Giovani internazionalisti, contro il capitalismo

Dalla rivista giovanile internazionalista “Amici di Spartaco” #25

Il sistema economico e sociale nel quale viviamo - il capitalismo - è basato sulla divisione in classi sociali, a loro volta, espressione dei rapporti di sfruttamento e di dominio che strutturano la società. Le due classi principali sono borghesia e proletariato. La borghesia è formata dai banchieri, dagli industriali e da tutti coloro che posseggono proprietà dalle quali poter ricavare una rendita.

Questa classe è la sola a possedere o controllare i mezzi di pro- duzione dei beni. Il proletariato costituisce invece la classe sfruttata, è formata dagli operai, dai semplici impiegati, dai precari, dai disoccupati (ovvero spesso lavoratori saltuari in nero), dai poveri pensionati. La classe proletaria non possiede e non controlla i mezzi di produzione quindi per vivere non può fare altro che vendere la propria forza-lavoro (materiale o intellettuale) in cambio di un salario o uno stipendio.

A seconda del paese, della fase storica del capitalismo e del livello della lotta di classe, il proletariato può vivere diverse condizioni di lavoro e di vita, fermo restando il proprio stato di classe sfruttata. Tra le due classi principali si colloca il cosiddetto ceto medio, per esempio i liberi professionisti o i commercianti. Questi possono vivere in condizioni anche molto agiate o più vicine a quelle del proletariato secondo il ruolo che occupano nella società e secondo la fase che si trova a vivere il capitalismo. Negli anni 1960 (boom economico) in Italia, per esempio, la “classe media” era numericamente molto consistente e buona parte di essa viveva condizioni economiche molto vantaggiose. Oggi, tempo di crisi, parte sempre più consistente del ceto medio si trova in condizioni di difficoltà molto simili a quelle proletarie; settori della classe media sono di fatto in via di proletarizzazione.

Nel capitalismo la produzione e la distribuzione di beni e servizi deve sottostare alla volontà della classe borghese. Si produce innanzitutto per il profitto, per accrescere il capitale dei padroni e non per il soddisfacimento dei bisogni dell’umanità. Tutto deve essere compatibile con le esigenze di profitto dei padroni.

Ma questo sistema non è una maledizione o il frutto della volontà di un Dio. Il capitalismo è il risultato della storia, una storia fatta dagli uomini, animata dalla lotta tra le diverse classi sociali e dal rapporto tra il modo di produzione e lo sviluppo delle stesse forze produttive. La borghesia e il capitalismo hanno giocato in passato un ruolo rivoluzionario (una rivoluzione borghese) in quanto, storicamente, hanno permesso di superare i limiti produttivi rappresentati dal sistema monarchico-feudale, imponendo poi - nella fase di ascesa - il sistema economico capitalistico in ogni angolo della terra ed estendendo ovunque il dominio politico della borghesia (lo stato borghese) (1).

Il capitalismo ha vissuto quindi una propria fase rivoluzionaria e una fase di ascesa durante le quali ha permesso di superare, in Europa, la vecchia società monarchica-feudale, imponendosi poi come sistema economico e sociale, praticamente in tutto il mondo. Il continuo sviluppo economico, la concentrazione dei mezzi di produzione e la centralizzazione dei capitali ha portato il capitalismo verso uno stadio di sviluppo che Lenin definì “Imperialismo”. L’imperialismo non è una politica ma è “semplicemente”, appunto, una fase di sviluppo del capitalismo, un suo necessario modo di esprimersi. È uno stadio di questo sistema economico caratterizzato da: il dominio economico di grossi colossi produttivi (i monopoli), le grandi banche, esportazione di capitale finanziario, ricerca di aree a basso costo del lavoro e delocalizzazione della produzione, la presenza di potenze imperialiste in continua lotta per la supremazia economica e politica. Da circa un secolo il capitalismo, nella propria fase imperialista, è il sistema economico e sociale presente in qualsiasi angolo della terra. In ogni paese al mondo l’economia è basata sullo sfruttamento dei lavoratori (2).

Oggi il capitalismo non solo ha esaurito il proprio carattere progressivo ma si trova anche a vivere una fase di crisi generalizzata, strutturale: l’inevitabile approdo di un sistema economico basato su leggi contraddittorie quanto barbare. Basti pensare al peso predominante assunto dalle attività speculative. Il fatto che i grossi capitali siano spinti di più verso attività parassitarie anziché verso attività produttive deve farci capire quanto questo sistema sia ormai alla frutta (3). Crisi, sfruttamento crescente, guerre infinite e devastazioni ambientali, questo sistema non potrà offrirci altro, guardiamoci intorno e rendiamoci conto di questo. Così come il capitalismo è stato un prodotto storico, una storia fatta dagli uomini (dalle classi sociali), anche il suo superamento potrà avvenire solo grazie ad una azione di trasformazione rivoluzionaria condotta dagli uomini (sempre intesi come uomini e donne), un'azione storica che vede come protagonista la classe sfruttata: il proletariato.

Tratto dalla piattaforma politica contenuta nel nostro quaderno di presentazione. Puoi scaricare l’intero opuscolo dal nostro sito web.

(1) Per iniziare ad approfondire questo argomento si consiglia la lettura de “Il manifesto del partito comunista”, K. Marx e F. Engels; potete richiederlo anche presso il nostro indirizzo e-mail.

(2) Per approfondire questo argomento si consiglia la lettura de “L’imperialismo” di Lenin.

(3) Il capitalismo moderno soffre della legge della caduta del saggio del profitto (più investimenti in tecnologia, macchinari e meno investimenti in forza lavoro, aumentano la massa dei profitti ma fanno diminuire il saggio) da qui la necessità del capitale di investire parassitariamente nella speculazione che, una volta esplosa nelle crisi finanziaria ritorna sull’economia reale stravolgendola e fornendo tutti quegli effetti devastanti che ancora oggi fanno sentire il loro peso sulle cassi lavoratrici.

Amici di Spartaco

Rivista giovanile internazionalista

Amici di Spartaco #25

Ottobre 2011, Anno IV, NUMERO 5

Sommario

  • Il movimento degli indignati a Roma
  • Sugli scontri di piazza del 15.O
  • La Commissione Lavoro del movimento degl indignati
  • Le lotte autorganizzate dei proletari immigrati
  • Gran Bretagna e Cile: un estate di ribellione
  • L’angolo del marxismo
  • Contro il capitalismo
  • Non sole parole: economicismo
AllegatoDimensione
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