1000 € sono troppi, 30 miliardi sono pochi... per i padroni

Crescono i profitti e calano i salari

Volantino per la manifestazione di Milano del 13-07-2007 - Sciopero generale indetto dai sindacati di base

La Fiat fa profitti stratosferici, eppure Montezemolo non solo non molla neppure un centesimo in più ai lavoratori della Fiat, ma chiede loro altri sacrifici. La produttività è decisamente aumentata, ma l'unico parametro di cui si tiene conto per le pensioni è l'aumento della vita media e non di quello che realmente conta, cioè, appunto, la produttività sociale del lavoro: come dire che morire dopo i sessant'anni è in contraddizione con le logiche del capitale.

Dini, Rutelli, D'alema, Berlusconi e compagnia cantante si scannano su tutto, ma sono tutti concordi nel non sfiorare neppure con un dito le liquidazioni d'oro dei supermanager, così come le loro pensioni e quelle dei “grand comis” dello stato e delle imprese, nonché sul fatto che bisogna aumentare la flessibilità del lavoro - cioè la precarietà - e l'età pensionabile. Vogliono abolire, anzi lo hanno già fatto, il welfare state, perché lo stato deve essere “leggero”. Intanto, però, lo stato, ogni anno, versa alle imprese - a fondo perduto! - una montagna di soldi: 5 miliardi di euro (l'Espresso n. 23-2007) cui bisogna aggiungere quelli per i finanziamenti agevolati, quelli dei fondi strutturali europei, quelli degli enti locali e così via; più o meno, fanno 30 miliardi di €. Eppure, a lor signori non bastano.

Naturalmente, questo attacco globale al mondo del lavoro salariato/dipendente è stato ed è fortemente agevolato dai sindacati confederali, che, alla fin fine, non si tirano mai indietro quando si tratta di firmare accordi e contratti uno più indecente dell'altro.

Ma se il sindacalismo confederale è parte integrante del meccanismo di gestione della forza-lavoro per conto del capitale, non per questo il sindacalismo sedicente di base può costituire - oggettivamente - una risposta valida all'offensiva borghese. Non tanto perché le rivendicazioni del sindacalismo “radicale” sono del tutto incompatibili con le esigenze della fase attuale del capitalismo, quanto perché pensa che si possa concretamente oltrepassare questa incompatibilità attraverso la normale prassi sindacale - rispettosa delle normative anti-sciopero. Tra l'altro, non è con l'agitazione, né tanto meno con proposte di legge sul ripristino del welfare e sulla ridistribuzione dei redditi che possono cambiare le cose. Chi dovrebbe fare quelle leggi? Gli stessi partiti che fanno l'esatto contrario? Mistero!

Proprio perché soprattutto oggi - come in tutte le epoche di crisi - emerge con maggior evidenza la totale incompatibilità tra le nostre condizioni di esistenza e il capitalismo, bisogna partire da una coerente critica e prospettiva anticapitalistiche, cosa che i sindacatini “di base”, invece, non fanno mai!

Dunque, non è la lotta in sé ad essere inutile - ben al contrario! - ma solamente la prassi sindacale, sia quella concertativa che quella cosiddetta radicale.

Nessuna delega in bianco a nessuno, lotte autorganizzate condotte attraverso comitati liberamente eletti e revocabili in qualunque momento, senza preavviso e senza limiti di tempo né di categoria, per l'unità di tutti i lavoratori: sono i passi, non certo facili, ma gli unici concreti, per rispondere sul terreno di classe alla borghesia, ai suoi governi, ai suoi tirapiedi sindacali!

Ma tutto ciò non basta, se non si ha chiaro che ogni eventuale vittoria sarà parziale e precaria finché il capitalismo non finirà nella pattumiera della storia.

I lavoratori e le lavoratrici di Battaglia Comunista lottano per questo: unisciti a noi!

PCInt