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Home ›L’allarme cresce e i “tecnici” del capitale sono inquieti
Con le manovre di salvataggio – da parte statale – delle banche coinvolte nell’ondata di fallimenti seguita alla bolla immobiliare americana, e cominciate nell’inverno 2010-11, sono esplosi apertamente i problemi dell’area euro, minacciando di una possibile deflagrazione l’intero sistema monetario europeo.
Va però sempre chiarito ciò che gli “esperti” borghesi si guardano bene dal rimarcare, ovvero che la forma finanziaria con cui si è manifestata la crisi dei debiti sovrani dell’area euro, ha radici remote che vanno ricercate più in profondità, capovolgendo il discorso, e le conclusioni, di chi vede nelle difficoltà dell’economia reale soltanto una conseguenza di quanto accade sul piano finanziario. La prevalenza della forma finanziaria speculativa del capitalismo non è un accidente della storia, bensì il risultato dell’impossibilità di una crescita economica reale generalizzata. Precisamente di quello “sviluppo della crescita” del Paese, cioè del capitale, sulla cui assoluta “necessità” va blaterando anche il sindacato di “sinistra”, la Cgil. La fantomatica “crescita” verrebbe trascinata – secondo gli stregoni del dio capitale – al seguito dei profitti conseguenti ad un nuovo livello di innovazioni tecnologiche le quali, aumentando la forza produttiva del lavoro umano, consentirebbero un abbassamento del tempo di lavoro medio socialmente necessario e quindi un diminuito valore delle merci prodotte (e del saggio di profitto…) Senza contare poi un aumento anche enorme dell’esercito industriale di riserva, ovvero forza-lavoro in esubero poiché quelli che restano in fabbrica sono “più produttivi”: già, ma riducendo il loro numero, si finisce col ridurre anche la quantità di plusvalore che si può da loro estorcere. Semplice, ma evidentemente non comprensibile per gli “scienziati economici” del capitale.
Il fatto che si abbassi il saggio medio di profitto, si maschera in parte con un aumento della massa totale dei profitti (dato ben diverso dal rapporto profitto-capitale investito) e facendo appello alla presenza di una certa sovrabbondanza di capitali di varia formazione e provenienza, che in migliaia di miliardi di dollari ed euro si aggirano globalmente ricercando le opportunità di un guadagno di qualsiasi natura. Parliamo di cifre colossali, enormemente superiori ad un PIL mondiale che non supera i 60.000 miliardi l’anno…
Approfittando delle altissime cifre raggiunte dai debiti dei bilanci statali e delle condizioni comatose in cui gli stessi versano con tendenze al peggio, il mondo finanziario si è gettato a capofitto in una campagna speculativa sui Titoli di stato, attorno ai quali si è scatenato un folle girotondo di capitali fittizi. Sulla cresta dell’onda, per così dire, beccheggia la bolla dei debiti sovrani, con le Banche a far da squali affamati che le girano attorno. Col rischio però di trovarsi in bocca solo delle ossa senza carne da masticare… Anche se al momento, destreggiandosi tra cumuli di fondi pensione, hedge funds, eccetera, le maggiori istituzioni finanziarie sembrano leccarsi le dita e non danno tregua alle vittime designate.
Qua e là aleggia il fantasma di possibili fallimenti; ma a ben guardare chi tale spettro sostiene, sono facilmente intuibili i fini ricattatori. Come ciascuno di noi può constatare seguendo le manovre che i “tecnici” sono costretti (ma che altro potrebbero fare per puntellare il sistema?) a mettere in atto. Impaurendo e ricattando soprattutto il cosiddetto “popolo sovrano”, la crisi comincia ad avere effetti devastanti sul proletariato. In ogni modo, l’intera area dell’euro è in forte tensione, con la BCE che annaspa a sua volta, cercando di imitare gli Usa, attorno a “fondi di salvataggio”, anche se spesso tali ma solo sulla carta… Ed anche qui insufficienti a fronte di un baratro di cui non si intravvede il fondo.
Proibito alle Banche centrali qualche decennio fa (in Italia dal 1979 quando il Tesoro si impose sulla Banca d’Italia), ora si ritorna a ripristinare e favorire (addirittura finanziandolo appositamente!) l’acquisto di titoli del debito “pubblico” da parte delle Banche centrali, nel tentativo di puntellare i bilanci in pericolo delle stesse banche. A questo punto, è chiaro che “politicamente” aumenta il potere finanziario (alla faccia di quello attribuito democraticamente al “popolo sovrano”!) di chi ad altri non deve rispondere se non al proprio portafoglio, mettendo mani, e piedi, in quello della maggioranza dei “cittadini”. Quelli che possono sopravvivere solo se trovano da vendere, come una qualsiasi merce, la loro forza-lavoro. Ed oggi ingrossano le fila di un esercito fatto di decine di milioni di uomini e donne con la prospettiva di un futuro di miseria e disperazione. Vittime sacrificali per la sopravvivenza del capitale.
CDBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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