La "prova" della tessera del tifoso

Immagine - Da "I mostri"

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente articolo, inviatoci da un simpatizzante

Fortunatamente Internet e diverse pubblicazioni autofinanziate possono vantare articoli dove si parla con serietà e completezza di tessera e dintorni; ciò è anche uno sprone ad informarsi a dovere, a contrastare un panorama dove la maggior parte di coloro che elogiano le nuove normative non ne conoscono bene i meccanismi. La tessera, essendo uno strumento (non una legge, cosa importante) emanato del Ministero dell’Interno, è presentata dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive con il tipico stile “governativo”, apparentemente santificante ed esaustivo. Non è così, le problematiche sussistono, molte domande rimangono senza risposta e la confusione regna sovrana, forse in maniera voluta…

In parole povere, l’obiettivo è palesemente di natura economica, in senso capitalista ovviamente, visto che non è altro che l’ennesimo acceleratore per lo spopolamento degli stadi, a beneficio di abbonamenti televisivi e di un modo di intendere lo sport che trasforma il tifoso in un cliente a cui vendere il prodotto, rendendolo, possibilmente, anche più pigro e passivo, cosa sempre gradita a potenti di ogni genere. Ricordiamo che la tessera del tifoso è necessaria per abbonarsi alla propria squadra di calcio, nonché per seguirla nel settore riservato agli ospiti in partite fuori casa; oltre a questo, contempla eventuali optional commerciali, essendo la tessera stessa una carta di credito, e agevolazioni varie. Peccato che molti presunti benefici non si siano visti (ad esempio le corsie preferenziali di accesso, possibili solo grazie a costosi adeguamenti degli impianti sportivi) e che le limitazioni, come le trasferte interdette, arrivino sia a fidelizzati che non.

Veri beneficiari sono invece le banche, chi sguazza nei rientri della vendita delle card ed anche aziende di trasporto e ristorazione, grazie ad un accordo che prevede sconti per i tifosi muniti di tessera che si mettono in viaggio; per questi ultimi, quindi, soltanto lo specchietto per allodole di un misero risparmio.

Oltre al lato economico, è da citare anche quello relativo al subdolo controllo sociale messo in atto dalla tessera. Come non citare la schedatura di chi firma l’accordo, di chi si sottopone ad un “esame” per seguire un semplice spettacolo, con i suoi dati che girano per questure e tribunali, e la presenza di un chip con tecnologia RFID (che rileva posizione e dati dell’utente) sulla card stessa? Così la privacy, tanto invocata dai signori del potere, viene ancor più eliminata dalla vita di tutti gli altri!

Non parliamo poi della situazione di chi alla tessera ha detto no, o l’ha dovuto dire per forza di cose, visto che per averla non bisogna essere stati condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati da stadio (che detto così pare il peggior crimine del mondo, invece la cosa può essere anche la semplice accensione di un fumogeno o semplicemente l’averlo in tasca) o essere sotto D.A.SPO., cioè diffidato dal partecipare alle manifestazioni sportive per un certo periodo (ma diversi casi presentano una realtà diversa, infatti pare che anche chi l’abbia avuto in passato sia non idoneo). Questa categoria è ormai messa alle strette dal governo, non può più rappresentare i suoi colori, in senso puramente agonistico, come ha fatto per decenni, ed è costretta a rinunce di ogni genere. Al fattore tessera vanno aggiunti altri regolamenti di contorno, come quello sconvolgente sugli striscioni e materiale ad essi assimilabile: si parla di autorizzazioni in questura, con tanto di foto e descrizione, per coreografie, bandiere e tutto ciò che rendeva lo stadio spettacolare, aggiungendo che non è più consentita l’entrata nei settori di mezzi di diffusione sonora, oltre al già noto stop per il materiale pirotecnico. A subire la pressione delle nuove introduzioni sarebbero anche i cittadini provenienti da altri paesi con l’intenzione di assistere a qualche match, la situazione per loro sarebbe ugualmente ingarbugliata ed ingiusta.

Regolamenti che sopiscono lo slancio emotivo delle masse, fatte di chi prende la cosa con più passione, come possono essere gli ultras, ma anche di chi cerca un diversivo dopo una intensa settimana lavorativa (o di ricerca lavorativa…), da semplici appassionati dello sport più famoso d’Italia, giovani, giovanissimi, anziani…

Il calcio moderno è ormai uno spettacolo aberrante, odorante di filigrana, corruzione, imbrogli di ogni sorta. Mettiamo nel calderone anche le nefandezze che compiono gran parte dei pagatissimi cosiddetti campioni: atteggiamenti violenti, verbali e non(per loro però niente D.A.SPO. e costrizioni), ostentazione dello sfarzo, di personalità votate solo a valori individualisti, classisti ed indisponenti, il tutto spesso mascherato da partecipazioni ad enti benefici e cose simili; insomma, il solito messaggio deviante. Per costoro, però, niente D.A.SPO. E costrizioni... E per forza di cose: si tratta di un mondo che spesso si incrocia con il marcio della politica, anzi, è quasi un tutt’uno, pregno di disonestà, laidi scambi di favori, agevolazioni a discapito del proletariato…

Questa presa di posizione non vuole però giustificare quegli elementi promotori di insensati comportamenti violenti, di razzismi, di campanilismi vissuti in maniera stupida, di nazionalismi e e di tutto quanto di marcio vomita questo sistema sociale; personaggi che popolano la società tutta, quindi anche gli ambienti sportivi, spesso infiltrandosi e perpetrando loschi giochi reazionari: giusto per essere chiari, le pesanti infiltrazioni fasciste nelle curve.

I compagni dovrebbero non prendere sottogamba l’introduzione di questo ennesimo strumento del capitale, che sembra essere una prova di remissività delle masse, un qualcosa per testarle prima di nuove e feroci provvedimenti repressivi in senso classista. Un passo pericoloso, da combattere, non da snobbare.

LC

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.