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Home ›Parma: che se ne vada Vignali, che se ne vadano tutti
Finalmente, anche se solo in minima parte, sono emersi i fatti - o meglio i misfatti - perpetrati da tempo da una cricca locale criminale, fatti evidentissimi a chiunque abbia vissuto a Parma negli ultimi anni e abbia avuto voglia di farsi una domanda o due su quel che accadeva. Le accuse verso gli undici arrestati (finora) includono ristrutturazioni fatte in casa di amministratori in cambio di appalti pubblici, mazzette, fatture gonfiate, peculato, distrazione di risorse pubbliche... giù giù nel gorgo della melma, fino all'installazione nel giardino di uno degli inquisiti di uno scivolo destinato ad un parco giochi pubblico! (1)
Ma, ragionevolmente, si tratta solo della punta dell'iceberg. La stessa genia di amministratori, che dello slogan “Parma città-cantiere” aveva fatto il proprio programma elettorale, va avanti da anni apponendo la firma su progetti di rotonde stradali delle dimensioni e forme più improbabili, facimenti e rifacimenti continui di marciapiedi e strade, che però restano inagibili e pieni di buche. E poi, sempre con le stesse firme sotto, si passa dalle quotidiane decisioni opinabili alle opere faraoniche: spettacolari ponti arditamente sospesi... su un torrente secco per molti mesi all'anno; una stazione mastodontica e interminabile, in cui si fermano sempre meno treni per i pendolari; la sede dell'Authority alimentare dell'Unione europea, eretta sottraendo spazi a importanti strutture sportive pubbliche, circondata da altre opere stradali dalla assai dubbia utilità sociale, per rimanere nell'eufemismo.
E così via edificando, in un territorio provinciale che è tra i peggiori otto in Europa in quanto a cementificazione; nel biennio 2005-2007, il solo comune di Parma ha inghiottito campi coltivabili e verde per una superficie pari a 160 campi da calcio (2). Via via fino al progetto incredibile di una... metropolitana! Un progetto talmente incredibile... che infatti alla sua utilità e fattibilità non ci credeva nessuno. Alla speculazione gigantiaca di quest'opera, troppo smaccatamente pretestuosa, si è quindi preferita la realizzazione di una serie di opere minori, anche se altrettanto inutili e costose. Anzi, non solo inutili, ma anche dannose, come l'assai discusso e osteggiato inceneritore (per la cui realizzazione cui si è impegnata anche la provincia, retta dal centro-sinistra, e di cui si attende il sequestro per mancanza di... concessione edilizia!), un forno tossico da costruire nel bel mezzo della cosiddetta “food valley”, ossia una delle zone storicamente caratterizzate da produzioni alimentari di qualità.
E così, mentre le aziende locali (sulle più grosse delle quali le inchieste attuali non hanno rivelato ancora nulla, caso strano!) e le mafie nazionali riempivano le casse, sfregandosi le mani per quel che doveva ancora arrivare, il comune sprofondava nei debiti: secondo la società di revisione Kpmg, l'indebitamento delle aziende partecipate, di cui risponde in solido l'amministrazione comunale, è stimato per il 2011 a 500 milioni (3). Di converso, in continuità con le giunte precedenti, di ogni colore e orientamento politico, proseguono le esternalizzazioni e i tagli dei servizi essenziali per le fasce proletarie e meno abbienti della città, destinando i soldi a cooperative amiche e peggiorando i contratti e le condizioni dei lavoratori del sociale. La creazione di Parma06 (4), una azienda a compartecipazione privata a cui dovrebbero essere affidati gli ultimi asili-nido ancora a gestione comunale, è solo l'episodio più recente di una interminabile serie di privatizzazioni. Naturalmente non è rimasto escluso il lucrativo settore dell'edilizia, anche quella cosiddetta popolare che ora, nella veste del “social housing”, affida ai privati la realizzazione (altro cemento...) e la gestione di appartamenti da affittare a canoni “calmierati”, ma spesso comunque insostenibili per le famiglie proletarie che si barcamenano tra lavori precari e sottopagati (5).
Quindi ben venga la rabbia contro una cricca locale corrotta, al servizio di aziende alla ricerca della speculazione facile e dell'accaparramento di denaro pubblico, per lo più estorto con le tasse sulle buste paga dei lavoratori salariati e sui consumi di generi di prima necessità.
Ma, per non cadere dalla padella nella brace, bisogna anche aprire gli occhi sul fatto che le linee tendenziali dei tagli dei servizi, della speculazione finanziaria e immobiliare, della svendita dei capitali statali più redditizi, sono dettate dalla situazione storica dell'attuale sistema produttivo. Il capitalismo è da circa quarant'anni in crisi di profitti e di sovraccumulazione. Ossia, paradossalmente, ci sono troppe forze produttive rispetto alla capacità del sistema produttivo di generare profitti. Il capitale internazionale è quindi ricorso all'indebitamento per dilazionare gli effetti devastanti - nella duplice forma di sottoconsumo e sovrapproduzione - sulla società intera. Cosa significa questo? Che i capitalisti hanno sempre meno motivazione ad investire nella sfera produttiva, mentre si lanciano da un lato nella speculazione, cercando illusoriamente di fare denaro dal denaro, dall'altro nell'accaparramento di risorse naturali e sociali, alla ricerca di posizioni dominanti o monopolistiche in settori strategici.
La giunta Vignali si è dimostrata particolarmente famelica e inetta - oltre che promotrice di politiche cosiddette securitarie, ossia di brutale repressione sociale, e connivente con gruppi fascisti - e non si merita altro che di essere cacciata a pedate. Ma le cose non vanno tanto diversamente quanto a “scandali” in città governate dall'altra sponda politica borghese. Basta guardare alla vicina Bologna, dove lo “scandalo” dei bus Civis, un progetto in cui sono stati letteralmente buttati almeno 200 milioni di euro, è stato portato alla visibilità nazionale anche da una puntata di Report (6). I soldi di Bologna sono finiti agli amici di una diversa parte politica, ma per il resto la situazione è del tutto simile a quella di Parma.
Fanno bene dunque i cittadini parmigiani ad indignarsi; darebbe una certa soddisfazione vedere cacciata con le cattive maniere una banda di criminali inetti; ma il proletariato cittadino, tutti quelli che vivono del proprio lavoro, non devono fidarsi di nessuno, perché la distinzione fondamentale non va fatta tra una classe dirigente onesta ed una corrotta. Perché, onesta o corrotta, la classe dirigente ha i suoi propri interessi, che legano inevitabilmente banchieri, industriali, politici e faccendieri. La distinzione dev'essere invece tra noi, lavoratori salariati, e loro, industriali, maneggini e politicanti che vivono sfruttando il nostro lavoro.
Il nostro grido dev'essere invece quello che avevano fatto proprio i lavoratori argentini nella crisi del 2001: “que se vayan todos!”, “che se ne vadano tutti!”. Non vogliamo che il nostro futuro sia deciso da Vignali, nè tanto meno da un altro compare della sua stessa classe di parassiti sociali, sia che si dica di destra o di sinistra. Alla politica borghese dobbiamo opporre una politica proletaria, fatta nelle piazze e nei luoghi di lavoro negli interessi immediati e storici di tutti i lavoratori, locali ed immigrati, uniti nei bisogni quotidiani e con la stessa necessità storica di liberarsi di un sistema produttivo che si regge solo grazie al loro sfruttamento, e che tenta di far pagare ancora agli stessi proletari i costi di una crisi legata invece proprio all'insostenibilità economica e sociale di uno sfruttamento senza limiti del lavoro salariato.
Lotta con noi!
Battaglia Comunista, ParmaInizia da qui...
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