Tirare fuori la rabbia e l'orgoglio!

Volantino distribuito ai cancelli di varie aziende in crisi nella zona di Firenze

Profitti ai padroni, sacrifici per noi lavoratori. Non rassegnamoci, tramutiamo la nostra paura in rabbia.

Quella rabbia che abbiamo noi cassaintegrati, perseguitati dalla paura di perdere il lavoro. Quella rabbia che abbiamo tutti noi proletari costretti a vivere ogni giorni da sfruttati (quando si cerca casa, quando si cerca lavoro, quando si cerca di farsi pagare quanto dovuto ecc...).

Una rabbia che troppo spesso ci teniamo dentro, persi ognuno nella propria rassegnazione individuale.

Gli imprenditori, i banchieri, i padroni di ogni genere, stanno facendo pagare a noi proletari i costi di questa crisi. Adesso ci dicono che il peggio è passato - l’ennesima bugia - ma intanto pretendono che noi continuiamo a pagare. Noi invece siamo a costretti a chiedere (lavoro, stipendio, ecc.)

Questa è una crisi strutturale che coinvolge tutto il mondo e tutti i settori economici.

Non illudiamoci che accettando di fare i sacrifici (cig, mobilità, ecc.) proposti dalle controparti risolviamo il problema - al massimo lo rimandiamo di un po'...

I sacrifici di oggi sono l'antipasto di quelli ancora più grandi che dovremo fare domani, questo va detto chiaro e tondo. Non iniziare ad opporsi oggi, renderà più difficile farlo domani...

Per provare a difenderci con efficacia è indispensabile organizzare noi le lotte, i veri scioperi, quelli cioè che danneggiano veramente il padrone. Questo è il punto, la nostra lotta non può essere delegata a nessuno, nessuno può rappresentarla. C’è bisogno di un vero protagonismo proletario. Le assemblee dei lavoratori - e non i sindacati a tavolino - devono decidere forme e obiettivi delle lotte. Lotte che per forza di cose dovranno avere un indirizzo anticapitalista.

I lavoratori meno rassegnati devono organizzare il loro partito politico autonomo, comunista ed internazionalista.

Noi crediamo che ci sia bisogno di costruire una alternativa a questa società basata sullo sfruttamento: per noi essa si chiama comunismo.