La “campagna” del PCL per nazionalizzare le banche e rifiutare il debito pubblico: infantilismo o opportunismo?

Traiamo spunto per una critica ai compagni del PCL dall'ultimo numero del loro giornale (1). La critica in questione concerne la cosiddetta "campagna per la nazionalizzazione delle banche e il rifiuto del debito pubblico". Campagna che si rivendica portare avanti già da 4 anni. Marco Ferrando dice infatti che

una campagna contro il programma della BCE, per l’esproprio delle banche, per il rifiuto del debito, deve diventare una reale campagna di massa fra i lavoratori e nei movimenti, fuori da ogni convegnistica; deve puntare apertamente alla rivolta sociale contro le classi dominanti, contro ogni forma di patto democratico col PD e il centrosinistra; deve darsi apertamente una prospettiva rivoluzionaria per un governo dei lavoratori ed un Europa socialista.

Mettiamo da parte ogni commento rispetto al finale eurocentrista, probabilmente più dovuto ad un’espressione infelice che ad altro, per affrontare il nocciolo della questione.

Infatti qui quel che si vuole veramente affrontare in primo luogo è l’attualità di questa parola d’ordine. Ammesso che i compagni del PCL credano sinceramente che sia possibile veicolare l’alternativa del potere proletario attraverso la parola d’ordine della nazionalizzazione delle banche; i compagni del PCL credono davvero che il proletariato italiano sia pronto a recepire questa parola d’ordine, allo stato attuale della classe e del conflitto che esprime, per di più senza premettere che questo comporterebbe una lotta mortale con la borghesia, dunque, una lotta diretta per il potere? La risposta immaginiamo essere scontata. Eppure, Ferrando conclude, asserendo che

il PCL si impegnerà sino in fondo per lo sviluppo del movimento NO debito e per la sua qualificazione rivoluzionaria, contrastando ogni tentativo di ridurlo a posizionamento culturale, o di puro antagonismo, o (peggio) di pressione sul centrosinistra e sulla BCE.

Come crede, Ferrando, quindi, di poter rendere operativa questa parola d’ordine allo stato attuale delle cose? Come può, compagno, il proletariato italiano che ha difficoltà vistose a difendere i suoi interessi immediati, esercitare sul movimento NO debito l’alternativa rivoluzionaria?

Aspettando questa risposta, ci permettiamo di dare noi delle risposte, sui motivi per cui i compagni del PCL portano avanti questa parola d’ordine . Proveremo a darne due.

Negli articoli "Sulla frase rivoluzionaria" (2) e "La scabbia" (3) Lenin era in polemica con i compagni della sinistra russa a proposito della pace con i tedeschi. In breve, i compagni di sinistra volevano continuare la guerra contro l’impero tedesco, sostenevano che in Francia nel 1792 la scelta di continuare la guerra contro gli invasori in un momento rivoluzionario per quanto difficile e sofferta è stata vittoriosa, inoltre dicevano che la rivoluzione tedesca avrebbe impedito l’avanzata dell’esercito tedesco in Russia e che continuare la guerra avrebbe significato sostenere i compagni come Liebknecht contro l’imperatore Guglielmo II, inoltre si sosteneva che anche nell’ottobre le condizioni militari del partito non erano eccellenti, si diceva che una pace iniqua avrebbe significato abbandonare i compagni polacchi, lettoni e lituani al giogo tedesco. In realtà tutte queste argomentazioni, per quanto attraenti non ritrovavano alcune fondamenta nella realtà. Infatti Lenin ha dimostrato che le condizioni economiche della borghesia francese erano di gran lunga migliori di quelle del proletariato russo appena salito al potere, la rivoluzione in Germania non era affatto matura, ma soprattutto il proletariato russo non voleva e non era capace di sostenere lo sforzo della guerra contro l’esercito russo in quel momento, e che continuarla avrebbe significato la disfatta militare della repubblica sovietica. In poche parole, Lenin agli imperativi formalmente giusti ed ineccepibili dei compagni di sinistra rispose: chi combatterà questa guerra se il proletariato russo non può? Di cosa state parlando?”

La frase rivoluzionaria, citando Lenin, consiste

nella ripetizione di parole d’ordine rivoluzionarie senza tener conto delle circostanze obiettive al momento di una svolta degli avvenimenti o, in una data situazione, delle cose così come realmente sono. Parole d’ordine magnifiche, attraenti, inebrianti, che non hanno nessun fondamento sotto di sé: ecco l’essenza della frase rivoluzionaria.

E’ curioso che proprio i compagni che oggi si rifanno coerentemente alla tradizione della Sinistra Comunista italiana debbano additare l’infantilismo di sinistra proprio in quei compagni che oggi diffondono nelle piazze L’estremismo malattia infantile del comunismo dello stesso Lenin.

Ammettiamo ora che qui non si tratti di infantilismo. Quale è dunque il motivo che spinge il PCL a lanciare comunque queste parole d’ordine prive di alcun fondamento. Il motivo emerge con chiarezza nell’articolo di Eugenio Gremmo (4). Infatti, come ci tiene a sottolineare, qui non si tratta del classico fronte elettorale come in “Uniti per l’Alternativa”. Secondo il PCL si tratterebbe di un “fronte unico d’azione (unione programmatica su questioni pratiche)”, nonché dell’ ”unica cosa che può far da collante e tenere unite nelle lotte le tante forze politiche presenti molto diverse fra loro”. Ferrando nel suo discorso, che per altro abbiamo ascoltato dal vivo del Teatro Ambra Jovinelli noi stessi, con grande delusione, rincara la dose

questa nostra assemblea è di grande importanza non solo perché realizza – finalmente – un vasto fronte unico d’azione fra soggetti ed esperienze così diverse, ma perché realizza attorno ad una piattaforma di lotta imperniata su un obbiettivo centrale nell’attuale scontro sociale in Europa: l’annullamento del debito pubblico verso le banche, e la nazionalizzazione delle banche senza indennizzo per i grandi azionisti.

Nel lessico comunista questa asserzione può essere classificata in un solo modo: opportunista. Del resto come può la nazionalizzazione delle banche su controllo operaio, che lo stesso Ferrando associa giustamente alla prospettiva rivoluzionaria e ad un Europa socialista, essere oggetto di un vasto fronte unico d’azione fra “soggetti ed esperienze così diverse”? E badate bene qui si sta parlando della cosiddetta sinistra radicale, di Ferrero e di Cremaschi quando quest’ultimo nel suo discorso allo stesso teatro ha asserito con veemenza che “nessuno più crede al mercato”, alludendo polemicamente al fatto che a credervi è rimasto solo lui.

Il PCL, come tutti i comunisti in Italia, dice di rifarsi al Partito Comunista d’Italia, organizzazione rivoluzionaria nata nel 1921 a Livorno. Ebbene, andiamo a vedere cosa avevano da dire i compagni allora sulla questione dei fronti unici nella loro stampa. Allora si poteva leggere che

Il Partito Comunista sostiene in questo momento nella difficile situazione in cui si trova il proletariato italiano la necessità della “unità proletaria” e la proposta del fronte unico proletario per l’azione contro l’offensiva economica e politica della classe padronale. […] Il comunismo rivoluzionario si basa sull’unità della lotta di tutti gli sfruttati, e nello stesso tempo si basa sulla organizzazione ben definita in partito politico di quella “parte” di lavoratori che hanno migliore coscienza delle condizioni di lotta e maggiore decisione di lotta per la sua ultima finalità rivoluzionaria, costituendo quindi l’avanguardia della classe operaia. Dimostrerebbe di nulla avere inteso del programma nostro chi trovasse una contraddizione fra l’invocazione e l’unione di tutti i lavoratori e il fatto di staccare una parte di essi dagli altri, organizzandoli in partito con metodi che differiscono da tutti quelli altri partiti, ed anche quelli che si richiamano al proletariato e si dicono rivoluzionari, poiché in verità quei due concetti hanno la stessissima origine. […] Grossolano equivoco è scambiare la formula dell’unificazione e del fronte unico con quella di un blocco di partiti proletari, o della direzione dell’azione delle masse, in casi contingenti o in movimenti generali da parte di comitati sorti da un compromesso fra vari partiti e correnti politiche –immaginare che essi comportano una tregua da parte dei comunisti alla rampogna contro i socialdemocratici ed alla critica ad ogni altro metodo di azione che faccia smarrire al proletariato la chiara visione del processo rivoluzionario (5).

Ecco come ci risponde con chiarezza Marco Ferrando nel suo discorso:

Ora si tratta di investire il successo di questa assemblea. In primo luogo sul terreno di una battaglia comune di massa, che attraversi il 15 ottobre, ma sappia andare oltre. Una battaglia fuori dalla “convegnistica”, fuori da ogni allusione elettoralista, che sappia invece svilupparsi fra i lavoratori, nelle organizzazioni di massa, in tutti i movimenti, ponendosi ovunque come bandiere di raggruppamento usando anche la leva della proposta referendaria come fattore di costruzione sociale e mobilitazione.

Per Ferrando dunque non è il partito a dare l’indirizzo rivoluzionario, ed il suo partito si appiattisce dinanzi al movimento della sinistra borghese, tanto che cerca di farsi strada con il due di picche del democraticume referendario… tanto che invece è il movimento “no al debito” che indirizza il movimento, per alimentare il movimento. A cosa sta giocando il PCL? Al frontismo con le forze della sinistra borghese o alla vera unità del proletariato? Al movimentismo o al Partito?

Ecco il vero significato opportunista della campagna “no debito” portata avanti dal PCL. Invece di maturare una rottura definitiva con la sinistra borghese, continua a fare la corte alla base delle organizzazioni sinistre, imbrigliato nel vizio entrista. Quando impareranno i dirigenti del PCL? La crisi del sistema esige che tutti i comunisti si impegnano a stimolare il protagonismo proletario, fuori e contro la sinistra borghese, fuori e contro la democrazia borghese, fuori e contro il sindacalismo. La parola d’ordine deve essere ora quella della lotta di classe. Come può una generazione proletaria come questa, che non ha mai vissuto la lotta di classe, recepire la parola d’ordine della presa del potere? Stimoliamo il proletariato all’autorganizzazione delle lotte, comitati di lotta nei luoghi di lavoro e nei quartieri! Avanti il Partito che sappia indirizzare questi sulla via della Rivoluzione Sociale!

Con questo documento poniamo una critica fraterna ai compagni del PCL, cui chiediamo, in conseguenza di una crisi sempre più forte che chiama i comunisti ai propri compiti dirigenti, di spingere il proprio partito sulla strada della chiarezza e della coerenza comunista, un partito che crediamo essere tuttavia lontano, a sentire i dirigenti, dalla tradizione che riteniamo essere fondante del pensiero rivoluzionario, l’unica tradizione che crediamo essere all’altezza dei tempi: la tradizione della Sinistra Comunista italiana, che il nostro “partitino” vuole portare avanti.

Karim

Comments

io non sono trotskista ma meglio l'infantilismo ferrandiano che tenta qualcosa piuttosto che lo stare con le mani in mano guardando tutti con la puzzetta sotto il naso.

non sarai troschista, ma le spari grosse ugualmente. cosa significa starsene con le mani in mano? ci sono decine di testi ed interventi che documentano il nostro quotidiano intervento nella classe. lotus.

Cari compagni, non vi sembra opportuno e ragionevole correggere il tiro della critica al PCL, considerate le risposte e gli approfonditi chiarimenti in merito alla questione della nazionalizzazione delle banche che Ferrando ha avuto modo di fare a voi stessi -tra gli altri- in una pubblica assemblea a Roma? (Assemblea in cui non sono mancati, da parte vostra, graditissimi riconoscimenti al PCL stesso.)

Saluti bolscevichi.

Sergio Leone (OL)

mah, sostanzialmente la risposta di ferrando non ha fatto che sottolineare la differenza tattica tra l'approccio del pcl e quello nostro ai problemai della lotta di classe... sinceramente non saprei cosa modificare.

i riconoscimenti sono dovuti al fatto che il pcl si pone il problema della rivoluzione, le critiche sono dovute al fatto che il modo nel quale il pcl pone il problema lo porta verso l'opportunismo. (se ricordi un nostro compagno ha detto espressamente che le medesime ambiguità tattiche hanno portato alla disfatta della rivoluzione tedesca del 23, cinese del 27 etc. il che non è cosa poco grave)

Delle due l'una: o il PCL "si pone il problema della rivoluzione", o è un partito che "si appiattisce dinanzi al movimento della sinistra borghese". O siamo rivoluzionari o siamo opportunisti. (E poi, fra l'altro: come si fa, nello stesso tempo, ad accusarci sia di opportunismo che di vuoto infantilismo ultrasinistro?)

I crimini delle disfatte tedesche e cinesi ci sono ben presenti, visto che Trockij fu tra i primi a denunciarli e a scagliarsi contro la direzione centrista prima e staliniana poi che ne fu artefice. E' davvero di QUELL'opportunismo e di QUEL tradimento ciò di cui il PCL sarebbe colpevole? Sostenere questo sarebbe semplicemente una provocazione che non potrebbe certo arrivare da compagni seri come voi.

Sinceramente conosco poco il PCL, ricordo un paio di interviste di Ferrando con Funari in cui mi fece una pessima impressione. Un ex - lottarolo che prima si era buttato su un seggio elettorale e poi aveva fondato l'ennesimo scatolone vuoto atto ad illudere e distogliere l'attenzione e la rabbia proletaria. E' trotskista? non lo sapevo e lo scopro adesso. La posizione di Bronstein (grande rivoluzionario ci mancherebbe) su l'URSS era, oltre che sbagliata, interlocutoria, aspettava una veloce verifica che mancò causa un sicario pagato da Stalin. Penso che nei confronti del PCL sia d'obbligo lo stesso atteggiamento da tenersi con Lotta Comunista, Operai Contro, e i vari gruppi nati da Programma Comunista, cercare di contattare chi li segue in buona fede per farli capire di essere in un posto sbagliato. I rivoluzionari stanno con noi! Ossia liquefare la loro base d'adesione, compito che poi i padroni hanno dato a loro nei nostri confronti. Almeno per Operai Contro e Lotta comunista è questo il loro obbiettivo reale

Io credo che la faccenda sia da affrontare diversamente. A parole, a frasi, il PCL è rivoluzionario (anche per le tematiche che porta dentro ai vari movimenti sorti ultimamente, come il NO DEBITO), ma poi a fatti non lo vedo così attivo. Mi sbaglierò probabilmente, e se è così correggetemi, ma credo che una vena di opportunismo sia proprio nel professarsi rivoluzionario e poi correre a ingrassare le fila dei movimenti riformisti. Nel senso: ok fare interventi rivoluzionari, ok alzare il livello politico, ok criticare tali movimenti e proporre alternative rivoluzionarie, ma poi che senso ha continuare a restare nel carrozzone? Una volta che hai portato le tue tematiche, perché infilarsi dentro? Non sarebbe sufficiente fare attività da esterni? Semplicemente non capisco perché bisogna stare dentro per professarsi rivoluzionari. Alla fine tutto ciò credo che abbia come unico risultato quello di mettere sullo stesso piano il PCL con la FIOM con De Magistris ecc ecc... Un po' confusionaria come cosa, non trovate? Il PCL è fatto di rivoluzionari, e allora perché non lasciamo stare questi movimenti riformisti al loro corso e non facciamo blocco unico di critica verso di loro?

A pugno chiuso!

Si può pensare quello che si vuole del PCL, ma alcune affermazioni sono frutto o di errori di conoscenza commessi in buona fede o di consapevoli mistificazioni, belle e buone. Il PCL è un partito che ha sempre e solo protato avanti posizioni e parole d'ordine rivoluzionarie, all'insegna della più assoluta indipendenza di classe e del più fermo programma anticapitalista. E' stato così nelle lotte, nelle vertenze, negli scioperi, nelle assemblee, nei cortei, nei momenti di propaganda elettorale. Ovunque e senza distinzioni. Scontrandoci il più delle volte con i microapparati riformisti, stalinisti e centristi (Sinistra Critica). Facendo sempre appello alla necessaria corstruzione del partito rivoluzionario. Sfido chiunque a smentire tutto questo o a dimostrare il contrario.

Per quanto riguarda il comitato "No debito", il PCL vi ha aderito con lo spirito di partecipazione ad un classico fronte unico di lotta (DI LOTTA, non elettorale o di governo: la differenza credo dovrebbe essere chiara) per portare avanti una battaglia per il rifiuto del pagamento del debito pubblico agli strozzini privati e per la nazionalizzazione delle banche sotto controllo e gestione dei lavoratori (stessa identica rivendicazione dei bolscevichi nel 1917, vedi "La catastrofe imminente e come lottare contro di essa"), e dando a questa battaglia l'unica connotazione strategica che può assumere: anticapitalista e rivoluzionaria.

Ora, il fronte unico di lotta non l'ha inventato Ferrando, ma un certo Vladimir Il'ic detto Lenin. I compiti e le modalità di azione dei comunisti all'interno del fronte unico di lotta non li ha stabiliti il PCL, ma il II e il III congresso della Terza Internazionale. Non ci si "infila" confusionariamente e non si "sta dentro" nessun carrozzone. Semplicemente, si sta NELLE e CON LE masse, NELLE e CON LE possibili future avanguardie. Non per accordi di vertice, ma per sviluppare un'autanoma mobilitazione di base. E per portare la mobilitazione su basi comuniste. O i veri e sinceri rivoluzionari fanno questo, o fra non molto finiranno tutti ad ingrassare i vermi delle catacombe. E questa non è una bella prospettiva, vero compagni?

Le istanze elettorali portate avanti dal pcl, fanno pensare ad un tentativo di condurre lo stato dalla "parte" proletaria attraverso la propria compartecipazione, considerando dunque il meccanismo di governo, non borghese ma "neutrale", affidando in questa maniera la concretezza delle affermazioni (qualificazione) rivoluzionarie al rappresentante ed alla sua onesta rassicurazione circa le intenzioni programmatiche.

Ad oggi i partiti orbitanti nella sfera democratica borghese hanno tutti una connotazione controrivoluzionaria e le sinistre in special-modo, quale argine alla deriva classista del proletariato anche servendosi della "frase rivoluzionaria", o accostando 15 ottobre e referendum ad es.

Saluti

Se il fatto di servirsi della tribuna elettorale democratico-borghese fa del PCL un partito democratico-borghese e controrivoluzionario (nientemeno!), allora se ne desume che, essendosi servito della tribuna elettorale zarista, il partito bolscevico (si parva licet) fosse un partito zarista e controrivoluzionario. Ragionando a rigor di logica - QUESTA logica - dovremmo arrivare a questa allucinante conclusione.

Che l'utilizzo delle elezioni possa servire a "condurre lo stato dalla parte proletaria attraverso la propria compartecipazione" è un'assurdità di fronte alla quale si sarebbe scompisciato dalle risate perfino Kautsky.

Ciao Sergio!

Non capisco perché sei così infastidito da questo documento. Noi abbiamo provveduto ad inviarvelo prima dell'assemblea vostra. Siamo venuti all'assemblea, e in quella sede abbiamo ricevuto solo una conferma rispetto alle vostre posizioni, che si rifanno compiutamente alla programma della IV internazionale. Per quale motivo dovremmo ritirare le nostre critiche?

Questo documento pone in modo provocatorio l'alternativa fra opportunismo e infantilismo. E' vero: come si può accusa qualcuno di ambedue le cose? E' chiaro che qui si pongono delle alternative, delle ipotesi, data la forte eterogeneità politica in seno alla vostra organizzazione.

Giustamente il clima dell'assemblea era buono. Ma quel clima fraterno, aggiungo, si è costruito grazie alla nostra comune militanza nelle strade, nelle lotte nel territorio romano, prima ancora che in quella sede. Il nostro fronte unico, quello che riteniamo essere il fronte unico proletario, si costruisce con le relazioni di lotta reali, con l'unità di intenti tattici locali dei proletari sinceri nella lotta quotidiana. Non si costruisce con accozzaglie, intergruppi, con la sinistra borghese, e tatticismi. Questa differenza è stata smentita in sede di assemblea? Direi di no.

Ferrando nel post-assemblea/magnata (del resto era domenica -fra l'altro ottima cucina, quella trotzkista hehehe) ci disse, provocatoriamente, non è un fronte unico il vostro quando venite qui a parlare non un dirigente del PCL? E' chiaro che qui stesse scherzando. Ma tanto per essere chiari, non può essere un fronte unico, giacché non abbiamo costruito un intergruppo che si ponga il problema dell'intervento al posto del Partito. Si è trattato di un confronto, e noi internazionalisti, globalmente riconosciuti rompicoglioni, non ci sottriamo mai a queste occasioni finché possiamo. Tuttavia mentre a noi interessano più le differenze che emergono dal confronto, giacché crediamo che in queste sta l'argomento di discussione, molti di voi si fermano alle cose che ci accomunano... sulla base di questo criterio Lenin avrebbe dovuto tenere anche un Martynov nel proprio partito.

Ribadisco il mio intervento: per evitare che il proletariato si renda indipendente organizzativamente, psicologicamente, ideologicamente, in una parola politicamente dai partiti politici borghesi, si crea un gruppo, partito, sindacato etc.. formalmente autonomo e carico di parole d'ordine prese di peso dalla tradizione rivoluzionaria per attirare i più combattivi ed isofferenti, irreggimentarli e guidarli all'ovile dei padroni, parlamentare e democratico, in modo che non creino problemi sperando che la febbre cali. Dopo le sparate verbali si passa alla collaborazione critica, all'esaltazione di eventuali sommiglianze, ai "fronti unici" legati magari a scopi specifici, per poi stare e votare tutti insieme contro il rinato fascismo e simili. Il Lenin del '17 stava in una situazione incomparabile all'attuale. Il PCL ci porterebbe ai massacri spagnoli o della guerra civile del 43' - 45. Stessa zolfa per Lotta Comunista ed Operai Contro. Dobbiamo insegnare ai nostri a diffidare da vecchi e consunti trucchi

Esatto, Karim, il fronte unico "si costruisce con le relazioni di lotta reali, con l’unità di intenti tattici locali dei proletari sinceri nella lotta quotidiana." E' di questo che parliamo. E allora cosa c'è da rimproverare ai fronti unici che il PCL fa basandosi solo ed esclusivamente su questa impostazione? Era questo il senso della battuta di Ferrando all'assemblea: venendo qui e confrontandovi con compagni e dirigenti del PCL, vi siete forse orrendamente macchiati di opportunismo o bloccardismo (citando l'Ingegnere), oppure avete soltanto scelto un terreno di condivisione e di limpida discussione con altri rivoluzionari? Il fronte unico, compagni, è quello che oggi VOI STESSI avete fatto e fate insieme a noi, almeno per quanto riguarda Roma. Altrimenti, finite per parlarne come delle "profferte d'amore" delle cortigiane medievali, che si facevano senz'altro, ma non potevano mai e poi mai essere confessate o perfino nominate. Insomma: il fronte unico si fa - magari senza farlo sapere troppo in giro - ma non si dice.

"Evitare che il proletariato si renda indipendente organizzativamente, psicologicamente, ideologicamente, in una parola politicamente dai partiti politici borghesi" è il compito principale al quale lavorano alacremente i signori Ferrero, Diliberto e compagnia bella. Il compito del PCL, piaccia o meno, è l'esatto opposto. E noi continuiamo a pensare, insieme a quei tre poveri fessi di Marx, Lenin e Trockij, che per assolvere a questo compito sia necessario IL partito rivoluzionario, con il suo programma e la sua strategia. Punto.

E lasciamo perdere i massacri spagnoli e la guerra mondiale, per carità, visto che fra i massacrati risultano ai primi posti proprio i trotskisti. (Ma evidentemente per qualche compagno la storia è un optional, come si suol dire.)

Ma come si diceva nel documento stesso noi non siamo contrari al FRONTE UNICO. Siamo contrari alla concezione trotzkista di questo. Non è la stessa cosa. Se si parla di confronto e discussione, di unità fra i militanti nella contingenza della lotta.. non ci tiriamo indietro. Se si parla di intergruppi, cartelli elettorali, unità per unità, movimento per il movimento etc. Si fa l'esatto contrario del nostro compito di marxisti.

Quanto alla critica a Vasco. Non conosciamo in modo approfondito i modi di comunicare della sinistra borghese, il collegamento con Ferrero non ce lo saremmo sognati nemmeno nei nostri peggiori incubi.

Forse non ci capiamo. Per l'ennesima volta: cosa diavolo c'entra il fronte unico d'azione (che, come avete ribadito, è un metodo tattico che anche voi accettate e praticate) con gli intergruppi, i cartelli elettorali (che il PCL non ha MAI fatto con nessuno), con l'unità per l'unità? Se continuiamo strumentalmente e infondatamente a fare confusione fra le due cose, è evidente che ci si fraintende. Non capisco il perché di questa confusione continua. Non esiste nessuna concezione trotskista del fronte unico. Esiste la concezione del fronte unico della Terza Internazionale leniniana, la sola concezione - invito a confrontare i documenti - alla quale i trotskisti si rifanno integralmente. Se invece si vuol dire che il fronte unico deve avere come fine solo quello del confronto e della discussione, allora non ci siamo. Il confronto e la discussione non bastano. L'obiettivo primario del fronte unico è la lotta. Ed è nella lotta che i rivoluzionari dovrebbero strappare i compagni realmente comunisti ai loro vertici opportunisti e traditori. E' nella lotta che i rivoluzionari lavorano ad uno svuotamento dei partiti riformisti e borghesi e ad una ricomposizione di classe d'avanguardia.

senti o coso, vasco da pisa, ma che cazzo c'entra OPERAI CONTRO CON I PADRONI? O CON LOTTA COMUNISTA DE QUA O DE LA' ? ma quanta borghesia parolaia sguazza in sti' forum? ma di che cosa parla? ma cosa accomuna? la minchia col culo degli altri?... Poi sbagliamo quando diciamo che per avere un atteggiamento, quantomeno corretto teoricamente (ma proprio un briciolo) bisognerebbe farsi qualche anno di fabbrica, vera, sotto padrone, ma dopo cosi' per l' intellettualino piccolo borghese pieno di menate se la spiega a se stesso come la "conferma" nei suoi schemini individualisti di ignorante arrogante che siamo stalinisti vero?

facci un piacere non accomunare OPERAI CONTRO a niente e nessuno, facci questo piacere che abbiamo da combattere contro i tuoi superiori non da star sottomessi alle tue liturgie da parrocchia...ma roba da matt...

Gemmo: [Questo fronte unico è] l'unica cosa che può far da collante e tenere unite nelle lotte le tante forze politiche presenti molto diverse fra loro.

PCd'It. : Grossolano equivoco è scambiare la formula dell’unificazione e del fronte unico con quella di un blocco di partiti proletari, o della direzione dell’azione delle masse, in casi contingenti o in movimenti generali da parte di comitati sorti da un compromesso fra vari partiti e correnti politiche –immaginare che essi comportano una tregua da parte dei comunisti alla rampogna contro i socialdemocratici ed alla critica ad ogni altro metodo di azione che faccia smarrire al proletariato la chiara visione del processo rivoluzionario.

La noti una differenza? Provo ad aiutarti. Una cosa è cercare un fronte unico per unificare la sinistra antagonista, una cosa è fare il fronte unico proletario per rompere, sfondare sfaldare la sinistra antagonista per trasformare il malessere sociale in lotta di classe. Non credo che stiamo parlando della stessa cosa, giacché la prima si fa con "comitati sorti da un compromesso" -come è il comitato no-debito- la seconda si fa nelle lotte reali, nelle strade, nei picchetti etc.

La noti una differenza? Noi si.

Quando venite sbugiardati arrivate agli insulti! Evidentemente gli assi a salve di Sergio Leone non bastavano ed allora giù con un tipo di aggressività bugiardo molto gente che parla come mangia. Chi ti ha comunicato chi sono ha centrato solo la città. Di fabbriche ne ho viste 6 o 7, un paio di centriu commerciali, magazzini ed altro. L'accusa è da repertorio ed è ridicola. dato il degenerare veloce della situazione economica diventa frenetico ed isterico il tentativo di riassorbire le poche avanguardie rivoluzionarie tentando di attirarle con fraseologie adeguate e poco altro. Se Ferrando è un rivoluzionario io sono vietnamita. Operai Contro è creata in laboratorio proprio allo scopo di liquefarci. Con un atteggiarsi rozzo che cerca di sembrare genuino. Insegnamo a chi ci segue a diffidare da questi burattini ne va del nostro futuro. p.s. styoria potrei insegnarla, ma con te non vale la pena. Citare Lenin a sproposito non fa di te un rivoluzionario.

Una precisazione, forse superflua: i commenti di Vasco sono personali e non hanno niente a che fare con le posizioni della nostra organizzazione.

In ogni caso, non li condividiamo. Noi svolgiamo la nostra lotta politica prima di tutto tra la classe. Questo ovviamente implica la normale lotta politica contro chi segue una linea, a nostro parere, sbagliata. Ma non significa che le organizzazioni citate siano il nostro obiettivo primario, né tanto meno che le riteniamo filiazioni del padronato.

Caro compagno Karim, onestà vorrebbe che le citazioni si facessero in maniera corretta, e non sbianchettando truffaldinamente qualche termine che nella circostanza ci è sgradito (abitudine, questa, propria del Baffone e dei suoi nipotini, quindi non nostra e neanche vostra). Nel brano dell'articolo di Bordiga che citi, scritto per "Il comunista" del 28 ottobre 1921, è in realtà scritto: "Grossolano equivoco è scambiare la formula dell'unificazione sindacale e del fronte unico..." Ora, quell'aggettivo ("sindacale") non credo stia lì per caso. E' anzi il contenuto stesso della proposta di Bordiga, cioè quella dell'unificazione e del fronte unico sì, ma SOLO a livello sindacale. Il fronte unico doveva basarsi, quindi, SOLO su rivendicazioni sindacali e doveva coinvolgere SOLO organizzazioni (da notare: organizzazioni, non singoli compagni!) sindacali. Proposta ribadita nelle Tesi di Roma dell'anno successivo, e che purtroppo darà come unico, tardivo e fallimentare frutto quello dell'Alleanza del Lavoro (coalizione con a capo la destrissima CGL dell'ultrariformista D'Aragona! Altro che "Comitato No Debito", compagno!). Il fronte unico politico, secondo le stime dell'Ingegnere - e lasciamo perdere se avesse o no ragione - era nel 1921-1922 (!) "contingentemente impossibile" (tesi della sinistra al congresso di Lione).

Stanti così le cose, ed escludendo per principio - va da sé - che BC possa avere in animo un fronte unico sindacale... con Bonanni, Camusso e Leonardi, resta inevasa la domanda: il fronte unico proletario, al quale già da tempo come PCL facciamo appello e che vogliamo portare avanti con voi e con chiunque sia disposto alla lotta, è limitato ai picchetti e alle strade o è lecito utilizzarlo - un po' più "offensivamente", noi crediamo - con altre modalità ed estenderlo in altri luoghi (ferme restando le distinzioni fra fronte unico e altra roba)? I picchetti sono incompatibili con l'andare a spiegare alla *base* dei partiti operai-borghesi la necessità che le banche vengano messe sotto controllo e gestione dei lavoratori? I picchetti sono incompatibili con lo sputtanamento e l'attacco che porti ai dirigenti dei partiti operai-borghesi davanti alla loro base? Queste sarebbero azioni opportuniste o non invece l'esatto contrario? Dov'è il compromesso? Dove viene meno l'autonomia?

Quando si contrasta i propri compagni e si corteggia i propri nemici non si va molto lontano. Evidentemente non ti sei chiesto chi ha dato la mia identità a questo chiacchierone, come fa a sapere chi sono (avvantaggiandosi così nella polemica) chi lo ha comunicato? La Digos? Se è così perchè fa a lui di queste confidenze? Sei forse stato tu? Pensi sia giusto mettere in condizione "gruppi concorrenti" limitiamoci a questo, in confronto a chi lotta al tuo fianco? Concludo; Karim dice: non conosciamo le modalità operative borghesi. Io le conosco e le si impara osteggiando i burattini dei padroni e non chiacchierando con loro. E speriamo di non essere censurato.

L'unica collaborazione possibile in teoria è con i gruppi bordighisti ; tico in teoria in quanto si tratta di comunisti ( loro si veri comunisti, non gente che mangiava al banchetto parlamentare di Bertinotti e soci) nella pratica per quello che ho visto risulta impossibile. Il Partito Comunista Internazionale pensa alla costruzione di un nuovo sindacato quando il compito attuale consiste nell'indebolire il più possibile la presa declinante dei sindacati.

Scusami vasco, non vorrei interrompere le tue quasi paranoiche menate, prevaricatrici e al tempo stesso vittimiste, ma forse non ti sei reso conto che qui non c'è nessun delatore o digossino in agguato: la tua identità (cioè il fatto che sei o vivi a Pisa) è visibile a tutti semplicemente cliccando sul tuo nome, c'è una pagina con il tuo profilo utente. Volevo soltanto farti notare questa cosa.

Detto questo, continua pure a buttare merda su chiunque non osi pensarla come te. Tutti servi dei padroni, ovviamente.

E solo un po' di animosità niente di così pazzesco, solo che il forum e' aperto a tutti ( visto che facile iscriversi? ) sarebbe meglio moderare altrimenti allontani chi desidera dire la sua.. By

Dato che non hai argomenti la butti su la psicologia, altro trucco da manuale. Cerchi di diffamare chi semplicemente esprimendo un opinione si fa argine alle tue trame. Ripeto quando venite inchiodati da fatti irreputabili iniziate la solita girandola di trucchi: prima sarei un intellettualoide, poi un rozzo, infine paranoico. E' il solito repertorio lottarolo, che strano siete uguali. Ma non è strano.

Sarebbe difficile spiegare ad un nuovo "attirato" grazie alla giusta posizione antisindacale perchè sarebbe necessario allearsi con chi ci è stato nemico da sempre stando nel PCI, Rifondazione, Lotta Comunista, e che improvvisamente fonda un partito parlamentare e ci contatta all'insegna di un'alleanza sindacale. Volta a rafforzare la strategia sindacale, sbagliata e deteriore, in generale e forse la stalinista CGIL in particolare. Trovi un muro , puoi cercare qualsiasi appiglio ma un muro del genere non lo passi, fidati

Ferrando ed il suo intervento:

youtube.com

Non so chi sia e soprattutto come ci sia finito (sic!) , da cancellare... Scus..

La lotta è tra classi. Certo è vero, ma come i padroni e l'opportunismo politico che gli fa da codazzo in questa lotta usano partiti e sindacati noi facciamo lo stesso così è nato il PCInt. E' puerile dire che non contrastiamo altri partiti, forse non abbiamo contrastato per decenni il PCI? Il punto è essere condiscendenti, pazienti con chi proletario crede nell'opportunismo modello CGIL o Lotta Comunista è sbugiardare chi questi partiti guida. Chi cerca di attirarci in blocco o singolarmente usando fraseologie simili alle nostre per intavolare infinite discussioni, incontri, conferenze che hanno lo scopo di riassorbirci. Dici esagero, pensa ad una situazione rivoluzionaria; dobbiamo sostenerci tra noi e non dare sponde al concorrente \ nemico. Amici di Spartaco lavora bene, tanto è vero che preoccupa come mi hanno confessato alcuni di Livorno con candore, indi la si attacca con argomenti insulsi visto che non c'è niente di reale a cui attaccarsi. Dobbiamo appoggiare i nostri compagni e non certo Pagine marxiste che li attacca. Devono sapere che siamo con loro e non corteggiare gente che puzza di prezzolato

Sono molto curioso! Il testo del PCInt e' stato "sofisticato" o no? E se si a che pro.

Di quale testo parli? Approfitto per rire che solo il proletariato fa le rivoluzioni, non certo noi da soli. Alcuni forse sono delusi dalla sua bassa affluenza e vorrebbero sostituirlo con elementi eterogenei ma disponibili a comporre un uditorio. Geni incompresi, aspiranti capetti, conferenzieri eclettici di lungo corso. Gente che naviga tra tutti i gruppi perchè non riesce a trovare un pulpito da cui appagare la propria vanità, o semplicemente viene cacciata perchè insopportabile. Il meglio che si può dir di loro è che sono decorativi. Ovviamente il voler gonfiare gli organici (in se ottima cosa tutto sta nel come e con chi) da occasione all'opportunismo borghese (leggi venduti) di infiltrare e veicolare pessime idee. Massima disponibilità a chi frequenta Lotta Comunista Od Operai Contro e interessato da noi vuol approfondire. Vanno respinti patti e collaborazioni stabili con chi dirige questi gruppi. Tieni conto che assemblamenti spontanei proletari avvengono solo in casi particolari ed hanno breve durata. O rifluiscono o sfociano in forme rivoluzionarie. Quando si stabilizzano vuol dire che hanno cambiato natura ; sono diventati Intergruppi

partendo da sotto in su il 12mo-13mo (sergio leone)

"Caro compagno Karim, onestà vorrebbe che le citazioni si facessero in maniera corretta, e non sbianchettando truffaldinamente qualche termine che nella circostanza ci è sgradito (abitudine, questa, propria del Baffone e dei suoi nipotini, quindi non nostra e neanche vostra)."

Condivido il pz sopra...

"occasione all’opportunismo borghese (leggi venduti) di infiltrare e veicolare pessime idee." Credo io, sia la natura stessa del sindacato ad essersi piegata sotto la spinta borghese, rendendolo apparato borghese a tutti gli effetti e quindi non "deviato". Stalinista nelle ossa..

Dal '45 in poi i sindacati della borghesia sono una quinta colonna tra le file dei lavoratori. marx lodava le trade Unions, i sindacati britannici, in quanto, nonostante si opponessero al padronato nei limiti del mantenimento del capitalismo, contribuivano a dare al lavoratore il senso della propria identità e dignità, lottavano per il suo progresso materiale e morale, lo sostenevano durante gli scioperi (quelli veri ad oltranza fino alla vittoria o sconfitta) con sussidi. Cercavano contrapponendosi di migliorare le condizioni dei lavoratori pur in limiti ben definiti senza mettere in dubbio l'esistenza del capitalismo. Oggi la situazione è completamente differente, se i sindacati fanno finta di opporsi è per mantenere un minimo di credibilità presso lavoratori - pensionati - disoccupati per poi reprimerli meglio

Ciao Sergio,

le tue precisazioni rispetto alla mia citazione sono corrette. Tuttavia deviano l'attenzione dal punto della questione. Non facciamo mistero del fatto che noi abbiamo una posizione diversa rispetto a quella di Bordiga in merito al processo di ricomposizione di classe. In particolare la nostra formula dei Gruppi di Fabbrica e Territorio (GIFT) di fatto implica che noi consideriamo come utili al processo di ricomposizione di classe, specie in una società fortemente terziarizzata come quella del centro dell'imperialismo, anche le lotte territoriali fuori dai luoghi di lavoro. Per questo motivo non ho evidenziato nella citazione la parte in cui Bordiga espone la sua idea specifica di fronte unico, idea che sia chiaro, noi riteniamo essere stata corretta nella situazione in cui è stata esposta. Infatti il fronte unico non deve essere inteso come un fronte unico codista con le forze poliitche borghesi o della II Internazionale.. come dopo è stato proposto da Mosca. E qui, Bordiga, ha eroicamente difeso il Partito dall'annullamento.... quando avanzava la bolscevizzazione... La tua puntualizzazione quindi risulta, a mio avviso, deviante rispetto al punto. Infatti il concetto di fronte unico non opportunista (indipendentemente dal fatto che qui si tratta di fronte unico sindacale o meno) è quello che ho provato a riportare.

saluti comunisti!

La vera unità è da ricercarsi tra proletari anche di diversi orientamenti politici e va misurata su obbiettivi concreti anche se inizialmente parziali. Compito del militante cercare di estendere la nostra visione politica tra chi non ritiene necessario l'abbattimento del capitalismo che è il nostro obbiettivo finale. Se è necessario uno sciopero lo si fa fianco a fianco non solo allo straniero ma anche a chi vota Berlusconi Lega PD etc. perchè raggiungiamo l'unità di azione propedeutica a quella ideologica. Ma siamo in concorrenza con altri gruppi fintamente autonomi in genere che portano istanze politiche differenti. In linea di massima dobbiamo lottare per affermare il PCInt come punto di riferimento per più proletari possibile