Anche per l’Istat crescono i precari

Il governo di “sinistra” e la nuova composizione sociale in Italia

Un recente rapporto Istat su popolazione, immigrazione e mercato del lavoro ci dà alcuni spunti di riflessione; il primo, quasi comico verrebbe da dire, è che quasi la metà - ossia il 45% - dei ricercatori di detto Istituto sono precari...

Gli immigrati “regolari” sono il 4,5% del totale della popolazione ma l’incidenza dei loro figli tra i nuovi nati quasi raddoppia ( 9,5%).

L’Italia, ci dice infatti il Rapporto, negli ultimi 10-15 anni ha avuto un saldo demografico pari e, di recente, anche lievemente positivo solo grazie ai figli degli immigrati. Basta osservare gli alunni di una qualsiasi scuola per averne conferma empirica.

Inoltre ci conviene confermato una volta ancora che il nostro è il paese con l’età media più vecchia dell’Europa - e del Mondo insieme al Giappone - con cioè più ultra 65-enni che ragazzi sotto i 15 anni (nello specifico 141 over 65 ogni 100 under 15).

Tendenze analoghe separano un Europa del Sud - Grecia, Spagna, Portogallo oltre a noi - da quella del Nord.

A titolo di paragone si consideri che nella vasta area che dal Marocco si estende fino all’Iran l’età media è 27-28 anni.

Detta altrimenti in Europa nascono più figli in aree dove il numero di divorzi e di famiglie con un solo genitore è più alto che non dove la “famiglia” tradizionale tiene ancora. Questo trend europeo si ribalta nel suo contrario quando lo osserviamo all’interno dei confini italici. Dato che solo apparentemente è contraddittorio. Merito delle politiche di welfare statale dei decenni passati, ora in rapido dietrofront.

L’Istat ci ricorda anche che l’Italia detiene il primato europeo di prime case di proprietà, ben il 70% del totale.

Distribuzione del reddito; il 20% più povero della popolazione porta a casa il 7,8% del reddito totale, mentre il 20% più ricco ben il 40%. La povertà vera e propria interessa 7,5 milioni di persone, mentre il 30% delle famiglie si trova in crisi a fronte di spese impreviste. Facile intuire che fra essi rientrino la stragrande parte di lavoratori dipendenti, pensionati e proletari in genere.

Da noi il welfare statale, sotto forma di trasporti pubblici efficienti, sussidi di disoccupazione, accesso all’edilizia popolare, borse di studio etc. è stato sostituito dalla Famiglia o, meglio, dalle sue risorse economiche; anche se non è costume marxista seguire la sociologia nella sua denuncia di superficie dei fenomeni è oggi comune osservare i precari odierni - magari ultratrentenni - vivere nelle case dei propri genitori ed andare al lavoro sulle auto comprate col contributo di nonni e genitori. Non si tratta certo di fare del moralismo - ci mancherebbe - ma vedere e denunciare come tali fenomeni combinati si riflettono sul proletariato determinandone la sua passività.

Se la Francia l’anno scorso ha assistito alle lotte pur diverse tra loro delle Banlieues e contro il Cpe, da noi di realmente partecipato c’è stata una sola manifestazione nazionale contro la Precarietà a novembre scorso e... qualche Street Parade contro la criminalizzazione del consumo delle droghe leggere.

Sullo sfondo lo stillicidio quotidiano di morti tra i migranti verso l’Italia. Negli ultimi 20 anni si stima per difetto che abbiano perso la vita nel Mediterraneo quasi nove mila di essi. Altre decine di migliaia languiscono in condizioni infernali nei centri di detenzione dei paesi nordafricani cui le borghesie europee delegano sempre più tale lavoro sporco (“esternalizzazione” in termini aziendali). L’Onu ricorda che nei prossimi decenni saranno pronti (o costretti ?) a partire da tale area verso l’Europa alcune centinaia di milioni di individui.

Da sempre le frontiere servono per controllare le merci e lucrarci sopra, ma mai come oggi emerge con prepotenza come esse siano anacronistiche e solo un ostacolo per la vita dignitosa di tutti gli individui.

Demografia, natalità ed immigrazione non sono certo il frutto di scelte individuali, ma dinamiche della società globale divisa in classi e dominata dalla Proprietà privata, dalle Merci, dal Profitto ed attraversata da confini e dogane.

La famiglia - da marxisti lo sappiamo bene - è il fondamento economico della società, essendone il veicolo di trasmissione della proprietà, e con essa si modifica seguendone le tendenze. Tutto tranne che “libera scelta” degli individui, mentre l’ideologia dominante - sia di destra che di sinistra - illude di poter gestire tali fenomeni ( anche con pagliacciate come i family day di matrice sia laica che pretesca ).

Dalla combinazione di tali fenomeni dipenderà il processo, appena accennato per ora, di ricomposizione della nostra classe.

Noi già da tempo denunciamo l’inutilità, la dannosità e l’ingestibilità di questa nostra società basata sul profitto e sulle merci che lo realizzano, la forza lavoro su tutte.

ds

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.