Immigrati e italiani uniti nella lotta. Perché non in sciopero?

Noi, operai della Titan, abbiamo sempre ritenuto importante questa giornata intendendola come un momento di lotta. Dentro la nostra officina c'è un gran numero di lavoratori, immigrati e italiani, solidali e coscienti del fatto che un migrante lascia il proprio paese non per un viaggio turistico ma per povertà e disperazione, alla ricerca di un lavoro, che serve ad ognuno di noi per sopravvivere in questo sistema assurdo, il sistema capitalista. Il capitalismo non guarda in faccia a nessuno, non vede se sei bianco o nero, vede solo se nei tuoi occhi c'è fame… Fame abbastanza per poterti sfruttare e ricattare, per essere un suo operaio schiavo e sottomesso, tanto sottomesso da avere paura... Paura di alzare la testa!

Molti si sono dimenticati che anche noi lavoratori italiani in passato eravamo costretti a migrare, per le stesse ragioni siamo andati in America, Argentina, Germania e tutt'ora lavoratori del sud “emigrano” al nord ma, a differenza di ieri, oggi la cosa è ancora più pesante.

Oggi non siamo negli anni 60/70 quando l'economia era in espansione o almeno non versava nelle attuali condizioni di crisi. In quelle condizioni c'era maggiore spazio per strappare “diritti” e piccoli miglioramenti delle nostre condizioni da sfruttati, oggi l'economia mondiale sembra crollare, sembra che una ripresa non potrà mai esserci e i lavoratori, i poveri, i proletari di tutto il mondo… saranno sempre più poveri. Anche nei paesi con una economia più forte - come la Francia, la Germania, il Belgio e tanti altri paesi del nord Europa - le cose sono cambiate, in paggio. E' vero, ci sono nazioni più povere ed altre meno ma se viaggeremo, e lo faremo perché costretti, ci accorgeremo che anche i paesi più con una economia più solida, dove lo stato sociale (WELFARE) ancora funzionava, stanno crollando.

Negli anni passati, noi alla Titan abbiamo scioperato 8 ore in questa giornata di lotta, insieme ad altre fabbriche (Bonfiglioli, Ducati ecc.) che hanno scioperato qualche ora in meno. Da noi non hanno scioperato solo gli immigrati, come atto per dimostrare al padrone quanto è importante la presenza degli immigrati nella produzione, abbiamo scioperato tutti, e così abbiamo dimostrato una maggiore forza. Siamo tutti operai sfruttati, non può esistere uno sciopero di soli migranti, dobbiamo dimostrare che siamo uniti, allora si lotta sempre insieme!

Oggi siamo un po’ dispiaciuti di questo, perché la nostra giornata di sciopero dedicata al problema migrante si è ridotta ad una manifestazione di sabato pomeriggio, per noi operai in fabbrica non é un giorno di sciopero e quindi sicuramente i “nostri” padroni e le “nostre” istituzioni sentiranno di meno l'urlo contro la legge Bossi-Fini e quello contro il razzismo.

E' ora che gli sfruttati di tutto il mondo comincino ad organizzarsi come unica classe contro un solo nemico, il capitalismo, solo tutti uniti potremmo cambiare il mondo. Ma per organizzarsi realmente bene non basta l'unità, serve un programma rivoluzionario, una direzione precisa per ribaltare questo sistema, ogni confine ed ogni forma di sfruttamento.

Visto quello che mostra la politica parlamentare, oggi parlare della necessità di un Partito sembra quasi un parolaccia volgare. L’organizzazione alla quale ci riferiamo – e della quale sentiamo la necessità - non è però un Partito istituzionale bensì un Partito internazionale rivoluzionario, un riferimento politico per i lavoratori, strumento indispensabile affinché le lotte possano andare oltre la necessaria battaglia rivendicativa, cercando di avvicinare i lavoratori verso un programma rivoluzionario, verso il comunismo.

Proletari di tutto il mondo, uniamoci!

Venerdì, March 22, 2013