La tempesta perfetta

La crisi che ha investito il sistema capitalistico mondiale si aggrava ogni giorno di più.

Nonostante i numerosi e massicci interventi pubblici per evitare il crollo del sistema bancario e il blocco del credito, le imprese continuano una dopo l’altra a fallire e a licenziare. I lavoratori più “fortunati” vengono invece messi in cassa integrazione (cig) con non più di 800 euro al mese. Ma il peggio deve ancora arrivare.

Nella sola Ue nel 2009 sono previsti sei milioni di nuovi disoccupati di cui 600 mila in Italia.

E da questo calcolo sono esclusi gli oltre 500 mila precari a cui non sarà rinnovato il contratto in scadenza nei prossimi mesi. Giappone e Usa sono già sull’orlo di una depressione come mai si era vista nella storia del capitalismo moderno e la Cina, la fabbrica del mondo, traballa a sua volta.

Siamo nel pieno di una tempesta perfetta!

Ma di fronte a essa Berlusconi, con raro senso del ridicolo, ci invita a essere ottimisti e a consumare di più! Franceschini invece propone di dare, per un anno, 500 euro al mese a coloro che perderanno il lavoro nel 2009 e che non hanno diritto ad altri ammortizzatori sociali. Ma si tratta di pura propaganda elettrale visto che questo assegno dovrebbe essere finanziato con l’impossibile recupero dell’evasione fiscale.

La verità è che la crisi è talmente profonda che non ci sono più neppure quei margini con cui, per mantenere la pace sociale, un tempo si attutivano le conseguenze delle contraddizioni del sistema capitalistico sulle condizioni di vita dei lavoratori.

In passato anche grazie alle loro lotte, per fronteggiare la spinta alla crescita della disoccupazione, spesso è stato ridotto per legge, a parità di salario, l’orario di lavoro. Oggi, benchè l’avvenuta crescita della produttività del lavoro, permetterebbe una considerevole riduzione della giornata lavorativa, la crisi impone l’emanazione di leggi per rimuovere ogni limite allo straordinario, prolungare la durata dell’orario di lavoro e l’età pensionabile. Di più: si dice che si vuole incrementare la domanda interna, ma si taglia la spesa per sanità, scuola, pensioni, trasporti pubblici ecc. per finanziare con le risorse così recuperate le banche, le grandi imprese monopolistiche e incrementare la spesa militare.

Tutto ciò conferma che lo Stato è per sua natura lo Stato della classe dominante e ne difende gli interessi. Con la complicità dei sindacati, divenuti a loro volta parte integrante del sistema, difende gli interessi della borghesia contro quelli dei lavoratori; dei profitti contro i salari.

Ma alla fine poiché la crisi è sistemica, neppure questo basterà.

Come è già accaduto in passato, per rilanciare un nuovo ciclo di accumulazione del capitale, sarà necessario il ricorso alla guerra generalizzata.

Per questa ragione l’idea di poter arginare le conseguenze disastrose della crisi affidandosi alle forze politiche che ritengono questo l’unico mondo possibile è folle.

Ne occorre una nuova, espressione autentica del mondo del lavoro e dei suoi interessi, che operi per la costruzione di una società in cui siano centrali gli uomini e i loro bisogni più autentici e non il profitto di pochi.

Finalmente non più miseria, guerra e barbarie, ma una vera società socialista.