Beni e affari del Vaticano, fra terra e… cielo

Si stima in un 20%, sul totale dei beni immobili del paese, la parte di proprietà della Chiesa in generale. I 2000 enti ecclesiastici che gestiscono una gran fetta di tale patrimonio godono dello status di enti di beneficenza (esenzione dall’Ici e riduzione del 50% dell’Ires). Si aggiungono i beni culturali appartenenti alla Chiesa (ristrutturazioni e restauri a spese dello Stato). A circa un miliardo di euro ammonta poi il tesoro dell’8 per mille dei fondi Cei. Infine abbiamo il business dei pellegrinaggi verso i santuari e quello degli “eventi speciali”; l’Obolo di San Pietro 2009 ha superato gli 82,529 milioni di dollari.

Il bilancio consuntivo consolidato della Santa Sede per il 2009 ha registrato entrate per circa 250,2 milioni di euro e uscite per circa 254,3 milioni. Un rosso di 4,1 milioni di euro, che il “contenimento dei costi generali” starebbe lentamente riducendo. Tra le entrate: 50 milioni di euro dello Ior (la banca pontificia) “per le attività religiose del Santo Padre” e 31,5 milioni di dollari provenienti dalle diocesi di Usa e Germania. Soddisfatto e sorridente il consiglio dei cardinali in seduta, presieduto dal Segretario di Stato Vaticano, T. Bertone, che nella serata dello stesso giorno parteciperà alla cena offerta agli uomini dei poteri forti del nostro Bel Paese dall’onnipresente Vespa sulla terrazza del suo prestigioso appartamento romano. A proposito, ma che ci faceva Bertone, capo della diplomazia vaticana, in compagnia, fra gli altri, di un Letta, di un Casini e altri Gentiluomini di Sua Santità, oltre naturalmente il Silvio “bauscia - ghe pensi mi” e il Governatore della Banca d’Italia? Si dice che la Santa Sede tema il manifestarsi di eccessi politico-culturali di laicità, che mettano il “mondo cattolico” ai margini del mondo degli affari e dei… vizi privati e pubblici. Per questo, anche il Cardinale Bagnasco invoca più “coesione e convergenza tra forze culturali, sociali, economiche e spirituali”…

In questi numeri da avanspettacolo trionfano le battute del comico della compagnia, il playboy Silvio, che definisce le altre riunioni, passate recentemente agli onori della cronaca, come cene fra “quattro pensionati sfigati che si sarebbero messi insieme per cambiare l’Italia, ma se non ci riesco io…”. I “pensionati” sarebbero l’affarista Carboni, il costruttore campano Martino, il presidente della Corte d’appello Marra, il capo degli ispettori Miller, il coordinatore del PdL Verdini, il senatore Dell’Utri, eccetera.

Non c’è da stupirsi (se mai qualcuno lo fosse…) di fronte al coinvolgimento dei potenti di ogni ordine e grado che collegano le due sponde del Tevere. Rapporti di potere piuttosto ambigui con i più bei nomi implicati in un giro di affari attorno ad appartamenti, edifici storici, palazzi nobiliari, monasteri, conventi e case religiose, mentre lasciti, donazioni e regali arricchiscono la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Molti monsignori si trasformano in manager con carriere degne dei migliori gestori aziendali. La Santa Sede dirige strategicamente le operazioni, specie come è accaduto per quelle “storiche” delle celebrazioni del Giubileo nel 2000: un “Grande evento” sotto tutti gli aspetti, quelli finanziari innanzitutto. Con “raccolte” dalle tasche dei fedeli di somme da capogiro, come nell’ultima annuale giornata missionaria (prima domenica d’ottobre) che avrebbe portato in cassa circa 200 milioni di dollari.

L’immenso patrimonio non può che essere regolato con un sistema di potere, millenario, oggi condiviso con la classe politica borghese e con tutti i gestori del capitale. Con Roma, capitale del mondo cattolico, che ha il 25% del suo patrimonio immobiliare nelle mani della Chiesa e della confinante Città del Vaticano. Ancora un ragguaglio su Propaganda Fide, al centro dei più recenti scandali e delle ultime inevitabili indagini della magistratura: attorno al suo patrimonio di 9 miliardi di euro (secondo stime ufficiose, e 53 milioni di euro secondo le stime ufficiali fornite ai Vescovi…) si è aperto un balletto di scandali, polemiche, malumori e tensioni. Tant’è che anche nei Sacri Palazzi si parla di “riforma finanziaria”, visto che nell’intero edificio ecclesiale si stanno aprendo parecchie crepe. La complessa gestione patrimoniale della Santa Sede (finanza, immobili, titoli bancari) è al momento affidata al cardinale A. Nicora, presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica): un esperto porporato in questioni finanziarie e padre del sistema dell’8 per mille. Attualmente, inoltre, vescovi, cardinali e tutti gli ordini religiosi hanno l’obbligo di aprire un conto corrente presso la banca vaticana; vi figurano conti correnti anonimi, con pseudonimi risalenti ai… santi e beati. Infine, il consultore di Propaganda Fide (P. de Lise) è stato presidente del Tar del Lazio e oggi è presidente aggiunto del Consiglio di Stato, recentemente nominato a capo della Commissione tributaria centrale del ministro Tremonti…

L’universalismo del denaro sembra essere dunque un criterio fondamentale che ha accompagnato, e fondato, il cattolicesimo propagandato dalle gerarchie ecclesiastiche con quella storica intransigenza e arroganza che ha sempre contraddistinto la curia romana. La quale - come oggi accade con il vero e proprio ciclone delle pratiche di pedofilia che sta travolgendo tutto il clero, dall’alto in basso - centralizza nella Congregazione per la Dottrina della Fede ogni caso, cioè là dove vige l’obbligo del segreto assoluto (“secretum pontificium”) a tutela dei “valori” di quella “perfetta istituzione” che sarebbe la Chiesa cattolica… sommersa, appunto, dai più vergognosi e osceni scandali sia spirituali che materiali.

Ultima segnalazione: sono stati azzerati i vertici nella Congregazione dei Legionari di Cristo, travolta dagli scandali del suo fondatore - Padre M. M. Degollado - per decenni “esperto” in pratiche di pedofilia, malversazioni economiche e con un seguito di amanti e figli illegittimi. A “ridefinire il carisma” del Legionari è arrivato il “commissario”, giurista e arcivescovo De Polis, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. Dovrà mettere ordine nei ricchissimi conti della Congregazione…

DC