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Home ›Banco del Sur e nuove tensioni finanziarie
L’America latina cerca il riscatto dal Fondo Monetario e dal dollaro
Lo scorso dicembre è stato firmato a Buenos Aires l’accordo per la costituzione del Banco del Sur. Sono sei i paesi latinoamericani che hanno sottoscritto l’atto istitutivo del nuovo organismo bancario: Brasile, Argentina, Venezuela, Bolivia, Ecuador e Paraguay, ossia i maggiori paesi dell’area, mentre altri dovrebbero aderire all’iniziativa nei prossimi anni. La nascita del Banco del Sur arriva dopo ben tre anni di serrate trattative tra i leader politici dei paesi aderenti e segna una svolta epocale nel processo di omogeneiz-zazione dell’intera area sudamericana.
La nuova istituzione bancaria inizierà le sue operazioni agli inizi del 2008 e potrà contare al momento su un capitale pari a 7 miliardi di dollari. Tale capitale sociale è composto per l’80% da dollari statunitensi e per la restante parte da un paniere di monete locali. A fare la parte del leone in questa nuova istituzione finanziaria continentale è ancora il biglietto verde, ma nelle intenzioni dei soci fondatori c’è la ferma volontà di svincolarsi dalla supremazia del dollaro nel prossimi futuro. Quel 20% di capitale espresso in altre monete locali può sembrare, ad un’analisi superficiale del fenomeno, un dato poco significativo, ma se consideriamo l’evoluzione delle vicende finanziarie nella regione dell’America latina di questi ultimi anni possiamo dare una valutazione ben più importante nel processo di “emancipazione” del sub continente dallo strapotere statunitense. Solo pochi anni addietro l’Argentina aveva legato il valore della propria moneta, il peso, al dollaro statunitense, consegnando di fatto nelle mani della Federal Reserve le leve della politica economica del paese. Tutti ricordiamo come tale scelta abbia accentuato nei primi anni del nuovo millennio la gravissima crisi economica che ha portato l’Argentina alla bancarotta e le cui conseguenze sul piano sociale sono state drammaticamente scaricate sulle spalle della classe lavoratrice. Lo stesso Ecuador qualche anno prima, rispetto alle scelte operate dall’Argentina, aveva dollarizzato la propria economia, sostituendo la propria moneta con quella statunitense. Per sostenere la dollarizzazione l’Ecuador ha dovuto imporre al proletariato e ai ceti meno abbienti una politica economica incentrata sul contenimento della spesa pubblica e tagli drammatici al costo del lavoro. Anche nel piccolo paese ecuadoregno i costi sociali sono stati pesantissimi.
Quale significato assume in questo contesto, segnato da continue turbolenze finanziarie e monetarie su scala internazionale, la nascita del Banco del Sur? Un primo obiettivo dei paesi aderenti al nuovo istituto bancario è quello di svincolarsi, almeno parzialmente, dalle istituzioni nate con i trattati di Bretton Woods, ossia Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale. Questi due organismi internazionali in realtà sono stati in questi ultimi decenni lo strumento più utilizzato dagli Stati Uniti per imporre ai cosiddetti paesi in via di sviluppo le proprie scelte di politica economica. Qualsiasi prestito e/o sostegno concesso dalla Fmi e dalla Banca Mondiale a questi paesi è stato subordinato all’applicazione di politiche economiche imposte di fatto da Washington. I Paesi dell’America latina sono stati quelli che maggiormente hanno subito le conseguenze dei diktat del Fmi e della Banca Mondiale. Per i paesi dell’area finanziarsi dal mercato internazionale ha significato accettare i dettami degli Usa; con la nascita del Banco del Sur questi paesi hanno l’opportunità di accedere a finanziamenti senza passare per le forche Caudine del Fondo Monetario Internazionale. Se consideriamo che la produzione di capitale fittizio ha assunto una rilevanza fondamentale nei processi d’accumulazione, possiamo comprendere meglio quali pericoli si nascondono per gli Stati Uniti nel mancato controllo della gestione di una quota importante di tale fonte di finanziamento. Infatti, tramite le imposizioni del Fmi e della Banca Mondiale, gli Stati Uniti sono finora riusciti a gestire in base ai propri interessi imperialistici la massa di capitale creata e gestita dalle due organizzazioni finanziarie internazionali. Una leva di potere enorme, visto anche che a finanziare il Fondo Monetario e la Banca mondiale non sono solo gli Usa ma tutti i paese del mondo. Come dire, tutti contribuisco al fondo, ma a gestirlo sono di fatto solo gli Stati Uniti.
Il Banco del Sur in prospettiva potrebbe ridimensionare la capacità statunitense di gestire i finanziamenti internazionale dei paesi latinoamericani. Ma la nascita della nuova banca è solo un primo passo, in quanto nelle intenzioni dei paesi aderenti vi è la volontà di arrivare, in chiusura del processo d’integrazione, alla costituire una moneta unica subcontinentale; una sorta di euro dell’America latina.
La costituzione del Banco del Sur s’inserisce pertanto nel processo di aggregazione monetaria e finanziaria su scala regionale. Già la nascita dell’euro ha fortemente ridotto la capacità del dollaro di dominare i mercati internazionale; ma la moneta unica europea è solo la punta più avanzata e importante di un processo che vede il dollaro attaccato da più parti nel ruolo di moneta egemone sul panorama valutario. Il Banco del Sur, i programmi di una moneta unica nei paesi del golfo persico e di quelli asiatici, s’inseriscono tutti nel processo d’aggregazione monetario su scala continentale è minano in profondità la capacità imperialistica degli Stati Uniti.
In questa prospettiva il dollaro statunitense, il maggior strumento economico di cui dispone l’imperialismo Usa, è destinato a subire un altro scossone, dopo quella determinato dalla nascita della moneta unica europea, perdendo ancor di più la sua capacità di dominare i mercati finanziari e monetari internazionali.
plBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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Gennaio 2008
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