistra, attaccando per l’ennesima volta il suo mito primario - la Resistenza - e attirando così le simpatie, oltre che dei cascami reazionari presenti sulla piazza, di quella sinistra che guarda al centro e che non vede l’ora di farla finita con chi ha un passato comunista (o presunto tale) da nascondere. Se da una parte, quindi, ci fa senz’altro piacere che la vicenda di Acquaviva sia conosciuta da tanti lettori, dall’altra constatiamo che essa è volgarmente strumentalizzata - messa accanto a storie di fascisti che i proletari avevano tutto il diritto di odiare anche dopo il 25 aprile - per squallidi bisticci tutti interni ai giochi di regime, per l’eterna campagna borghese anticomunista, e, ovviamente, per gli interessi commerciali dello stesso Pansa.

La grande bugia è quella secondo cui il sangue dei vinti della Resistenza è il sangue dei fascisti; in realtà è quello di tutti i proletari che nelle file partigiane sono morti per una società radicalmente diversa da quella in camicia nera, e che invece hanno ottenuto una repubblica il cui esercito sparava sulla folla in sciopero.

GS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.