Condizioni e lotte operaie nel mondo

Americhe

È ora di alzare il livello della protesta del mondo sindacale invitando tutti i sindacati e i lavoratori negli Stati Uniti e nel mondo a mobilitarsi per una giornata “No Peace No Work” il 1 maggio 2008 per 24 ore per esigere la fine immediata delle guerre e delle occupazioni dell´Iraq e dell´Afghanistan e il ritiro delle truppe statunitensi dal Medio Oriente.

Così parla il documento divulgato il sindacato dei lavoratori portuali della costa ovest, l´International Longshore and Warehouse Union, in occasione del primo maggio. I lavoratori portuali hanno scioperato per 8 ore il primo maggio e hanno ricevuto il sostegno di altri, tra cui gli insegnanti e i postini, che hanno sfilato in corteo lungo le strade di diverse città.

Lo stato del New Jersey prende invece misure molto repressive contro chi alza la testa; la corte di giustizia ha, infatti, emesso un ordine restrittivo ai dipendenti delle scuole che hanno scioperato il 21 aprile, proibendo qualsiasi altra azione sul loro posto di lavoro e iniziando un processo contro di loro, colpevoli di aver costretto la scuola a chiudere nei giorni dello sciopero. I lavoratori si stanno battendo contro un rinnovo contrattuale totalmente peggiorativo, con cui si vorrebbero costringere a pagare di tasca loro l’assicurazione medica, senza alcun aumento salariale come contropartita.

L’America Latina è spesso segnata da dure lotte sociali, soprattutto nelle miniere le condizioni di lavoro disumane spingono sempre più operai a ribellarsi; in Cile i minatori della Codelco, la corporazione a gestione statale che opera nelle miniere di rame, sono entrati nella seconda settimana di sciopero.

La protesta è iniziata dai lavoratori precari a El Savador, per poi espandersi ad altri siti, che sono rimasti completamente chiusi per molti giorni. L’azienda continua a non garantire delle condizioni di lavoro migliori, e gli operai sono fermi nella loro lotta, nonostante la forte campagna che il governo ha messo in atto contro di loro, accusandoli di terrorismo, e di aver compiuto azioni violente per le strade della città.

Oceania

Nello stabilimento di Hawker de Havilland, che produce componenti degli aerei, a Melbourne, gli operai portano avanti da giorni una dura lotta contro i tagli al personale e il licenziamento di molti di loro. Il sindacato aveva dichiarato una giornata di sciopero il 9 aprile, ma quando i lavoratori hanno deciso di continuare a lottare, si è tirato indietro, dicendo di temere un’azione legale milionaria da parte dell’azienda. Ora quindi gli operai continuano a scioperare, ma sono sempre più spaventati dalla possibilità che l’industria possa intraprendere delle azioni legali personalmente contro ognuno di loro.

In Nuova Zelanda alcuni operai della Ecolab, un’industria chimica di proprietà statunitense, stanno mantenendo da settimane un picchetto davanti alla fabbrica.

La protesta è iniziata in marzo, quando l’azienda ha rifiutato di firmare un contratto collettivo di tutti i lavoratori meccanici, che garantisce condizioni migliori rispetto a quello stipulato direttamente dall’azienda.

Dopo quattro settimane senza lavoro molti operai iniziano ad avere grossi problemi soprattutto quelli con una famiglia e dei figli, e in alcune interviste si legge la loro rabbia contro il sindacato, che finora non ha fatto nulle per coinvolgere nella lotta anche altri settori di lavoratori e cercare altri supporti, necessari per dare incisività ad uno sciopero così lungo ed estenuante.

Asia

In Corea si protrae da diversi mesi la protesta dei dipendenti della E-land, una catena di vendita al dettaglio; il 19 aprile i lavoratori hanno sfilato per le strade di Seoul in occasione del trecentesimo giorno di sciopero. Nel giugno dell’anno scorso l’azienda aveva infatti licenziato più di 1000 lavoratori, la maggior parte donne, per aggirare una nuova legge sul lavoro, che obbliga le industrie ad assumere a tempo pieno tutti i lavoratori precari o part-time che lavorano da più di due anni nello stesso posto. Dopo quel licenziamento di massa, sono iniziate le proteste, i picchetti davanti ai negozi e le manifestazioni; nel corso dei mesi ci sono stati durissimi scontri con la polizia, in cui molti lavoratori sono stati arrestati e si trovano ancora in prigione. Molti scioperanti si dichiarano molto delusi dai sindacati, che nonostante il largo supporto di tutti i settori lavorativi e la totale adesione alla lotta da parte dei dipendenti, non è riuscito ad organizzare un’incisiva campagna contro il governo e la E-Land. La compagnia sta rimpiazzando i lavoratori part-time che aveva licenziato, e alcuni di quelli che hanno preso parte alle proteste e il governo ha già promesso dure azioni legali contro chi ha portato avanti la lotta. Anche in Corea si ripropone sempre più urgente la necessità si andare oltre la gestione dei conflitti da parte del sindacato. Il problema non può essere ricondotto alla presenza di burocrazie sindacali distaccate dalle esigenze dei lavoratori, incapaci e corrotte. È la natura stessa del sindacato che porta all’accettazione delle logiche del sistema capitalistico, alla conciliazione tra interessi di classe in realtà inconciliabili ed, in ultima istanza, all’inquadramento delle lotte dei lavoratori nell’alveo delle compatibilità con il sistema economico.

Due giorni di sciopero generale sono stati dichiarati in India, nell’area industriale di Nuova Delhi, per fermare le violazioni costanti delle leggi sul lavoro che si susseguono da anni in tutto il paese. Lo sciopero ha coinvolto il settore pubblico, quello privato, compresi i dipendenti di settori più marginali, come i commessi dei negozi, e bloccando l’intera area produttiva, e ha visto sfilare milioni di persone per le strade. Le organizzazioni avevano dichiarato solo 8 ore, ma sono state costrette dalla pressione dei proletari a portare avanti lo sciopero per 2 giorni. Ora si richiede al governo di migliorare le leggi sul lavoro, aumentare il salario minimo e incrementare le assicurazioni sanitarie e le pensioni, soprattutto per i settori in cui il precariato è dominante; nel frattempo si stanno già organizzando altre lotte.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.