Wikileaks alla guerra dell'informazione

Dopo una caccia all'uomo di livello planetario, il 7 dicembre Julian Assange si è infine consegnato alla polizia inglese. La vicenda sul piano legale e poliziesco ha dei risvolti grotteschi (1). Ma, naturalmente, le questioni giudiziarie e la condotta personale di Assange ci interessano relativamente poco, come probabilmente non interessano agli organi di polizia di mezzo mondo, che erano sulle sue tracce. Il motivo d'interesse è invece tutto nel progetto Wikileaks, di cui Assange è protagonista principale.

Come noto, dalla sua apertura nel dicembre 2006, il sito ha pubblicato una lunga serie di documenti riservati, interni ad aziende e governi (2). La rivelazione di questi documenti, se pure contenenti i classici “segreti di Pulcinella”, è senz'altro positiva. Costituiscono infatti una ulteriore prova della natura imperialistica dei rapporti internazionali, delle ragioni puramente economiche ed egemoniche delle guerre, della reale natura dispotica e disumana delle presunte cattedrali “democratiche” occidentali, del tutto simili ai regimi che pretendono di combattere, arrivando infine alle meschinità di politicanti, affaristi, faccendieri di ogni dove.

Ma, se da un lato è chiaro che la messa in piazza di documenti riservati (paradossalmente, forse soprattutto a causa della pochezza che svelano) disturbi il lavoro delle diplomazie, tuttavia stupisce la reazione scomposta e spropositata dispiegata dal governo e dalla classe politica statunitense, ma non solo (3).

In realtà non ci sono le basi legali per nessuna incriminazione. Non si può applicare il tradimento, visto che Assange è cittadino australiano; inoltre l'accusa varrebbe solo per dipendenti pubblici che abbiano rinunciato esplicitamente, con la firma del loro contratto, al Primo Emendamento. La chiave per l'incriminazione e la richiesta di estradizione potrebbe stare nella accusa di spionaggio, se emergesse qualche coinvolgimento attivo nel “trafugamento” dei documenti operato da Bradley Manning. Proprio Manning, il “soldato idealista”, in cella d'isolamento da oltre 200 giorni, che rischia d'impazzire ancor prima di essere condannato a 52 anni di carcere, è invece il capro espiatorio di questa ingarbugliata e oscura vicenda (4).

È davvero questo soldato semplice la fonte di tutte le informazioni di Wikileaks? Certamente no. Il sito, che assicura assoluta riservatezza sulle fonti, non fa mistero di intrattenere rapporti con chiunque abbia materiale interessante per la pubblicazione, includendo quindi tutta quell'area viscida di reti di spionaggio e controinformazione dei diversi blocchi imperialisti. Il percorso di Wikileaks stesso (prima ancora che quello della ambigua figura di Assange) è difficile da districare, muovendosi a cavallo di quegli stessi poteri occulti e di quegli stessi organi di informazione che pretende di combattere in nome della trasparenza assoluta e della verità. Probabilmente, Wikileaks sarà infine vittima dell'illusione di cui si sta alimentando, cioè di poter cavalcare e controllare forze che invece sono ben più potenti, organizzate e coscienti dei propri obiettivi.

Nei fatti Wikileaks è parte in campo nella battaglia per il controllo dell'informazione, che da sempre ha caratterizzato ogni impero economico ed ogni macchina da guerra. La battaglia si svolge però oggi in uno scenario del tutto nuovo: con un livello di interconnessione globale mai raggiunto prima, con formati digitali che assicurano semplicità di replicazione e trasferimento, con moderni meccanismi di crittografia per comunicazioni riservate e con tecniche di accesso non autorizzato a sistemi protetti. È per questa condotta ambigua e per la natura di certi finanziamenti (oltre che per il personalismo e il comportamento “dittatoriale” di Assange) che un certo numero di attivisti di Wikileaks se ne sono allontanati, dando vita ad un progetto alternativo denominato OpenLeaks.

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I governi, intanto, scrollatisi di dosso gli imbarazzi dovuti alle rivelazioni, stanno approfittando della vicenda per imporre un ulteriore giro di vite alla attuale libertà (vigilata) di comunicazione su Internet: se un sito può mettere a rischio la vita di operatori e confidenti sui teatri di guerra (dimenticando che a molte di queste persone era stato promesso asilo politico in USA o GB, salvo poi abbandonarle al loro destino), se danneggia in qualsiasi modo gli interessi nazionali, allora ogni mezzo tecnologico e poliziesco è buono per impedirne l'attività. Si è già partiti in diversi paesi sedicenti democratici con le liste nere di siti pedopornografici; si è passati a quelli per la diffusione o la ricerca di materiale coperto da “diritto d'autore”; il passo successivo, dichiarato, è l'oscuramento di siti legati al “terrorismo” (comunque sia definito) e infine di ogni contenuto che faccia opposizione o dia fastidio all'attuale sistema di potere.

Nella comunità hacker, che nella battaglia sull'informazione è mobilitata in prima linea, ci sono parecchie persone mosse dal nobile desiderio di creare un mondo migliore, attaccare l'attuale sistema di oppressione, colpire il potere costituito. Questo impegno, che spesso mette a rischio la loro stessa sicurezza e la loro incolumità, manca però di un chiaro progetto politico. Se è vero che il potere, a livello ideologico, si alimenta e si difende attraverso la disinformazione, l'ignoranza, la manipolazione delle coscienze, tuttavia bisogna riconoscere che il fondamento dell'attuale sistema sociale sta nella sua base produttiva, nei rapporti di sfruttamento tra chi possiede i mezzi di produzione e chi invece per vivere può solo vendere la propria forza lavoro. Occorre partire da questo dato di fatto, per elaborare un progetto di alternativa sociale, da costruire necessariamente sulla base di un diverso sistema di produzione, teso a soddisfare i bisogni dell'umanità intera e non i profitti di una ristretta classe sociale dominante. La “democrazia” borghese è una illusione. Si tratta di una maschera che cela un freddo e spietato meccanismo di sfruttamento ed oppressione, che nessuno sforzo di diffusione delle informazioni, da solo, potrà infrangere. Occorre invece che questo sforzo sia accompagnato da una analisi e da un progetto sociale chiaro, elaborato da avanguardie politiche organizzate al di fuori dei palazzi del potere, sostenuto dal moto complessivo di acquisizione di coscienza e liberazione da parte delle classi sfruttate.

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(1) Assange era ricercato a seguito di un mandato di cattura internazionale emesso dalla Svezia per un crimine riconosciuto in pratica solo dal codice svedese, che alcuni hanno tradotto come “sesso a sorpresa” e che i media hanno bollato semplicemente come “stupro”.

(2) Tra di essi spiccano i diari delle guerre degli USA in Medio Oriente ed Asia Centrale (400 mila “Iraq logs” e 77 mila “Afghan logs”), da cui emergono chiare prove di crimini di guerra, ed infine i cablogrammi dell'intelligence USA, che hanno messo in imbarazzo molte cancellerie e complicato i rapporti diplomatici statunitensi. Oltre a mostrare uno spaccato dei contrasti interimperialistici, i cablogrammi hanno svelato il malaffare, la corruzione e gli interessi personali di parecchi leader, tra cui affiorano ad esempio le attività private in Russia della cerchia attorno a Berlusconi, Valentini e Dell'Utri.

In realtà, a parte la spietatezza, la crudeltà gratuita e la mancanza di ogni minimo rispetto per la vita umana mostrate dai soldati in Iraq e Afghanistan, a parte la conferma dell'uso ininterrotto della tortura, i documenti non rivelano molti fatti che non fossero già a conoscenza dei più informati. Il valore dei documenti pubblicati, ovviamente, sta nella sostanziazione delle congetture e delle rivelazioni sparse, ed inoltre nella loro diffusione ad un pubblico più ampio.

Si può quindi dire che Wikileaks è in parte riuscito dove progetti precedenti, come Project Censored e Cryptome, avevano fallito: creare un impatto sul grande pubblico svelando i segreti degli stati e delle corporation.

(3) Dopo aver subito probabilmente il più pesante attacco di tipo Denial Of Service della storia, il sito Wikileaks è stato cacciato dai server Amazon, escluso dal servizio EveryDNS, ha visto il suo conto Paypal bloccato, assieme ai conti bancari in Svizzera e su Bank of America; Assange stesso è stato oggetto di minacce in quanto “terrorista hi-tech”, secondo le parole del vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, facendo il pari alle parole di Palin che, dopo averlo definito “talebano” e “terrorista”, ha invocato una caccia all'uomo come quella contro Bin Laden (cosa che, dati alla mano, avrebbe dovuto tranquillizzarlo...). Il nostro buon Frattini, per non essere da meno, si è affrettato a dichiarare: “Assange vuole distruggere il mondo, è l’11 settembre della diplomazia”.

(4) Pare essere proprio Manning la fonte di alcuni documenti sulle guerre in Iraq e Afghanistan, tra cui il famoso video della strage di civili a Baghdad, con la ripresa diretta dall'elicottero che fece fuoco uccidendo, tra gli altri, anche due operatori dell'agenzia di stampa Reuters. Manning, giovane soldato con passioni da hacker, lavorava da analista dell'intelligence in Iraq prima che, disgustato da quel che poteva osservare in prima persona e leggere nei documenti della rete militare SIPRNet, decidesse di diffondere i documenti di cui disponeva. Al colmo dell'ingenuità, cercando probabilmente gratificazione o almeno comprensione, ha in seguito confessato le sue azioni via chat ad Adrian Lamo, famoso hacker divenuto però da tempo informatore dell'FBI, per scampare alla galera.

Comments

americani pezzi di merda fascisti e nazisti...

meritano l annullamento dal pianeta terra....

Gli americani, come popolo, non c'entrano. Negli USA ci sono sfruttati e sfruttatori, oppressi e oppressori come in qualunque altro paese. Il problema è la classe dominante americana che, sì, è una feccia.

Beh, anche la nostra non scherza :D

C'è una classe dominante che si salva, in qualche angolo del pianeta? Non credo. Un motivo in più per edificare una società senza classi.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.