Nuovi attacchi al proletariato immigrato

La nuova legge Amato-Ferrero, in sintonia con i precedenti provvedimenti

Il 15 Marzo i ministri Amato e Ferrero hanno presentato la bozza del disegno di legge delega sull’immigrazione, che a breve verrà discusso dal governo. La nuova legge è chiamata a concretizzare la “profonda svolta” rispetto alla Bossi-Fini, che l’Unione ha invocato negli anni dell’opposizione e in campagna elettorale. Ma chi ha creduto e sperato in un cambiamento di rotta dovrà scontrarsi un’ennesima volta con la realtà.

Una feroce continuità lega gli interventi dello Stato italiano nei confronti dell’immigrazione, dalla Turco-Napolitano dell’Ulivo (che istituì i lager chiamati cpt), alla Bossi-Fini del governo di destra. Una continuità che prende la forma di un attacco al proletariato, di una sua maggiore disarticolazione per accrescerne la vulnerabilità .

La logica della bozza Amato-Ferrero è invariata rispetto alla stessa Bossi-Fini. Alla base della bozza resta infatti la visione dell’immigrato come semplice forza-lavoro, usa e getta. Lo Stato, recependo le richieste del padronato, continuerà a fissare delle quote di forza-lavoro immigrata cui verrà concesso il permesso di soggiorno. Ma l’immigrazione non è un fenomeno contenibile con atti amministrativi, e migliaia di lavoratori e lavoratrici continueranno ad arrivare alla ricerca di opportunità, e a essereassunti a condizioni disumane da padroni senza scrupoli. Per questi lavoratori senza documenti resteranno aperti ancora diversi cpt, i campi di concentramento dove aspettare la deportazione. In particolare le quote non saranno aperte ai “clandestini” già presenti in Italia, che continueranno la loro vita nell’ombra, in balia di qualunque soggezione al padrone, e nel terrore della polizia. Anche se si faciliteranno i rinnovi dei permessi di soggiorno, la loro subiordinazione all’avere un posto di lavoro regolare farà sì che moltissimi immigrati alla scadenza del permesso resteranno in Italia in clandestinità, vedendo divenire totale la loro ricattabilità e precarietà, non solo lavorativa. L’instabilità causata dal sistema dei permessi di soggiorno rende anche l’immigrato “in regola” del tutto disarmato di fronte al padrone, come un precario timoroso di perdere il posto di lavoro, ma con l’incubo di perdere tutto. Le condizioni di vita degli immigrati costringono poi ad una continua mobilità, sia per sicurezza che per raggiungere città o Paesi che promettono una vita migliore. La costruzione di legami di classe con il proletariato italiano è quindi resa ancora più fragile, e questa debolezza viene pagata da tutta la classe. Gli attacchi agli immigrati rappresentano una forma radicale della tendenza alla precarietà e alla ricattabilità senza vincoli che sta colpendo tutto il proletariato.

Nella sostanza la Amato-Ferrero lascia immutata la situazione degli immigrati, e di riflesso di tutti i lavoratori. In realtà è solo su variabili quantitative che si differenziano gli schieramenti della politica borghese, sinistra radicale inclusa. Ma questo mercanteggiare non giova al proletariato.

È il permesso di soggiorno in quanto tale che riduce l’uomo a merce usa e getta, che lega il “diritto” di vivere in un Paese ad un contratto di lavoro, che frantuma i progetti di vita dei proletari in segmenti di “soggiorno legale”. La sinistra borghese agita la sua soluzione: la cittadinanza.

Ma dietro la parola d’ordine della cittadinanza si delineano due prospettive: da una parte l’integrazione nelle “regole” che la borghesia nazionale impone al proletariato; dall’altra la legittimazione dell’idea che solo i cittadini possano essere i depositari di “garanzie e diritti”. È un’ipotesi che si pone sul terreno della compatibilità capitalistica, e che rappresenta un palese ostacolo alla difesa da parte di tutta la classe operaia delle sue condizioni di vita complessive.

Il proletariato non ha nessun interesse a fomentare in questo modo le divisioni nel suo seno e la sua debolezza:

ancora una volta - come scriveva Engels (1) - il lavoratore deve scegliere: o arrendersi al suo destino, divenendo un “buon” operaio, attento e “premuroso” agli interessi della borghesia, nel qual caso non può non divenire un bruto, oppure si ribella, si batte per la sua umanità fino in fondo, cosa che può fare solo nella lotta contro la borghesia...

Una battaglia che deve prendere le mosse da una prospettiva unificante, nella quale ricomporre la propria forza di classe, e lottare nel solco di una strategia internazionalista che non è mai stata così attuale.

ml

(1) Le condizioni della classe operaia in Inghilterra, 1845.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.